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di Salvatore Iacono

In memoriam di nostro zio, padre Alviero Niccacci. Il 3 agosto 2018, all’età di 77 anni, ci ha lasciati lo zio Alviero Niccacci, francescano dell’ordine dei frati minori. Era nato a san Nicolò di Celle, un piccolo borgo nella piana del Tevere, a pochi chilometri da Perugia, da una modesta famiglia di origine contadina. Entrato giovanissimo nell’Ordine Francescano, ha dedicato tutta la sua vita allo studio ed alla ricerca senza però mai trascurare i precetti dettati ai suoi frati dal loro Santo Fondatore: la povertà, innanzi tutto. Si era laureato in Lingue e Letterature del Vicino Oriente Antico presso l’università La Sapienza di Roma e dopo aveva conseguito, nella stessa università, la laurea in Egittologia. Presso lo Studium Biblicum Francescanum di Gerusalemme si era specializzato in Ebraico Antico per poi diventare, in quella stessa istituzione, professore di Ebraico Biblico e di Esegesi dell’Antico Testamento. Amatissimo dai suoi studenti, ha lasciato in eredità parecchi suoi lavori.

Ne cito solo un paio: «Sintassi del verbo ebraico nella prosa biblica classica» e «Lettura sintattica della prosa ebraico-biblica». Dalla sua opera «La casa della Sapienza», dal taglio essenzialmente divulgativo, traggo queste poche righe sufficienti però a delineare il suo stile e la sua personalità: «La sapienza biblica è invito a vivere nel timore di Dio la propria condizione di creatura. Il lettore non si lasci ingannare dalla formulazione poco moderna ed attraente dell’invito. Se avrà pazienza e costanza, sperimenterà la ricchezza di quella prospettiva per alimentare la sua fede e indirizzare la sua condotta nel tempo presente». Come egittologo è stato autore di varî articoli e, per primo, ha tradotto alcune steli dal geroglifico.
Concludo con un verso del “Cantico delle Creature” di San Francesco: «Laudato sì, mi Signore, per sora nostra Morte corporale, / da la quale nullo omo vivente po’ scampare».

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