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Ampia condivisione sulla politica macroregionale da realizzare per aiutare il Sud a crescere e unanime rivendicazione del Ponte sullo Stretto come infrastruttura imprescindibile. Questo l’esordio e al tempo stesso il senso del documento conclusivo approvato nel convegno promosso dall’associazione Aem presieduta da Cosimo Inferrera e svoltosi a Palazzo Alvaro sede della città Metropolitana di Reggio Calabria.

Un’assise che già con l’indirizzo di saluto del sindaco Giuseppe Falcomatà è entrato nel vivo dei vari aspetti posti dal tema: “La macroregione europea del Mediterraneo: perché ora”

Un perché legato alla richiesta di Sicilia e Calabria allo Stato affinché da subito sia previsto nel Fondo di coesione, complementare al Pnrr, l’inserimento del Ponte quale priorità come ha ribadito il vicepresidente della Regione Siciliana Gaetano Armao che insieme con il suo omologo calabrese Nino Spirlì ha sottoscritto la lettera al ministro delle Regioni e delle Autonomie locali Maria Stella Gelmini il 4 giugno scorso.

Il ponte rientra appieno nel Progetto di sistema per il Sud elaborato da Svimez e recentemente illustrato al Capo dello Stato Mattarella ricevendo un plauso per il lavoro svolto. Il collegamento stabile peraltro è complementare a una serie di interventi che implicano la realizzazione delle sei Zone economiche speciali (Zes) con Augusta porto hub del Mediterraneo; la ridefinizione della mobilità su grande scala per giungere all’obiettivo di ridurre a tre ore e mezzo il percorso in treno da Roma e Catania; le ricuciture e i rinnovi culturali e socio-economici del territorio. Tre opzioni essenziali frutto di un’analisi attenta apprezzata dal Quirinale, fatto che assume una valenza senza precedenti e rappresenta una premessa incoraggiante per ritenere che sia la volta buona per trovare ascolto e scommettere in un “Progetto di Sistema per il Sud in Italia e per l’Italia in Europa”.

Oggi che la componente finanziaria non è un problema, data la disponibilità di risorse, si tratta di intraprendere un nuovo cammino all’insegna di una maturata consapevolezza che il divario tra aree del Paese non è più compatibile con la stessa crescita del Nord che da anni presenta segnali negativi e un trend in discesa. L’espressione un po’ abusata ma realistica del Nord che non si salva senza il Sud è divenuta di drammatica evidenza, adesso tocca al Governo e al Parlamento adottare con urgenza le misure indicate nel Progetto elaborato da Svimez che analizza le criticità e propone le soluzioni per una scelta epocale che peraltro la stessa Europa sollecita.

Ne ha parlato in apertura di convegno il presidente Svimez Adriano Giannola spiegando la ratio e le opportunità che il progetto è in grado di generare funzionando da secondo motore dell’Italia. Temi approfonditi dal prof. Aurelio Misiti (Cnim) e dall’arch. Pierpaolo Maggiora (Arge) e ulteriormente sottolineati nella tavola rotonda moderata dal giornalista Mario Primo Cavaleri cui hanno partecipato gli onorevoli Vincenzo Sofo, Laura Ferrara, Gianni Pittella.

Nelle conclusioni, tratte dal prof. Andrea Piraino, la proposizione del documento conclusivo che sarà inviato ai presidenti delle regioni del Sud e al Governo per ribadire che la vera svolta per il Meridione passa proprio dal “Progetto di sistema” che include il Ponte ma in una logica più complessiva di infrastrutturazione e di prospettiva culturale e di crescita economica in totale coerenza e attuazione del principio di sussidiarietà, così come inscritto nella Costituzione.

Molti giovani laureati scappano dal Sud; il divario col nord è sempre più evidente; sono indispensabili grandi riforme. A 50 anni dalla nascita, le Regioni devono rivedere l’estensione dei loro territori, troppo piccoli per competere. In attesa dell’istituzione delle Macroregioni occorre un coordinamento preparatorio continuo affinché le Regioni meridionali e il Governo italiano chiedano senza indugi al Consiglio Europeo di dare attuazione alle “Macroregioni Europee del Mediterraneo”, come si è fatto per le Macroregioni baltico scandinava, danubiana, alpina, adriatica ionica. Spostare il baricentro verso il Mediterraneo significa favorire la rinascita di questa area. Argomenti al centro dell’incontro in programma venerdì 9 mattina a Reggio Calabria su iniziativa dell’Aem presieduta dal prof. Cosimo Inferrera che ha raccolto il suggerimento di area Animi e Svimez per un approfondimento sui vari temi convergenti sull’obiettivo centrale di un progetto di sistema per il Sud.

La scelta della sponda calabra si lega ovviamente alla realizzazione del collegamento stabile nello Stretto, opera ormai ritenuta indispensabile in modo condiviso da Calabria e Sicilia, regioni che anche in sede di Conferenza con lo tato hanno condizionato il proprio assenso al Piano di ripresa e resilienza presentato nell’ambito del Recovery Plan, purché sia sancito un impegno preciso in favore del Ponte.

L’incontro di Reggio Calabria sarà di alto profilo e prevede l’intervento del ministro per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna. Dopo i saluti del sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà e dei presidenti Gerardo Bianco (Animi), Cosimo Inferrera (Aem), Valerio Oliveto (Be Gov) le relazioni di Adriano Giannola 8Svimez), Aurelio Misiti (Cnim), Pierpaolo Maggiora (Arge). A seguire la tavola rotonda moderata dal giornalista Mario Primo Cavaleri cui parteciperanno i senatori Urania Papatheu e Gianni Pittella, i deputati Enza Bruno Bossio e Domenico Furgiuele, gli europarlamentari Laura Ferrara e Vincenzo Sofo. Interventi preordinati di: Stefano Agosta Università di Messina, Ottavio Amaro Università Mediterranea di Reggio, Salvatore Zinna, Giovanni Saccà esperti, Rocco Giordano editore, Giuseppe Abbati Aiccre Puglia. Alla discussione sul documento finale contribuiranno Andrea Piraino, segretario Aem; Nino Spirlì presidente Regione Calabria e Gaetano Armao vicepresidente Regione siciliana.

Da luogo emblematico di conflitto tra civiltà, questo mare può diventare area della cooperazione economica e del dialogo con la costituzione della “Macroregione del Mediterraneo”, in linea con la risoluzione del Parlamento Europeo del 27 giugno 2012 riguardante l'evoluzione delle strategie macroregionali dell'UE - in particolare nel Mediterraneo rimaste purtroppo disattese.

Nei secoli ostacolo-passaggio-accoglienza, la Sicilia, per apertura alle diversità e capacità di metabolizzare l’ibridismo culturale può e deve candidarsi ad essere naturale centro di incontro, un Hub dove allocare servizi di interesse comune, a disposizione delle diverse realtà sue proprie e circostanti. L’assise di Reggio dal titolo “La Macroregione europea del Mediterraneo: perché ora”, sarà un’opportunità di approfondimento per giungere a un momento concreto di impegno formale su questioni non più eludibili né rinviabili.

Il nocciolo dell’incontro verte infatti sul “Progetto di sistema per il Sud”, che mette a valore le risorse integrate con effetto moltiplicatore tra porti e retroporti, strade e autostrade, aeroporti e corridoi ferroviari europei AV e AC, territori ed Istituzioni, e che essi solo in interconnessione stabile possono produrre quegli effetti di svolta indispensabili per il Sud, per l’Italia, per l’Europa.

di Mario Cavaleri

Il primo week end da zona gialla nel Siracusano offre una cartolina incoraggiante della ripresa. Un bel via vai di turisti, tavolini di bar occupati, ristoranti pieni e difficoltà di prenotare: tutto all’aperto ovviamente, bel segnale che si riparte. Questo l’affresco nel centro storico di Siracusa come pure a Noto e nella caratteristica Marzamemi affollata nella sua piazzetta e tra le viuzze del borgo.

Il sole di venerdì, sabato e domenica ha agevolato ma è soprattutto la bellezza dei luoghi il vero richiamo, con la preziosità dell’architettura, dei monumenti, il mare trasparente, il verde lussureggiante. Un insieme valorizzato e ben tenuto che basta da solo a promuovere il territorio senza necessità di investimenti pubblicitari.

Parlano i luoghi, le testimonianze storiche, le piazze, i vicoli; come pure i profumi di essenze tipiche, il rinato ginepro, il sapore di mare su cui si affaccia la Riserva di Vendicari con i pantani e quel che rimane della settecentesca tonnara. Un’oasi naturale, delimitata e operativa dal 1989, dove si respira il trionfo della natura nella semplicità della rigogliosa e fitta vegetazione spontanea, della fascia costiera acquitrinosa meta preferita dagli uccelli migratori; nell’elevata salinità dei vasti pantani che ha contribuito alla creazione di un ecosistema straordinario. Peraltro l’area della riserva si trova ad una latitudine inferiore a quella di Tunisi: sembra strano eppure la carta geografica ci ricorda che questo lembo estremo dell’Isola è più a sud della prima terra africana, e qui si produce l’arcinoto pomodoro ciliegino di Pachino che ha reso internazionale il centro situato fra Noto, Portopalo di Capo Passero e Ispica.

Questa è la Sicilia che accoglie, non delude e regala a ogni passo testimonianze di un vissuto che esaltano il ruolo e la centralità dell’Isola nel Mediterraneo.

Forse tanta ricchezza ci ha inebriato, ha costituito una sorta di appagamento in cui perdersi, cullarsi, vivere di storia senza troppa attenzione al futuro. Ma è tempo di svegliarsi dal lungo torpore, riscoprire la voglia di restituire alla Sicilia quella dimensione di Isola strategica, renderla più attrattiva per le potenzialità che ancora può esprimere, forte proprio del suo passato. Poco importa se la segnaletica stradale sia schizofrenica e non aiuta chi viene da fuori, è invece inconcepibile che da Mazara a Siracusa si impieghino oggi 4 ore e mezzo in auto, non essendoci altro valido mezzo per spostarsi. Qui i treni non sono neppure un ricordo, perché da sempre poco considerati nella mobilità in quanto pressoché inesistenti. L’alta velocità annunciata adesso nei programmi post Recovery solo segnerà una svolta? Nelle more, i costi aerei da e per la Sicilia saranno riportati a livelli più accettabili?

Aiutare il turismo significa agevolare gli arrivi, il che può avvenire soltanto migliorando i trasporti, vero problema per gli operatori del settore come per i produttori di alcune eccellenze che meritano di essere incentivate non con provvedimenti improvvisati e poco significativi ma con una nuova politica dei Trasporti madre risolutiva di tanti problemi che l’economia anche di questa zona sconta.

Se l’elegante Ortigia, il superbo barocco di Noto e dintorni, il mare di Calamosche, le mandorle di Avola, i pantani di Vendicari attraggono così tanto nonostante le difficoltà, immaginiamo cosa ne sarebbe se si riuscisse ad accorciare tempi e costi di viaggio. E’ il salto dovuto per creare una vera e propria industria del sole e del mare, capace di rivitalizzare l’economia e far assaporare al mondo che… è qui la chiave di tutto.

 

In una fase devastante di crisi della Giustizia, con gli indici di credibilità che crollano costantemente e i vertici della magistratura in caduta libera di autorevolezza, vicende come quella dell’ex presidente della Commissione regionale Antimafia e assessore al Lavoro della Regione siciliana Carmelo Incardona sono l’ennesima conferma di un sistema allo sbando di cui porta la prima responsabilità il Parlamento, ossia il legislatore che nell’ipertrofia normativa spesso produce aborti, ancorché mascherati da titoli acchiappaconsenso ma senza una logica armonica che eviti mostruosi effetti.

In questo corto circuito è incappato l’avv. Incardona, vittima di illogicità giuridiche, di accanimento spropositato che si è tradotto in una condanna della Corte dei conti a restituire oltre ottocentomila euro per aver firmato un decreto legittimo, e tale ritenuto da un Tribunale ordinario, sul riconoscimento degli extra budget ad alcun enti di formazione, che in una fase di nuova interpretazione nel 2012 è stato ghigliottinato dalla magistratura contabile.

La politica glissa, le istituzioni nella loro complessa articolazione non reagiscono, la magistratura rimane prigioniera dell’abusata formula del dura lex sed lex, fatto sta che un amministratore come Incardona è stato gettato sul lastrico, ridotto in povertà non per aver commesso un reato ma per essersi comportato come i predecessori… e come i successori. Per sua sfortuna è incappato in un momento di tendenza innovatrice in materia, cui nessuno ha inteso rimediare per restituirgli giustizia.

All’on. Incardona, dopo inutili ricorsi e appelli, non è rimasto che rivolgersi al Presidente della Repubblica. In una lettera inviata ieri al Capo dello Stato Sergio Mattarella e al Guardasigilli Marta Cartabia, ricostruisce la vicenda chiedendo di fare qualcosa per correggere le storture normative che hanno portato all’iniquo verdetto.

“Sono il figlio di Salvatore Incardona vittima di mafia ucciso il 9 Giugno 1989 ad opera del clan Dominante-Carbonaro per non essersi voluto piegare alle richieste estorsive, e perché, accusando pubblicamente gli estortori, esortava i suoi colleghi – commissionari del locale Mercato Ortofrutticolo – a mettere in campo una ribellione civile di categoria con il coinvolgimento dell’intera cittadinanza. Sono stato deputato all’Assemblea Regionale Siciliana per tre legislature consecutive dal 2001 al 2012”.

Si presenta così l’on. Incardona nella lettera a Mattarella per informarlo del dramma che sta vivendo, a seguito della decisione del Giudice Contabile della Regione Siciliana, e per evidenziare la necessità di introdurre nuovi strumenti normativi utili a colmare alcuni vuoti esistenti nell’ambito della Giustizia contabile, in assenza dei quali non possono essere definite secondo Giustizia vicende incredibilmente ingiuste, paradossali e immotivatamente vessatorie, come la sua.

“Da nove interminabili anni, vivo l’assurdità di subire il depauperamento del patrimonio e la riduzione mia e della mia famiglia alla povertà per avere emesso, nell’esercizio dell’attività assessoriale, un atto legittimo – anzi dovuto – come sentenziato esplicitamente dal Tribunale Civile di Palermo con la sentenza n. 2528/2019 che sancisce l’obbligo della Regione Siciliana di provvedere all’integrale copertura delle spese della voce “personale” sostenute dagli enti di formazione ai quali la stessa affida lo svolgimento dei corsi di formazione nell’ambito del Piano Regionale dell’Offerta Formativa (P.R.O.F.). Nel 2012 è avvenuto un fatto nuovo: la condivisa e costante ricostruzione del quadro normativo ed il relativo riconoscimento delle integrazioni per maggiori costi della voce “personale”, agli enti di formazione professionale accreditati ed inseriti nel relativo elenco, rispetto a quelle programmate in sede di approvazione del P.R.O.F., è stata ribaltata, all’interno della Giurisdizione Contabile, con una di segno opposto”.

Sentenza che ha portato alla condanna anche di altri due assessori regionali, Santi Formica (378 mila euro circa) e Luigi Gentile (224 mila), oltre a dirigenti regionali come Patrizia Monterosso, Alessandra Russo, Maria Carmela Di Bartolo, Antonino Emanuele. Pur non essendo stato rilevato alcun reato penale, indagine infatti archiviata dal procuratore della Repubblica.

“Il tutto, inoltre, diventa surreale quando si pensa che, mentre io sono stato immotivatamente condannato con le conseguenze che ne sono derivate a livello di carriera politica, di attività professionale di relazioni sociali, con l’intero patrimonio sottoposto ad espropriazione, i percettori delle somme dichiarate indebite le hanno ricevute nuovamente grazie ad una determinazione dell’Amministrazione Regionale del 2015 che, dopo aver recuperato per mezzo della compensazione legale le somme oggetto del Giudizio erariale, ha “rielargito” le medesime somme dichiarate indebite dalla Corte dei Conti peraltro disattendendo sia il contrario parere dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato, sia le sentenze del Giudice Amministrativo e del Giudice Ordinario, nel frattempo intervenute che hanno dichiarato, viceversa, legittima la compensazione”.

Incardona fa notare che se il provvedimento venisse adottato adesso non si incorrerebbe in alcuna sanzione, così come per numerosi lustri si è verificato con i predecessori e come si verificherebbe in futuro se venissero emessi analoghi provvedimenti, dunque la necessità di rimediare ad una evidente erronea interpretazione che ha comportato l’aberrante condanna.

 

Pape Satàn, pape Satàn aleppe!

Che volesse dire non si sa e comunque il verso dantesco scandito ritmicamente è orecchiabile, arcinoto, piacevole; non avendo comprensibile significato… può tornare come interazione di meraviglia, semplice tono di invocazione, logogrifo. A un di presso si attaglia alla conferenza stampa di ieri nella sede del Cas che ha riunito un autorevole parterre: nientemeno che viceministro alle Infrastrutture, presidenti delle due Regioni dirimpettaie con relativi assessori al ramo e parlamentari. Una combinatoria completa e di rango… per evocare la beltà del Ponte a campata unica. Proprio mentre a Roma il ministro Giovannini depositava in Parlamento l’esito dell’ultimo Gruppo di studio, e dopo un anno di mistero si svelava l’arcano: “sia ponte a tre campate”.

Habemus responsum. Possibile che il viceministro Alessandro Morelli, i presidenti di Sicilia e Calabria Nello Musumeci e Nino Spirlì non sapessero già? In realtà se ne era pure parlato nei giorni scorsi, risultando pertanto del tutto superato allo stato dell’arte il solito refrain sull’utilità del ponte, la necessità di por fine a una telenovela, la fondamentale importanza per dare senso compiuto all’alta velocità, il naturale completamento del corridoio scandinavo-mediterraneo. Tutte cose trite e ritrite, quasi urticanti in un tempo in cui il dibattito si è abbondantemente esaurito su tali aspetti e richiede un passo oltre. Mentre il viceministro si è limitato a un rassicurante e mieloso ghe pensi mi, o meglio ci penserà il Governo Draghi che, come sappiamo, è a forte vocazione pontista nei suoi alleati Lega, Forza Italia, Italia Viva e da ultimo pure i convertiti Pd e M5S. 

Hic et nunc. E’ rimasto deluso pertanto chi si aspettava che proprio a Messina Morelli avrebbe doverosamente detto qualcosa di più sull’infrastruttura, sul pregresso e sull’oggi, sul come procedere per sveltire il prossimo iter, ma soprattutto sull’esito della Commissione. Non lo ha fatto. Ha negato l’anteprima ai giornalisti dell’area dello Stretto… ma ci ha pensato un paio d’ore più tardi in tv l’ex ministra Paola De Micheli che quella commissione aveva insediato: Ponte a tre campate.

Chiarezza e garbuglio. Cosa si aspetta adesso per entrare nel merito della questione, chiedere delucidazioni specifiche, piuttosto che rimanere prigionieri dell’antico groviglio sul ponte di oltre tre chilometri? Ieri in conferenza si sono sentite “diverse lingue, orribili favelle, parole di dolore, accenti d’ira, voci alte e fioche, e suon di man con elle” perché rimangono a risposta multipla gli interrogativi su quel ponte datato 20 anni addietro: sarebbe davvero immediatamente cantierabile? E i centomila posti di lavoro per un’opera non più civile ma industriale sono cosa seria o un pio vagheggiare? Non esiste un progetto esecutivo e ciò è pacifico, ma almeno esiste un progetto definitivo approvato che contempli treni da 700 metri carichi di merci?

Chi sa parli… ma con il linguaggio della verità consacrata da documenti. Invece, nel tentativo di aggiungere dati tecnici si è impappinata persino l’assessore regionale calabrese, Mimma Catalfamo che pure è ingegnere; non ha detto nulla il suo omologo Marco Falcone. A quanto pare di approvato su quel ponte c’è di sicuro un progetto preliminare, il resto è come inoltrarsi in un girone infernale.

Da oggi però si volta pagina, c’è un’indicazione verso il ponte a tre campate che non piacerà a Spirlì ma si presenta con il maggior grado di affidabilità non fosse altro perché sorretto da pilastri e non campato in aria.

Si ripartirà da zero dopo l’elaborato stoppato nel 2012 dal governo Monti? Riteniamo di no, perché molti degli studi eseguiti sono perfettamente sovrapponibili per il ponte con pile in acqua; lo stesso impalcato, nella versione rivista a tre campate, ripropone lo schema di quello precedente.

Attenzione a passi falsi. Posto che ormai è comune la volontà di farlo questo benedetto collegamento stabile, la preoccupazione incombente dovrebbe essere la chiarezza su scelte, tempi, procedure. Non imboccare percorsi accidentati che porterebbero all’inevitabile flop.

Lo diciamo perché sia Musumeci che Spirlì hanno sposato come soluzione proprio il Ponte a unica campata; e sempre ieri a Villa San Giovanni, in una manifestazione promossa da Forza Italia e dall’intergruppo pro-ponte, veniva smontata l’ipotesi a tre.

Ora è il momento di zittire garruli e ciarlieri che ci faranno solo perdere tempo in un Parlamento in cui tutti parleranno tanto per parlare. Rifuggire da posizioni preconcette, connotazioni politiche, logorroici dibattiti. Prevalga il buon senso di cogliere questa occasione storica in cui le risorse finanziarie soccorrono la volontà di riscattarsi da un secolo di arretratezza, in una visione trasportistica transnazionale ma pure di conurbazione tra le città dello Stretto.

Progetto di sistema – Posto che tocca ai tecnici la progettazione, li si lasci lavorare senza interferenze ma standogli addosso sui tempi. Ai governanti il compito di vigilare, di approfondire gli effetti per eventuali aggiustamenti sul territorio in fatto di piani regolatori, zone speciali; capire al meglio come inciderà la mega infrastruttura. C’è da lavorare in gran fretta, proporre un piano programmatico articolato e leggibile che, al di là delle ciacole improduttive, delinei il futuro logistico e le strategie per mettere a sistema il tutto. Da Augusta ad Agrigento.

 

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