di Ginevra Pantasilea Amiraghi
Da quando è scoppiata la pandemia è tutto vietato e pericoloso. Tranne farsi dare fuoco da troupe di improbabili set fictiontografici…
Il sindaco uscente emana un’ordinanza che vieta la balneazione interdicendo tutta l’area levante dell’isola di Vulcano (già provata nell’economia da altre ordinanze che vietano la salita sul cratere e i fanghi nella più fetusa pozza dell’arcipelago). Caxxo ci si va a fare a Vulcano?
E l’ex sindaco ci si butta dentro come una papera coraggiosa in mezzo alle mille bolle e ai gas che lo idromassaggiano.
La prima cosa che ho pensato guardando questa scena molto cinematografica è che è bellissimo raggiungere quell’età in cui puoi fare quel caxxo che ti pare che quando la giustizia avrà fatto il suo fictioncorso tu avrai già detto un CIAONE a tutti da un realpezzo!
Senza entrare nel merito della questione vulcanologica penso che ognuno dovrebbe essere libero di rischiare la vita come gli pare perché quelli che dicono che “lo fanno per noi” non sono un grande esempio del fare. Perché qui ogni estate brucia tutto, siamo sommersi dall’immondizia e dalle fogne che gorgogliano resti organici di isolani e turisti.
Negli anni sono stati capitozzati alberi che non sono più cresciuti e mai nessuno si è preso la briga di ripiantare e inverdire un’isola che arde sotto al sole per sei mesi l’anno. Isole dove sul lungomare si costruiscono enormi marciapiedi non dalla parte dei negozi e dei bar ma tra il mare e la strada cancellando un’intera spiaggia. E poi sul più bello si bloccano i lavori per indagini in corso…
Sarebbe bellissimo tornare a morire per un’improvvisa eruzione vulcanica e non morire tutti i giorni di divieti!
Ps: il sindaco deve fare le ordinanze perché se muore un deficiente qualsiasi perché non sa nuotare la colpa è del sindaco che non aveva fatto l’ordinanza. Vedi Stromboli distrutta da quattro sprovveduti. Stromboli che non avrà pace finché non si troverà il permesso e quindi il responsabile che avrebbe autorizzato un ovvio disastro. Perché il fuoco nel bosco non si appicca mai! Con o senza vento di scirocco il fuoco è fuoco e gli imbecilli sono imbecilli. Aspettando la giustizia,
viva la libertà.
Comune:
“Pertinente a una comunità di persone socialmente organizzate (contrario quindi di privato, individuale)”.
Capitozzatura:
“Soprattutto nelle piante ad alto fusto, la capitozzatura richiede un enorme sforzo produttivo, oltre ad alterare la forma naturale dell'albero e la sua estetica, può creare futuri problemi alla stabilità della pianta con eventuali rischi di rotture. In particolare gli ampi tagli sono un facile punto di ingresso nell'albero per i funghi agenti della carie. I responsabili delle alterazioni del legno appartengono fondamentalmente ai generi Stereum, Ganoderma, Phellinus. Questi funghi degradano la lignina e la cellulosa, provocando la disorganizzazione e il disfacimento dei tessuti di sostegno, con conseguente formazione di cavità. La pianta perde resistenza ed elasticità, divenendo soggetta a crolli improvvisi”.
Come “non” sentirsi parte, di fronte a questi scempi, di una comunità che ignara di ciò che la circonda, passa oltre e lascia fare, come se i confini delle mura della propria casa bastassero a sentirsi parte del mondo. Siamo la comunità e tutto ciò che ci circonda è un “bene comune”, appartiene a tutti, ancor più se viene colpito con malevolenza e strafottenza.
È proprio il forte senso di esser parte della comunità che viene capitozzato. Sentirsi in balia della totale assenza di cura e di buon gusto di fronte ad abusi continui e all’incuria perenne rende infelici, delusi e insoddisfatti.
Gli atti illeciti di teppismo da parte dei giovani, sono solo il frutto dell’esempio degli atti leciti di vandalismo degli adulti.
Insegniamo il rispetto rispettando.
Lipari é “saccheggiata” delle stesse risorse di cui la rifornirono gli antenati. Non si vive per solo per consumare. Prima o poi tutto finisce e se sarà il senso della bellezza ad andarsene, noi diventeremo ancora più brutti. La bellezza è il nutrimento dell’anima e le tre palme morte da anni sul belvedere di Quattrocchi, sono ancora lì, così, a rappresentarci tutti.
“Dalla conchiglia si può capire il mollusco, dalla casa l’inquilino.”
(Victor Hugo)