di Gianpiero D'Alia
Ho letto con interesse il dibattito, stimolato dal principale quotidiano di informazione cittadina, sulla demolizione e ricostruzione dell’ex Teatro in Fiera.
Non entro nel merito della vicenda, perché sono francamente in dubbio sulla utilità o meno dell’intervento, e cioè se sia stato giusto decidere di ricostruire tale infrastruttura (C’è bisogno di un altro teatro? Chi dovrebbe gestirlo? L’Autorità Portuale si occupa di eventi culturali? Con quali risorse?) e se sia stato giusto localizzarla nello stesso sito.
Rilevo solo, con amarezza, che, da tempo, ci siamo abituati in città a fare “i dibattiti del giorno dopo”, e cioè “a cose fatte”, come se non vi fosse stato tempo e modo prima di discutere e di decidere in maniera condivisa.
Nel caso del Teatro in Fiera, se non ricordo male, la decisione di stanziare le somme, progettare e eseguire l’intervento è di parecchi anni fa e su tale opera si sono tenute due conferenze di servizi nelle quali il Comune di Messina è intervenuto manifestando il proprio assenso.
Sarebbe stata quella la sede per aprire una discussione pubblica consentendo a tutti di intervenire e, comunque, era quello il tempo in cui aprire l’interessante dibattito di questi giorni.
Certo, tutto si può fare e, quindi, si può rescindere il contratto d’appalto con l’impresa che ha iniziato i lavori, pagargli il risarcimento del danno e lasciare questo spazio così com’è, ripulito dalle macerie.
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Faccio fatica a pensare che una tale responsabilità, che ovviamente non è solo politica, possa prendersela il vertice della Autorità Portuale che, come è noto, non è investito di un mandato elettorale.
Questa è una responsabilità della politica perché è una scelta politica, tardiva, confusa, per quanto si voglia, ma tutta politica.
Spetta, pertanto, ai responsabili della politica (Sindaco, Consiglio Comunale, deputazione nazionale e regionale, Governo centrale e regionale) formalizzare la scelta di non realizzare l’intervento assumendosene direttamente la responsabilità politica e amministrativa (senza scaricare sul Presidente dell’Autorità Portuale).
In realtà, non siamo nuovi ai dibattiti del giorno dopo.
Potrei citare tanti casi analoghi di non tanto tempo fa.
Ad esempio, il “dibattito del giorno dopo” sulla nuova Autorità Portuale di Sistema.
Ricordo ancora la sottoscrizione del documento, da parte di tutte le forze politiche e sociali (deputati nazionali e regionali dell’epoca, sindacati, organizzazioni di categoria, ordini professionali), che chiedeva la istituzione della più grande autorità portuale di sistema del paese che vedesse insieme Messina e Gioia Tauro.
Sulla base di quel documento, il Ministro delle Infrastrutture pro-tempore Maurizio Lupi, nel Decreto Legge di riforma delle Autorità Portuali, ha tempestivamente accolto la richiesta messinese.
Il giorno dopo l’approvazione della legge, molti di quelli che firmarono il documento si sono sfilati.
Forse non lo avevano letto o se l’avevano letto non l’avevano capito.
Si avversò la nascita dell’Autorità di sistema con Gioia Tauro con due argomentazioni obiettivamente forti, così sintetizzabili: 1) Messina non avrà la governance dell’Autorità (in mano ai calabresi); 2) la ‘ndrangheta si impossesserà dello Stretto.
Bisogna constatare oggi, senza polemica alcuna, che il governo della “piccola” Autorità dello Stretto (più che una Autorità una sorta di Vigile Urbano dello Stretto) è saldamente in mani “non messinesi” e che la ‘ndrangheta, stando ai fatti di cronaca di questi ultimi mesi, ce l’avevamo già sulle navi traghetto senza essercene accorti.
Potrei farne tanti di esempi ma non serve.
Serve, invece, evitare di commettere gli stessi errori in futuro.
Proprio per queste ragioni ritengo utile il dibattito aperto dal quotidiano cittadino, perché offre la possibilità di fare una riflessione e una discussione vera “il giorno prima”.
Perché siamo in tempo a discutere e a decidere su di un pezzo significativo e importante del nostro “affaccio a mare” e dobbiamo farlo ora senza perdere altro tempo.
Infatti, il Piano Regolatore del Porto (se qualcuno mai avesse avuto il tempo di leggerlo) prevede la possibilità di riqualificare tutta l’area di affaccio a mare di Corso Vittorio Emanuele II, con l’abbattimento della recinzione che separa la sede stradale dall’area portuale.
Si potrebbe, pertanto, decidere di pedonalizzare tutta l’area che dalla Dogana arriva alla Passeggiata a mare, con un intervento di riqualificazione concordato tra Comune, Autorità Portuale e Capitaneria di Porto, restituendo in poco tempo alla città un pezzo importante della sua storia.
Ed ancora, l’area della Fiera di Messina, secondo il P.R.P., può essere oggetto di un intervento di riqualificazione urbana che, al di là del Teatro in Fiera, riguardi l’intera cittadella fieristica.
Infatti, oltre al restauro dei padiglioni vincolati, in cui a esempio allocare un museo civico, lo strumento di pianificazione portuale consente la demolizione degli altri padiglioni e la realizzazione di ampi spazi a verde e a servizi pubblici di diretta fruizione cittadina, con l’abbattimento della “muraglia” di confine tra città e fiera e l’apertura di un affaccio a mare più ampio e importante di quello oscurato dal teatro.
E’ questa l’occasione per aprire la discussione e per decidere ed è questo lo spazio su cui la politica deve intervenire per tempo.
Il nostro Primo Cittadino, che come è noto non ha bisogno di consigli, dovrebbe avviare una discussione serie con l’Autorità Portuale per la approvazione del Piano di Inquadramento Operativo (strumento attuativo del P.R.P.) per decidere e realizzare gli interventi sopra indicati che non costano tanto e sono di pronta esecuzione.
Già solo questi due interventi di riqualificazione determinerebbero un profondo cambiamento della città nel suo rapporto con il mare.
Per questo ritengo surreale che si discuta ancora della proprietà comunale di aree portuali e di una nuova perimetrazione dei confini dell’Autorità Portuale.
Non so proprio cosa debba farsene il comune di aree che non può gestire (al di là del merito del contenzioso che dura da decenni) e non comprendo quale sia l’interesse della città a prendersi aree della Autorità portuale che non ha le risorse per gestire e che può gestire bene quest’ultima, se vi fossero atti di indirizzo politico e di controllo chiari ed efficaci.
L’Autorità Portuale ha le capacità di realizzare gli interventi che servono alla città ma la città deve avere le idee chiare su ciò che vuole fare, su come lo vuole fare e in che tempi lo vuole fare.
Da ultimo, proprio per evitare anche in questo caso di fare l’ennesimo “dibattito del giorno dopo”, ricordo che a giugno scade la concessione quadriennale della rada di San Francesco.
Visto che in meno di due anni si dovrebbero completare i lavori del porto di Tremestieri non sarebbe il caso di discutere e di decidere anche su cosa si vuole fare di questa pezzo significativo e importante della città?
O vogliamo aspettare il giorno dopo?
‹‹È possibile voltare pagina definitivamente? Penso di sì. Spero di sì. Ne abbiamo bisogno. Oggi più che mai. Siamo a metà del tunnel, se i dati sono veri, e poi dovremo abituarci a convivere col virus nella cosiddetta ‘fase due’. Piangiamo i morti di una strage surreale e i caduti nell’adempimento di un dovere. Tutti senza degna sepoltura. È lecito pretendere da chi ci governa ad ogni livello la stretta osservanza dell’obbligo costituzionale della leale collaborazione? La risposta sarebbe scontata se non assistessimo a polemiche politiche surreali e a infantili scaricabarile come se tutto fosse sempre e comunque colpa degli altri.
L’esempio più attuale è il conflitto tra sindaco, autorità regionale e nazionale. Il governo ha denunciato De Luca per vilipendio delle istituzioni. A ragione, secondo me, indipendentemente dall’esito del giudizio penale. Perché non è consentito a nessuno insultare le istituzioni soprattutto se le rappresenta. Certo, la fila degli indagati dovrebbe essere più lunga, a partire da quanti oggi siedono in Parlamento grazie al costante vilipendio di tutte le autorità democraticamente elette, commesso per un cinico e irresponsabile tornaconto elettorale. Il Governo ha anche annullato la famigerata ordinanza sindacale che regola la gestione del traffico sullo Stretto. Bene, ha fatto bene. Anche se giuridicamente non comprendo perché abbia fatto ricorso a uno strumento eccezionale come l’annullamento governativo nei confronti di un atto ‘inefficace’ per legge. E forse anche ‘inesistente’ perché adottato in carenza assoluta di potere come correttamente dice il Consiglio di Stato nel suo parere. Sarebbe bastato certificarne la inefficacia senza esporre le istituzioni a un lungo logorio mediatico. La risposta la fornisce lo stesso Consiglio di Stato secondo il quale l’annullamento ha uno scopo diciamo così pedagogico.
Capisco la ragione politica del gesto. Infatti, se il sindaco si fosse limitato a fare ciò che gli compete, senza agitare strumentalmente una ordinanza inesistente, e cioè i controlli sul territorio comunale, magari utilizzando la banca dati come strumento facoltativo di semplificazione dei controlli obbligatori per le legge, ci saremmo risparmiati questa sgradevole pubblicità nazionale. Certo tutto si può dire del sindaco tranne che non sollevi problemi seri nel controllo della pubblica incolumità. Ma le sue buone ragioni sono sempre seppellite dai decibel dei suoi insulti e dalla sua vis polemica. Eppure il nostro presidente della Regione dovrebbe ascoltarlo, magari facendo esercizio di maggiore pazienza, perché lo stretto di Messina è uno nodo strategico nazionale che va gestito con cura sia ora, che siamo in piena fase di emergenza, che dopo, quando si dovrà ripristinare integralmente la circolazione di persone e merci. E sicuramente non basta da un lato polemizzare con il Governo nazionale e dall'altro introdurre divieti che non siano accompagnati da controlli capillari e efficienti. Né invocare a sproposito i ‘pieni poteri’ in base ad una norma dello Statuto siciliano caduta in desuetudine. Oggi i presidenti di Regione hanno poteri di coordinamento e di gestione della emergenza, dovuti alle competenze costituzionalmente attribuite loro in materia di sanità e di protezione civile. Basta esercitarli bene.
È lecito sommessamente chiedere a tutti un cambio di passo, un abbassamento dei toni e una azione corale? Penso di sì. Spero di sì. Ad esempio, facendo funzionare la nuova Autorità portuale dello Stretto, i cui organi di gestione non possono operare perché solo la Regione siciliana non ha designato il proprio rappresentante in seno all'organo di gestione. Sarebbe un gesto concreto e utile perché la nuova Autorità dello stretto potrebbe, tra l’altro, svolgere il compito di garantire il transito efficiente e in sicurezza nello stretto di Messina, con il contributo di tutte le istituzioni che sono per legge presenti nel comitato di gestione.
L’Autorità portuale potrebbe essere la sede della leale collaborazione tra Stato, Regioni (Calabria e Sicilia), città metropolitane (Messina e Reggio Calabria) nello svolgimento di un compito che è contemporaneamente di interesse nazionale e locale. Così magari il Comune e la Regione si possono dedicare con maggiore attenzione e senza i fastidiosi clamori mediatici alla cura degli interessi delle comunità di riferimento››.