di Carlo D'Arrigo*
Ventisette gennaio, si commemorano le vittime della Shoah
Il ventisette gennaio 1945 i Sovietici liberavano il campo di sterminio di Auschwitz, il più grande campo di concentramento partorito dalla perversa mente nazista. Il ventisette gennaio 1945 è una data da insegnare alle future generazioni perché questi fatti non accadano più. Ma, come si dice, non sembra che le generazioni successive al 1945 abbiano capito la lezione. Siamo circondati da guerre, da continue violenze che, con maggiore o minore intensità, richiamano la disumanità nazista.
Entrando nel campo, i Sovietici si sono trovati a fronte di scene apocalittiche con centinaia di cadaveri deformati e, persino, in fase di decomposizione. Di questa realtà si ebbe contezza solo a seconda guerra conclusa e, ancor oggi, il nome Auschwitz è sinonimo di barbarie e di depravazione della mente umana. Il campo di Auschwitz fu il più grande realizzato dal nazismo e svolse un ruolo fondamentale nel progetto di “soluzione finale del problema ebraico”, un eufemismo col quale i nazisti indicarono lo sterminio degli Ebrei.
Nell'immaginario collettivo Auschwitz è diventato il simbolo universale della "fabbrica della morte". Primo Levi, scrittore dell’olocausto e già prigioniero ad Auschwitz, nel suo libro “Se questo è un uomo” definì il campo di Auschwitz “l’industrializzazione della morte su scala inimmaginabile”. La vita umana non significava altro che un numero tatuato sul braccio di una persona indifesa che aspettava solo di essere inviata alla "doccia", dove le vittime erano investite da gas velenosi e poi portate ai forni crematori e da lì alle fosse comuni.
Ma la Shoah non può essere raccontata solo dai numeri. È una storia fatta di nomi. Molti gli italiani ebrei arrivati dalla Capitale, Roma. Oltre mille Ebrei vennero portati via dalle loro case durante il rastrellamento nel ghetto di Roma del 16 ottobre del 1943, partendo dalla Stazione Termini per la morte. Solo 16 sono tornati vivi dopo la guerra. L’Italia, con una legge del 2000, ha condiviso la data internazionale del 27 gennaio per ricordare la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. In effetti altri Ebrei, d’Italia e d’Europa, vennero uccisi nelle settimane seguenti. Sul cancello del campo capeggiava la scritta “Arbeit macht frei” che in italiano significa “Il lavoro rende liberi”.
La scritta assunse nel tempo grande significato simbolico sottolineando in modo beffardo le menzogne dei misfatti che un branco di criminali, asserviti all’immondo regime nazista, conduceva nel campo. La data della Liberazione di quel campo è stata scelta a simboleggiare la Shoah e la sua fine. Sono ancora di Primo Levi le parole “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché, oscurando le coscienze, ciò che è accaduto può tornare”. Senza accorgercene.
*Già docente di Fisica Acustica – Univ. di Messina
L'IC ISOLE EOLIE COMMEMORA IL GIORNO DELLA MEMORIA
L'INTERVENTO DA ROMA
di Salvatore Iacono
GIORNATA DELLA MEMORIA. Questa foto ritrae Marco qualche anno fa nel Viale dei Giusti a Gerusalemme. L’albero, come dice la targhetta a fianco a Marco, è dedicato al prozio di mia moglie, padre Rufino Nicacci, francescano. Padre Rufino fu uno dei primi italiani a ricevere nel 1974 dallo stato d’Israele l’alta onorificenza di Giusto tra le Nazioni per aver salvato dai campi di sterminio migliaia di ebrei.
Nel periodo dell’occupazione tedesca, padre Rufino era il Guardiano del convento di San Damiano ad Assisi. Con l’aiuto di altri frati ed alcuni laici, tra cui Gino Bartali (ch’era anch’egli terziario francescano laico, come lo erano stati Alessandro Volta e Alessandro Manzoni), e con il beneplacito del Vaticano, nascose nei conventi della provincia francescana di Assisi, compresi i monasteri di clausura femminile (e questo sa dell’incredibile!) quanti più ebrei poteva.
Sospettato dalle SS, venne condannato a morte ma fu salvato da un colonnello dell’esercito tedesco della cui amicizia si serviva per i suoi scopi. Quando i tedeschi si ritirarono d’Assisi, il colonnello tedesco, in segno d’amicizia, gli regalò l’ospedale da campo militare!
La sua storia ha ispirato il romanzo “Assisi clandestina”, edito nel 1978, ed il film “Assisi Underground” nel 1985.
NOTIZIARIOEOLIE.IT
28 LUGLIO 2015
Fanno le pulci al libro del Generale Vannacci
Potrei titolare questo pezzo con una frase riportata spesso in rete, “Ho letto il libro del Generale Vannacci”, omologandomi così agli opinionisti quando desiderano dire la loro su un libro. Ciò che invece mi ha attratto è il modo con cui i lettori politicizzati hanno accolto il manoscritto. Il libro ha subito acquisito un colore politico, non perché l’Autore mostrasse tendenza per uno o l’altro ramo del Parlamento ma solo perché la politica ha voluto appropriarsene: elogiandolo, a destra, e disprezzandolo a sinistra.
Un po' come avviene con i fenomeni ambientali, enfasizzati come apocalittici a sinistra e non considerati importanti a destra. E allora chi lo recensisce fa le pulci al libro, rilevando insignificanti errori di scrittura ed evitando di entrare nel merito delle idee esposte. Negare ciò che il manoscritto novella è “pesante” perché racconta cose che hanno accompagnato le generazioni nei tempi e riconosciute da chi è saggio e ragionante. Tutti gli argomenti sono trattati con verità e senza ideologie, né di destra né di sinistra. Chiaramente il “pensiero dominante”, o il cosiddetto mainstream, non accetta riconoscere che il cambiamento climatico non è legato all’attività antropica. E ciò è sottolineato da emeriti fisici come i professori Prodi, Zichichi, Rubbia, Prestininzi e altri.
Ma i gruppi dominanti, super ricchi, hanno bisogno che si diffonda il terrore climatico. Attraverso lo strumento del terrore si possono costringere le popolazioni europee (e, guarda caso, solo europee) a cambiare il parco auto da combustibile fossile ad elettrico. E a nulla vale che ampie fasce della classe bassa e medio-bassa possano rimanere a piedi.
L’importante è che chi ha denaro da parte lo tiri fuori, impoverendosi, e fare un’operazione inutile. Così come non si può accettare che una minoranza di persone che ignorano la scienza climatica, ma che sono finanziati dai potentati come il Climate Emergency Fund con sede in California nella ricchissima Beverly Hills (cfr. pag. 32 del libro), possano danneggiare una pinacoteca imbrattando i quadri o bloccare una strada acclarando che i combustibili fossili distruggeranno l’Umanità. Così non si può accettare che una minoranza venuta da fuori dell’Italia e fattasi ospitare con la forza nel nostro paese, occupi una casa solo perché il legittimo proprietario si è allontanato qualche giorno.
E ancora non si può accettare che la nostra millenaria Tradizione Cristiana possa essere messa in crisi da una minoranza straniera, accolta nel paese Italia e che, a gamba tesa, chiede di togliere il Crocefisso dalle aule scolastiche. Tutto questo stride con le leggi della natura del vecchio Continente e con la tradizione che ha fatto crescere il mondo occidentale portandolo fra i primi del Mondo. Il “Mondo al Contrario” osserva come la libertà di opinione e di parola nascano con l’essere umano, e limitarla ci fa tornare a quei regimi totalitari che, oggi, tutti dicono di voler combattere ma che, “al contrario”, perseguono nel loro operare. Secondo l’Autore ciò che allibisce è constatare che sono delle minoranze a sostenere questo trasformismo e sottomettono le masse con metodi dittatoriali che vanno dalla censura alla gogna mediatica.
Un vero assalto a quella normalità che ci ha accompagnato per secoli imponendo, al Contrario, che il marginale prevalga sulla norma generale, sul consueto. In fondo il Generale Vannacci vuol dare voce a quella maggioranza silenziosa che non si esprime, che forse non ne ha più voglia e che, sovente, è sopraffatta da chi è minoranza. Il libro rappresenta il buonsenso della gente comune che, fin oggi, non ha avuto bisogno di gridare il suo tradizionale modo di vivere. E’ tutto sbagliato? Per certa gente, per certi politici, per una minoranza sì! Ma sono concetti semplici, lapalissiani e difficili da attaccare.
E allora, privi di argomentazioni valide, si fanno le pulci al manoscritto scovando i piccoli errori di grammatica e scansando il contenuto che, invece, rimane ben condivisibile dalla maggioranza. Fino ad arrivare all’opinione dell’Onorevole Bersani del PD che, durante un Talk-show su La7, ha testualmente detto “si può dare del coglione a un Generale?”. Io non mi sento di dargli del coglione, ho comprato il libro, l’ho letto con piacere e non ho trovato nulla di anormale né di esoterico.
Talk Show, parole parole parole
Joe Franklin, uno speaker televisivo americano, lo si può definire l’inventore del Talk Show televisivo nel 1951 sulla rete WJZ-TV di New York city, una delle prime televisioni americane. Nel 1977 il talk show arriva in Italia con “Bontà loro” condotto da Maurizio Costanzo, e nel 1982, sempre Costanzo, propone il Maurizio Costanzo Show. Era un salotto dove si chiacchierava, si discuteva, si rideva e si rifletteva. A far da arbitro era sempre lui, con la sua ironia e il suo iconico baffetto. Ricordo la frase: “Boniii, state boniii”, ripetuta ogni volta che qualcuno alzava i toni. Maurizio Costanzo ha inventato un genere, ha creato un prodotto cui tutti si sono ispirati. Programmi come Porta a Porta, non è L’Arena, Dritto e Rovescio, Quarta Repubblica e Fuori dal Coro. E tutti i conduttori di questi “contenitori di parole” sono stati intervistati da Maurizio Costanzo. Anzi, Costanzo ha lanciato tanti personaggi come il Vittorio Sgarbi, Enzo Iacchetti, Giampiero Mughini e il Presidente Giorgia Meloni, solo per citarne alcuni. Costanzo era un personaggio “veramente” al di sopra delle parti e in effetti non prendeva mai parte alle idee degli ospiti. Il suo animo era nobile, il suo curriculum vanta anche la scrittura di una delle più belle canzoni di Mina “Se telefonando”.
I Talk Show di oggi hanno sostituito il varietà, il film della sera e persino i programmi culturali. Se Costanzo raccontava i fatti con simpatia e signorilità, i conduttori della nuova tv si presentano aggressivi e di parte. Interrompono la parola quando l’ospite devia dal pensiero unico che professano creando "elementi di disturbo" che gestiscono con sovrapposizioni audio e inquadrature non attinenti al dialogo. Il tutto per imbonire lo spettatore che, più confuso che persuaso, finisce per credere alla bugia più gridata. I talk show costano poco e macinano buoni ascolti e sono un prodotto ideale per i gestori televisivi, pubblici e privati che li piazzano su qualsiasi canale e a qualunque ora. Ciò che brilla nei “talk show” è che i personaggi che bucano maggiormente il video sono quelli che più sfacciatamente manovrano le parole e non quelli che dicono cose utili o intelligenti.
Proprio ciò ha contribuito a popolare i talk show sempre con gli stessi personaggi che, girovagando fra i canali, raccontano cose stupide e spesso false. Alcuni di loro si sono persino guadagnato un seggio in Parlamento, come avvenuto con i televirologi. Sempre le stesse facce, sempre gli stessi discorsi e mai conclusione. Appunto parole, parole. E’ di questi giorni la notizia che Fabio Fazio con il suo “che Tempo che Fa” (talk show curiosamente definito di cultura dall’ex segretario Letta, offendendo gli altri conduttori) trasloca da Rai 3 a Discovery Warner Bros. Personalmente non credo che la tv pubblica perda molto. Mi auguro che Fazio, con tutto il suo entourage, porti con se tutti i televirologi che ha ospitato. Altrimenti finiremmo in perenne “vigile attesa”.
*già docente di Fisica Acustica – Univ. di Messina
Ingannare è facile
Un vecchio adagio recita “è più facile ingannare che convincere di essere stati ingannati”. L’espressione è sovente attribuita a Mark Twain, uno scrittore statunitense vissuto fra il 1800 e il ‘900. Ma di ciò non si ha alcuna certezza. E’ probabile, infatti, che Twain l’abbia ripresa da colleghi già vissuti e l’abbia riproposta più volte. Ma ciò che qui interessa è il significato dell’aforismo. Si può dire che viviamo nell’inganno, e il falso ci arriva attraverso mille rivoli di informazione. Anzi, attraverso tanti e tanti input giornalistici, televisivi, radio e web.
A Trevignano Romano spunta una pseudo veggente, Gisella Cardia, che dichiara di essere in contatto con la madonna da cui ascolta parole misericordiose ogni terzo giorno del mese. E la gente ci crede, anzi la finanzia perché possa continuare quest’opera pia e meritoria. Finanziamenti che, sembra, al momento abbiano superati diversi centinaia di migliaia di euro. Si sa, la fede “costa” e i santi vanno pagati. “Figli miei sono madre di misericordia - la veggente legge le parole della Vergine di fronte ai fedeli - pregate perché la misericordia copra questa umanità che va verso l'autodistruzione”… E la gente ci crede ancor oggi, nonostante la magistratura stia cercando di fare chiarezza. Orson Welles, attore e drammaturgo statunitense, la sera del 30 ottobre del 1938 (la notte di Halloween), all’interno del suo programma alla radio della rete CBS americana, manda in onda un adattamento del suo romanzo di fantascienza, “La guerra dei mondi” in cui comunica l’attacco alla Terra da parte dei Marziani. La trasmissione provoca un’inedita reazione di panico, ovviamente non prevista da Welles, che tutt’al più voleva fare uno scherzo di Halloween.
Una reazione da psicosi collettiva. La popolazione della costa orientale degli Stati Uniti, coperta dalla radio CBS, rimane sconvolta. Gli ascoltatori rimangono terrorizzati. Molti fuggono sulle colline, mentre altri si barricano in casa. Dopo l’accaduto, il presidente della CBS espresse scuse formali per il fraintendimento causato dal programma, ma il terrore rimase nell’animo degli Americani per giorni e mesi. E ancora il Covid, un’invenzione del male. Dopo tre anni dal suo esordio sono in tanti a dire che si poteva curare subito con comuni antinfiammatori. E a dirlo non sono solo i tanti virologi, veri, che hanno salvato migliaia e migliaia di vite, come il prof. Lorenzo Mondello virologo Messinese, ma anche alcune virostar televisive come il prof. Remuzzi, ricercatore presso l’Istituto Mario Negri di Milano. E allora perché si sono avute 200 mila vittime? Semplicemente perché sono state ingannate.
Si ingannate, sembra impossibile ma sono state ingannate da una ripetizione martellante della televisione. “Non ci sono cure”, “l’unica salvezza è il vaccino”, “fate il tampone”….e invece la terapia antinfiammatoria doveva essere avviata prima dell’inutile tampone, perché tutto si giocava sul tempo e la terapia doveva essere immediata, anzi istantanea. Va ricordato che il tampone è diagnosi e non terapia. Ma i mezzi di informazione hanno ingannato e la gente si è lasciata morire. Sembra impossibile, ma è andata così. E poi un fatto del passato. Quando il 10 giugno 1940 Mussolini, per far contento Adolf Hitler, dichiara guerra a Francia e Inghilterra con un discorso in una piazza Venezia a Roma gremita all’inverosimile. La gente -la massa- si convince che la guerra è inevitabile. Solo dopo i primi morti, che hanno interessato tante e tante famiglie, si sono accorti di essere stati ingannati. La guerra era inutile! Un tempo si diceva “ragiona con la tua testa” oppure “accendi il cervello prima di decidere”, io aggiungerei “poni il dubbio su ogni cosa” perché il dubbio è alla base della conoscenza. Leggi e rileggi, ascolta e riascolta prima di crederci. Altrimenti si rimane ingannati, perché ingannare è facile.
*Già docente di Fisica Acustica – Univ. di Messina
SOLE VIRUS E TINTARELLA
Il Sole sprigiona energia termica e luminosa, grazie alle reazioni termonucleari a catena che avvengono nel suo interno. Nello specifico è la reazione di fusione, con sede nel nucleo, che trasforma l’idrogeno in elio, attuando una conversione della massa in energia. La temperatura del nucleo è stimata fra i 20 e i 40 milioni di gradi. Attraverso l’irraggiamento, il calore e la luce si trasferiscono sulla terra. Si può dire che ogni forma di vita presente sulla Terra, è mantenuta dal flusso energetico solare che penetra nella biosfera o area sopra la terra in cui è possibile la vita. La luce del Sole può persino inattivare il coronavirus, e lo fa con una velocità elevatissima. A raccontarlo è un gruppo di ricercatori dell’Università della California che ha dimostrato come il coronavirus sia più vulnerabile alla luce solare più di quanto previsto dai modelli teorici, e che questa differenza nei tempi di inattivazione delle particelle virali, da parte della radiazione ultravioletta, Uv-B e Uv-C (più energetica), potrebbe spiegarsi con l’interazione dei raggi Ultravioletti con le droplets o goccioline presenti nell’atmosfera.
Il tutto con un meccanismo non spiegato e poco evidente. Si tratta di previsioni, ma gli studi “preview o anteprima” occupano le pagine di numerose riviste scientifiche d’oltre oceano. L’inattivazione del coronavirus avverrebbe, comunque e sicuramente, quando la radiazione Uv colpisce l’RNA (l’informazione biochimica prodotta dal DNA), danneggiandolo. Purtroppo gli strati più alti dell’atmosfera assorbono la radiazione ultravioletta più importante per tale operazione terapeutica, la Uv-C, soprattutto per la presenza di ozono.
La radiazione che giunge sulla Terra nei caldi mesi estivi contribuisce, comunque, a mantener basso l’effetto lesivo del covid19, così come abbiamo visto la scorsa estate e come osserviamo in questi giorni. Certo poi ci sono i vaccini, ma quello è un altro discorso. Chi scrive si è vaccinato, ma non tralascia di trascorrere ogni giorno qualche ora in spiaggia. E comunque attenzione: le eccessive esposizioni ai raggi solari possono provocare eritemi ed ustioni, che se ripetute nel tempo, causano la comparsa di lesioni cutanee.
La tintarella, così ricercata d’estate, è una conseguenza di un danno che avviene nel DNA, l'RNA, all’interno delle cellule. L'abbronzatura è proprio il risultato di questo “lieve danno”. E allora, sole si ma con moderazione e creme protettive, l’effetto benefico della radiazione ultravioletta sul virus ci sarà ugualmente.
*fisico, Consulente di Acustica del Comune di Lipari
Il sole salverà l’estate, più del vaccino
E’ la luce Ultravioletta, una componente della radiazione elettromagnetica del Sole, che ci allontanerà dal Virus questa estate, e speriamo che qualche poli-virologo da teleschermo non si appropri di ciò che è naturale ed esiste da sempre. Il potere germicida della luce UV-C (ultravioletta in banda di frequenza C), che ha una lunghezza d’onda di 254 nanometri e cioè 254 miliardesimi di metro, è noto dal tardo ‘800 ed è stato applicato per sterilizzare gli strumenti dalla metà del ventesimo secolo, da quando la tecnologia ha permesso di generare la radiazione ultravioletta in laboratorio. Nel 1903 Niels Finsen vinse il Premio Nobel per la Medicina per l’uso dei raggi ultravioletti, UV o UV-C, contro la tubercolosi della pelle. Ma la luce UV è stata impiegata recentemente anche per sterilizzare l'acqua e anche l’aria, come vedremo.
La luce naturale si compone di un ventaglio di raggi (o “spettro”) con diversi colori, che vanno dal rosso al viola all’ultraviola o “ultravioletto”. Man mano che ci spostiamo verso l’ultravioletto la radiazione ha un potere sempre più energetico e più distruttivo di batteri, virus e altri microorganismi. Alla lunghezza d’onda di 254 nm, come l’UV-C, distrugge i legami molecolari del DNA dei microorganismi, rendendoli inoffensivi e impedendone la riproduzione.
È un processo simile all’effetto dell’UV di maggiore lunghezza d'onda (UV-B) sull'uomo, per esempio le bruciature solari o l’effetto accecante della luce. I microorganismi hanno una scarsa protezione dall’UV e non possono sopravvivere ad un’esposizione prolungata. Si potrebbe dire “tutto qui, e il virus non c’è più”. In laboratorio la radiazione UV-C proviene da speciali lampade “germicide” che irradiano l'ambiente. Tutti noi siamo esposti quotidianamente a una certa dose di radiazioni ultraviolette (UV), in gran parte derivanti dal Sole, ma anche da fonti artificiali in campo industriale o commerciale. Le radiazioni UV si dividono in tre categorie principali: UV-A (fra 315 e 400 nm) che può essere prodotta da speciali lampade commerciali e utilizzata per l’abbronzatura casalinga, UV-B (fra 280 e 315 nm) e infine la citata UV-C a 245 nm. La capacità di penetrazione, e quindi l’efficacia dell’UV, aumenta al diminuire della lunghezza d’onda, come abbiamo visto per l’UV-C.
La maggior parte dei raggi UV che raggiungono la superficie terrestre sono UV-A e, in piccola parte UV-B, mentre gli UV-C sono fortemente assorbiti dall’atmosfera, ma la quantità che passa è sufficiente a sfidare e abbattere il Covid. Il primo effetto che notiamo della radiazione ultravioletta UV-C è l’abbronzatura che, come sappiamo, va fatta con cautela perché l’eccesso di esposizione alla radiazione energetica può anche avere effetti dannosi alla pelle e, nei casi più gravi, al sistema “intero corpo”. Ma la cautela ci permetterà di prendere tanta UV-C senza farci male. In fondo è quello che facciamo ogni estate quando ci stendiamo al sole, con la consapevolezza che oggi stiamo contribuendo a combattere il Covid. Credo che con l’estate alle porte quanto ho riportato sia una bella notizia. C’è ancora da sapere che una grande Azienda elettrotecnica italiana ha proprio messo in commercio, da quasi un anno, uno strumento da potersi usare in casa, in studio o al ristorante, che sanifica l’aria attraverso una camera chiusa saturata con raggi UV-C.
L’aria aspirata attraverso un sistema di ventole è canalizzata attraverso la luce ultravioletta, che la sanifica e la rimette in circolo sana in continuazione. E il tutto avviene in assoluta sicurezza, senza mai entrare in contatto diretto con le persone. Una sanificazione 24 ore al giorno, anche mentre le persone sono presenti nell’ambiente che assicura uno spazio asettico al 99%. Sarebbe la soluzione ideale per scacciare il Covid dagli ambienti confinati come, appunto, pub, discoteche, ristoranti ecc. Come mai i poli-statistici, quasi virologi da tv, non ne parlano?
Il pazzo, pazzo clima degli ultimi anni
Prendo spunto da un allegro post apparso su facebook: “…questo riscaldamento globale non va bene, meglio farlo autonomo così chi sente caldo accende il ventilatore e chi sente freddo si accende la stufetta…”. A ciò si aggiunge che l’Unione Europea desidera (anzi, vuole a tutti i costi) abbassare il tenore di CO2 (anidride carbonica) nell’aria. Quest’ultimo, di certo, non è un post ma una pretesa, “forse” logica. Nascono le Hybrid car per abbassare la CO2, una complicazione tecnologica pressoché inutile come lo è lo “start and stop”, già implementato in tutte le auto col medesimo fine. E, naturalmente, onerosa per la presenza di una costosa batteria al litio (per fortuna di soli 11 Ampere/ora, e quindi non “tanto costosa”) e la presenza di un ulteriore piccolo motore elettrico che si attiva alla partenza. Ciò per limitare le emissioni del motore termico che, alla partenza, sono maggiori. Ma servono tutte queste alchimie? A mio avviso bisognerebbe ingigantire la ricerca sulle auto totalmente elettriche e, in specie, sulle batterie di grande autonomia.
Ma perché tanta masturbazione mentale? Tutto ha origine dalle fake news sul riscaldamento globale. Si, perché a dire di scienziati di tutto rispetto (non da tv) il riscaldamento globale antropico, sostenuto dalla voce popolare e dai media, non esiste. Un documento dello scorso anno dal titolo “Clima, una petizione controcorrente”, e firmato da un centinaio di veri e autorevoli scienziati nostrani, tra cui Uberto Crescenti, Presidente della Società Geologica Italiana, Franco Prodi, Professore di Fisica dell’Atmosfera all’Università di Ferrara, Franco Battaglia, Professore di Chimica Fisica all’Università di Modena e Antonino Zichichi che tutti conoscono, si affanna a mostrare l’inesistenza di tali cambiamenti climatici. Negli ultimi decenni si è diffusa una tesi secondo cui il riscaldamento della superficie terrestre di circa 0.9°C, osservato a partire dal 1850, sarebbe anomalo e causato esclusivamente dalle attività antropiche, in particolare dalle immissioni in atmosfera di CO2 derivanti dall’utilizzo dei combustibili fossili.
Questa è, invece, la tesi del riscaldamento globale antropico promossa dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazione Unite, le cui conseguenze sarebbero modificazioni ambientali così gravi da paventare enormi danni in un imminente futuro, a meno che drastiche e costose misure di mitigazione non vengano immediatamente adottate. E così numerose nazioni hanno aderito a programmi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica e sono pressate, anche da una martellante propaganda di ignari giovani e giovinette, ad adottare esigenti programmi per salvare il Pianeta. Peraltro questi comportano pesanti oneri sulle economie dei singoli Stati aderenti, come abbiamo visto per le auto.
Al contrario, la letteratura scientifica ha messo sempre più in evidenza l’esistenza di una variabilità climatica naturale che i modelli matematici non sono in grado di riprodurre. Tale variabilità naturale spiega una parte consistente del riscaldamento globale osservato dal 1850. La responsabilità antropica del cambiamento climatico osservato nell’ultimo secolo è quindi ingiustificatamente esagerata e le previsioni catastrofiche non sono realistiche. I modelli di simulazione climatica non riproducono la variabilità naturale osservata del clima e, in modo particolare, non ricostruiscono i periodi caldi degli ultimi 10.000 anni. Questi si sono ripetuti ogni mille anni circa e includono il ben noto Periodo Caldo Medioevale, il Periodo Caldo Romano, ed in genere ampi periodi definibili anomali.
Questi periodi del passato sono stati anche più caldi di quello di oggi, nonostante la concentrazione di CO2 fosse più bassa dell’attuale, e sono correlati ai cicli millenari dell’attività solare. Questi effetti “ciclici” non sono riprodotti dai limitati modelli previsionali. Ma ancora l’anidride carbonica di per sé non è un agente inquinante, al contrario essa è indispensabile per la vita sul nostro pianeta. In giusta quantità si, ma non dipende da noi. Differente è la situazione nel microclima dove topici eventi inquinanti possono interagire col nostro organismo o sistema di vita. Così non starò in una stanza chiusa con una stufa a combustione ed eviterò di respirare i gas di scarico quando sono in auto incolonnato per strada. Ma questa è l’eccezione che conferma le regole.
“STUPIDITA’ INFORMATICA” CON SPECULAZIONI GRATUITE - Le parole di Davide Casaleggio
"Oggi grazie alla rete e alle tecnologie, esistono strumenti di partecipazione più democratici ed efficaci in termini di rappresentatività. Il superamento della democrazia rappresentativa è quindi inevitabile".
Il Parlamento - sostiene ancora Casaleggio - ci sarebbe comunque con il suo primitivo e più alto compito: garantire che il volere dei cittadini sia tradotto in atti concreti e coerenti. Tra qualche tempo è possibile che non sia più necessario nemmeno in questa forma. Tutto avverrebbe attraverso la Rete: consultazioni, votazioni e atti referendari.
Son questi i concetti incriminati che han messo Davide Casaleggio, guru e uomo chiave del movimento Cinque Stelle, alla gogna. Con tanta speculazione i detrattori dell’odierno Governo hanno rievocato l’era fascista e le parole di Mussolini che nel 1922 si presentò alla Camera dei deputati con questa frase: “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il parlamento e costituire un governo composto esclusivamente di fascisti”.
Ma gli stessi detrattori dimenticano che l’Aula, oggi, non è né sorda né grigia. Oggi, infatti, mancano quei catalizzatori indispensabili che hanno permesso nel ’22 la nascita della dittatura e la nascita di un uomo solo al comando. Le opposizioni, da destra a sinistra, hanno approfittato consapevolmente interpretando tanto detto da Casaleggio come la volontà di un “uomo solo al comando”. E si è, ancora, approfittato della credulità della gente comune, quella che sente i TG di sottofondo ma non ascolta, ascolta ma non elabora e così prende fischi per fiaschi.
Tanto l’importante non era commentare l’idea di Casaleggio, sicuramente mal espressa, ma trovare un appiglio per dir male di Lui e dei suoi “amministrati”. La verità è più semplice. Davide Casaleggio è un giovane nativo digitale interessato più alla Rete che alla storia, tanto meno quella fascista che, probabilmente, nemmeno conosce.
Possiamo serenamente catalogare come “nativi digitali” i nati dagli anni ottanta e Davide Casaleggio è del 1976, quando i computer e internet cominciavano ad entrare prepotentemente nella vita di tutti noi. E allora Casaleggio vuol fare il dittatore? Ma nemmeno per sogno! Nella sua testa c’è solo un’App. Lui applicherebbe un’App a tutto, anche per accendere una lampadina. Oggi tutto passa attraverso un’App, e lui è semplicemente un App-dipendente.
Non so se le mie considerazioni sono più o meno lenitive per quanto si è detto sui media, ma certamente non fanno del guru di Cinque Stelle un politico, semmai un comune informatico. L'uso massiccio delle tecnologie informatiche sta mandando il nostro cervello all’ammasso, non lasciamoci prendere dagli allarmismi. L’opposizione faccia si l’opposizione, ma senza approfittare.