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di Gabriele Romagnolo

Tralasciando il fatto che non sono più diciottenne da quasi tre anni, dunque dovrebbero stare più attenti con i dati che reperiscono all'anagrafe, ringrazio comunque il candidato De Luca e tutti gli altri sostenitori di Musumeci per avermi fatto recapitare questo "invito" al voto, quantomeno mi è servito come spunto di riflessione. Mi avete strappato un sorriso proprio mentre cominciavo a sottolineare i primi versi della tragedia manzoniana "Adelchi".
Io, però, avrei preferito mantenere la concentrazione nello studio, anziché farmi distrarre in questo modo. Avrei preferito non dover leggere una lettera del genere perché reputo lo studio, la cultura, la conoscenza, l'intelligenza le uniche strade perseguibili per sperare, anzi, per costruire un futuro migliore.

Ecco, è proprio questo il punto: è la mia intelligenza che, offesa, ride nervosamente e con tono sarcastico. Forse De Luca credeva che con questo gesto avrebbe catturato la simpatia dei più giovani, ma probabilmente non sa che ad oggi esiste una buona fetta di giovani e meno giovani che non si lascia più, detto con un francesismo, "fottere" da quella stessa classe politica che ha già governato (mangiato) per decenni sulle spalle e i sacrifici dei nostri genitori.
De Luca, Musumeci, Genovese (quello senior, non il burattino), Miccichè (e mi fermo qui ma la lista potrebbe continuare ancora per molto) dovrebbero prendere coscienza del fatto che ad interessare i giovani siciliani non è più quella politica fatta di illegalità, favoritismi, speculazione, abusivismo e concussione alla quale voi, 40,50,60enni di oggi e di ieri, avete per lungo tempo venduto il totale controllo delle vostre intenzioni e volontà riducendovi al ritorno di una specie di società feudale 2.0 in cui vi rendete schiavi, sudditi, di una classe dirigente che non vi considera individui con i loro stessi e pari diritti ma semplicemente come <<volgo, moltitudine="">>.

Quella stessa moltitudine cui fa riferimento Manzoni nella sua tragedia, quella stessa moltitudine che passa nella storia senza lasciare alcuna traccia di sé.
Mi fa ridere ancor di più il fatto che De Luca alleghi a questa lettera una copia del suo Certificato del Casellario Giudiziale come "prova" di una coscienza ed etica pulita.
Rido perché, cari miei coetanei e non, basta fare qualche ricerca su Google per constatare come in realtà l'ex sindaco di Fiumedinisi si è reso negli ultimi anni protagonista di una vicenda giudiziaria che lo vede coinvolto in un processo per speculazione edilizia, proprio in quello stesso centro ionico in cui in passato fu primo cittadino.
Abuso d'ufficio e tentata concussione sono le accuse contestate a vario titolo al candidato De Luca, per il quale la Procura ha chiesto una condanna a 5 anni di reclusione. De Luca aveva chiesto alla Suprema Corte di trasferire a Reggio Calabria il processo che lo vede imputato. Ma per i giudici della Suprema Corte il ricorso non è trattabile. Di conseguenza, il processo riprenderà regolarmente davanti ai giudici della II sezione penale di Messina, che avevano già fissato prossima udienza per l'8 novembre, qualche giorno dopo il voto per le regionali.
Mi verrebbe da chiedere: "Caro De Luca, pur avendo ad oggi una fedina penale ancora pulita, perché come atto di rispetto verso l'intelligenza dei tuoi elettori non hai messo in chiaro che il futuro potrebbe riservarti una possibile condanna per speculazione edilizia?"

Attenzione: non si condanna qui la buona fede che viene espressa da De Luca, non avendo fra le mani una sentenza definitiva, ma la sua presunzione nel non voler concedere il beneficio del dubbio al lettore cui si rivolge, quasi a volerlo convincere a tutti i costi della sua onestà etica e morale col fine primario di ottenere un voto in più nella corsa per le elezioni regionali.
Per me un atto del genere, rivolto ad un giovane diciottenne che per la prima volta si affaccia alla realtà politica del nostro Paese, è offensivo e denigratorio.
Ripercorrendo la lezione lasciatami da Manzoni, non posso che concludere citando un passo della tragedia scritta proprio in quegli stessi anni in cui si stava costruendo la Storia Moderna ed in cui si prende coscienza del bisogno di ripudiare l'operato dei padri, i quali costruirono una società in cui oramai non ci si riconosceva più: <> (Adelchi, atto V, scena VIII, vv. 356-357). I padri hanno già commesso i loro sbagli, è tempo che le nuove generazioni scendano in campo e si creino una propria idea politica in modo da poter scrivere la loro storia, non quella di De Luca.

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