La vita nelle mie mani Una storia d’amore tossico "Nicoletta Colosi"...
Questo romanzo si ispira alla vita di tante donne che, come l'autrice, non hanno saputo riconoscere nella loro relazione di coppia, i segnali della tossicità.
Purtroppo questa storia è una storia comune.
L’autrice, che racconta col ritmo dell'esistenza, non tratta solo il tema dell’amore, ma anche quello dell’amicizia.
Il messaggio di questo romanzo è chiaro. I sentimenti possono essere durevoli, quanto fragili. Quando i sentimenti diventano subdoli, però, la vita è a rischio. Un animo soffocato dall’asfissia della manipolazione, infatti, si intorpidisce e poi crolla.
Anche se fatti e personaggi della storia sono frutto della fantasia dell’autrice, i sentimenti raccontati nel loro manifestarsi, sono ispirati alla realtà. Quanto è narrato, dunque, è possibile. Il mal d’amore pure.
Il romanzo di Nicoletta Colosi aiuta a riconoscere la vera natura di un sentimento, e a difendersi da chi chiede, in nome dell’amore, l’annullamento di un’identità.
Vita sempre piu’ crudele…
La ricordiamo con uno dei suoi ultimi post scritto nella pagina di Facebook
Alla
fine del secondo intervento i dolori erano fortissimi.
Mi chiesero quanto da 1 a 10. Non riuscivo a fare alcun movimento ne’ ad aprire gli occhi ma un mio filo di voce rispose: ”otto”.
Mi fu iniettata della morfina che mi diede una beatitudine indescrivibile.
Venni portata in terapia intensiva.
Avevo tubi dappertutto e accanto uno schermo di monitoraggio h24.
Era una grande sala con alle pareti tanti letti divisi da tende rosa tutto a giro per ognuno da farti sentire in camera singola.
Sapevo tutto quello che avveniva ai miei compagni di viaggio senza conoscere i loro volti.
La prima notte ricordo il vociferare di una radio dove veniva trasmesso un derby Inter-Milan.
Questo mi fece sentire in vita.
A mezzanotte, quando tutto avrebbe dovuto tacere, Tony iniziava a sclerare.
Pronunciava la erre alla francese ma era di Bari. La sua voce era quella di Renzo Arbore e forse per questo lo immaginavo un omone calvo, con lentiggini, scuro di carnagione.
Tutte le notti si strappava i tubi fino a farsi legare dagli infermieri. Questo lo rendeva ancora più furibondo. Chiamava la moglie: “Angela, Angela, amore mio (con la sua erre) vieni a salvarmi. Mi hanno rapito, legato e adesso vogliono uccidermi”.
Angela naturalmente non rispondeva. Tony insisteva ingiuriandola: “Angela, perché non vuoi salvarmi? Buttana, sei stata tu ad organizzare il mio sequestro”.
Quando la moglie continuava a non intervenire, iniziava a cercare il figlio: ”Pierluigi, figlio mio, aiutami tu. Quella stronza di tua madre non vuol più saperne di me e questi bastardi mi stanno uccidendo. Portami via da questo inferno”.
Tra noi c’era Paolo, anche lui legato e sotto psicofarmaci per aver tentato il suicidio. All’infermiere di turno chiedeva gentilmente di slegarlo o, per evitargli responsabilità, di passargli qualcosa di pungente: ”infermiere, per favore sarebbe così gentile da passarmi delle forbici?”
Era Paolo a rispondere a Tony: “non posso liberarti”.
Tony convinto che fosse il figlio a rispondere obiettava: “Pierluigi ti prego. Che cazzo dici che non puoi liberarmi? Salvami”.
Questo dialogo durava un paio di ore sino a quando una donna gridava di voler dormire…e tutto taceva.
La mattina Tony era cosciente del presente ma inconsapevole di ciò che accadeva la notte e durante le visite della moglie, informata dei fatti, subiva i rimproveri di Angela senza capire il motivo.
Questo avvenne tutti i giorni sino a quando mi portarono via da lì.
Quel giorno, negli attimi in cui gli infermieri mi prelevarono, con le mie poche forze cercai di incrociare Tony ma di lui non seppi che la sua voce.
Pensavo fosse la fine di questo triste percorso e invece era solo l’inizio…
Ai familiari le condoglianze di Gennaro, Salvatore, Bartolino Leone e famiglie