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libroLa scrittrice Annunziata Berrino* ha pubblicato il volume "Andare per Terme" nell'ambito di una collana di aberrinoitinerari d'autore tra storia e cultura, "Ritrovare l'Italia, edizione "Il Mulino", con un capitolo dedicato alle terme di San Calogero di Lipari che per gentile concessione pubblicheremo a puntate. Per non dimenticare...

L'acqua ha avuto fin dall'antichità un alto valore simbolico e culturale: si pensi alle fonti, meta ancora oggi dei pellegrinaggi di cura, fenomeni di culto legati a figure sante o divine. Al soggiorno termale che in Italia gode di una lunghissima tradizione, si è sempre accompagata la ricerca del benessere psichico e spirituale. Il nostro viaggio comincerà dalle Terme di Caracalla e toccherà vari centri, fra cui Bagni di Lucca, le Terme di Salsomaggiore, Ischia. Nell'acqouaeo vagare fra stabilimenti, sorgenti, grotte fanghi, è l'immaginario delle terme, intessuto di sacro e di profano, che si disvelerà a noi.

Nelle terme di Caracalla, ogni giorno 6 mila, forse 8 mila frequentatori si muovevano in ambienti vastissimi, ornati da enormi colonne, da pavimenti in marmi orientali, da mosaici di pasta vitrea e marmi alle pareti, da stucchi dipinti e centinaia di statue colossali. Architettura, arte e tecnologia erano mirabilmente combinati...

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PRIMA PUNTATA. LIPARI, IL CALDO PIU' ANTICO DEL MEDITERRANEO.

Certamente il disegno che il francese Jean-Pierre Houel (1735-1813) realizzò nel 1778 contribuì a fissare nell'immaginario della cultura occidentale le terme di San Calogero a Lipari. E non certo perchè fossero terme, bensì perchè documentavano l'antichità millennaria di una pratica terapeutica mai interrotta e che quell'isola mediterranea aveva preservato fino al presente. Houel era a Roma con una borsa di studio dell'Accademia di Francia e, rapito dalla Sicilia, vi soggiornò tra il 1776 e il 1780. Tra i suoi disegni realizzati alle Eolie, di grande ispirazione scientista, il disegno dei bagni di San Calogero con il gruppo di ammalati riuscì di un realismo raro, incuriosente eppure toccante. Di lì a poco, nel 1781, Dèodat de Dolomieu (1750-1801) nel resoconto del suo viaggio scientifico alle isole Eolie descrisse i bagni caldi: l'acqua sgorgava ai piedi della montagna e, raccolta in bacini coperti, passava in bagni provvisti di gradini per sedersi. Era quasi bollente e bisognava lasciarla raffreddare per un giorno, altrimenti avrebbe ustionato chiunque; e tutto intorno esalava un forte odore di zolfo perchè si sprigionavano vapori solforososi. Quei bagni curavano le malattie della pelle, i reumatismi e le malattie veneree, e potevano servire anche da stufe. Tuttavia, notò lo scienziato, in pochi arrivavano in quel luogo, perchè mancava ogni cosa e, chissà perchè il governo non aveva ancora pensato di farvi costruire uno stabilimento, visto che i soldati di guarnigione in Sicilia erano spesso mandati a curarsi sull'isola.

2' PUNTATA.
Gli interessi scientifici europei per la vulcanologia in quei decenni erano straordinari e per ogni studioso l'analisi de visu dei fenomeni vulcanici del golfo di Napoli e della Sicilia orientale era un momento imprescindibile del proprio percorso di studi. A Dolomieu seguirono tanti altri, tra i quali lazzaro Spallanzani (1729-1799), scienziato italiano che osservò ogni cosa dei luoghi e delle comunità isolane. Negli anni quaranta i bagni cominciarono a essere frequentati e non mancò chi ne colse non solo il valore terapeutico, bensì anche quello storico-culturale, tant'è vero che nella straordinaria produzione guidistica europea ottocentesca dedicata all'Italia e alle regioni meridionali, non mancava quasi mai un accenno alle terme di San Calogero, dove gli stranieri vedevano arrivare afatica contadini calabresi e soldati siciliani. All'indomani dell'unificazione nazionale il Comune di Lipari decise di costruire un piccolo stabilimento termale a San Calogero. Fu fatto. Un medico locale e un chimico di Messina legittimarono la bontà terapeutiche delle acque. In quegli stessi anni Guglielmo Jervis le inserì nel suo catalogo nazionale: nel volume dedicato all'Italia meridionale della Guida alle acque minerali d'Italia (1876) parlò delle terme di San Calogero, dove disse sgorgavano acque salso-solfato-bicarbonato sodiche a sessanta gradi, che depositavano sulle rocce incrostazioni bianche di silice. Descrisse la sorgente e la stufa, che disse di costruzione romana, e il nuovo stabilimento da poco costruito e non mancò di raccontare che nei pressi delle terme erano stati ritrovati vasi, ciotole e figurine fittili di epoca greca.

3' PUNTATA.

Dopo qualche anno lo stabilimento suscitò l'interesse della medicina piu' moderna e fu chiesto in concessione dal medico Francesco Genovesi che aveva aperto uno stabilimento "idropatico" a Messina. Di lui si disse "crede di piu' alla potenza terapeutica dell'acqua che alle bobbe e agli unguenti dei farmacisti, egli ammette il gran medicamento della mamma natura". L'impresa del medico Genovesi fu moderna in tutti i sensi: si propose quasi come una agenzia turistica che offriva ai clienti dello stabilimento idropatico messinese la cura alle acque termali e alle stufe di Lipari, comprensiva di biglietto di imbarco, barchetta per lo sbarco, trasporto dei bagagli e quant'altro. Tutto era definito in dettaglio, nessuna brutta sorpresa e si specifica che il bagno sarebbe stato preparato alla presenza del bagnante. Quanto al trattamento, il ristorante offriva bolliti, brodi, frittate, fritture, ragu', ed era disposto a preparare ogni cosa: da sartu' a timballi, da torte a pasticci pur di accontantare gli ospiti. E per chi non poteva recarsi sull'isola si offriva si il trasporto di acqua a domicilio. Ma la gestione del medico messinese fini' in deficit. In quegli anni di fine 800 le terme furono descritte da Luigi Salvatore degli Asburgo Lorena (1847-1915), viaggiatore e naturalista che lo visitò nel 1894.

Il suo racconto : "attraverso un territorio selvaggio e sterile si perviene al Vadduni o Zifaru, che sovrasta u Vagnu con le sue pareti di lava trachitiche, e da qui seguendo due tornanti al ridente stabilimento termale di San Calogero. Costituito da un imponente edificio di buona fattura, presenta un prospetto laterale con 8 finestre, un balcone frontale tra altre due finestre e un tetto a terrazza. Sulla destra dell'ingresso si trova la grotta a volta con sedile a giro, dove sgorga la la sorgente, le cui acque defluiscono nelle vasche di raffredamento poste al riparo di un'altra volta a botte piu' pronunziata. Di qui esse giungono nei singoli bagni attraverso una tubatura di piombo. Entrambi gli ambienti hanno origini remote".

4' PUNTATA.

Dopo un'altra concessione, pure deficitaria, nel 1896 il Comune assune di nuovo la gestine diretta dei bagni. Da lì a poco fu la volta di due farmacisti, Luigi Mancuso e Nunzio Esposito, che chiesero di gestire lo stabilimento per 30 anni, di cui i primi dieci gratuiti in cambio di investimenti, perchè la struttura aveva bisogno di importanti restauri: a loro avviso era anche importante realizzare una strada che conducesse al mare. Grazie ai due farmacisti, dopo due anni di sforzi e lavoro, le acque di Lipari cominciavano ad essere conosciute. Si coprirono le due cisterne di acqua; fu costruita la stanza per i fanghi; si fotografò lo stabilimeno; si acquistarono inserzioni pubblicitarie e cartoline; si commissionò l'analisi delle acque...ma nel 1908 il terremoto di Messina vanificò ogni sforzo perchè i forestieri avevano paura di andare in quella terra "ballerina" come disse il dottor Mancuso. Al terremoto di Messina seguì la guerra: a quel unto il contratto fu sciolto e nel 1930 lo stabilimento tornò al Comune. Era ovviamente tutto da rifare. Necessità di restauri, lentezze burocratiche e lo scoppio del secondo conflitto mondiale consentirono la riapertura dello stabilmento solo nel 1945, stagione nella quale furono forniti 539 bagni. Per gi ammalati lo stabilmento offriva una stufa, dei fanghi e l'acqua termale che affiorava a 70 gradi.

5' PUNTATA.

Nel 1952 il Comune chiese alla Cassa per il Mezzogiorno di intervenire finanziando una strada che collegasse le terme al centro piu' vicino di Pianoconte, a 4 km di distanza. L'unico collegamento era infatti ancora una mulattiera e tanti pazienti non sapevano adattarsi al trasporto con mezzi da soma, perchè, come si disse, forse, non li avevano mai usati...La strada per Pianoconte arriverà solo nel 1964 e solo nel 1968 saranno attivate la linea telefonica e l'energia elettrica. Negli anni 60 lo stabilimento fu gestito dal Comune; non era convenzionato con alcun ente e ospitava 150 ammalati che potevano soggiornarvi. Trovandolo in funzione, negli anni 70 la Regione Sicilia stanziò circa 2 miliardi di lire per realizzare un grande impianto termale con annesso albergo. I lavori iniziarono a metà anni 80 ma il finanziamento con il passare degli anni consenti' solo di restaurare l'immobile lascinadolo privo di impiantistica. Le valutazioni dei potenziali investitoti furono chiare: lo stabilimento poteva interessare, a patto che fosse dotato di una struttura alberghiera capace di offrire un soggiorno completo di offerta termale. Ipotesi irrealizzabile per l'assenza di risorse finanziarie e piu' tardi, per i vincoli posti dal piano paesisitico, ma anche per la straordinaria concorrenza che intanto il mare e nello specifico il mare delle Eolie, faceva a qualsiasi forma di turismo. Col passare degli anni  e con l'incuria, la concessione termale fu persa e i lavori mai completati. Oggi gli ambienti dello stabilimento ottocentesco sono gestiti dauna cooperativa culturale. Ma intanto i lavori di restauro del 1984 furono anche occasione di ricerca archeologica. 

6' ED ULTIMA PUNTATA.

Nel dipinto di Houel (foto) la stufa era un edificio isolano: a destra c'era un altro piccolo edificio con volta e cupola, indipendente dal primo che conteneva una vasca. A sinistra appariva un'altra costruzione abbandonata e quasi in rovina che probabilmente serviva per ricovero delle persone che vi si recavano a curarsi. Nel 1867, quando fu costruito lo stabilimento termale, il piccolo edificio a cupola fu demolito e la grande stufa fu inglobata nel fianco della nuova costruzione. Nel corso dei lavori di restauro degli anni 80 quell'antichissima stufa divenne accessibile e per la prima volta fu visto il suo interno: era spettacolare. Si scopri' allora che era di una struttura singolare, che rimandava a quella delle thòloi funerari micenei: non era dunque un avanzo romano, come tanta letteratura aveva ripetuto, bensì un tholos che risaliva all'epoca micenea, la cui presenza andava letta all'interno dei rapporti che univano le Eolie al mondo egeo. La storia del termalismo in Italia conquistava una profondità storica vertiginosa come la volta di quella tholos. Negli anni seguenti si scavò ancora e si raccolsero testimonianze che andavano dal tempo greco arcaico del VI secolo a.C. , a prova che le terme di San Calogero furono frequentate durante tutta l'antichità. Da allora le terme di San Calogero, seppure inattive, si sono radicate con ancora piu' forza dell'immaginario culturale occidentale e, se non per un bagno, vale almeno la pena raggiungerle in escursione sulel orme di Houel e Dolomieu.

*Insegna storia contemporanea nell'Università di Napoli Federico II. Tra le sue pubblicazioni per il Mulino: "Storia del turismo in Italia (2011) e "I trulli di Alberobello" (2012).

di Bartolomeo Spinella

Questo è il disegno originale di Houel relativo ai bagni di S. Calogero
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