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di Ennio Fiocco

Tra mare e cielo: in rotta per Atene per i giochi olimpici.

Nell'aprile del 1896, il quotidiano monarchico “La Gazette de France” inviò il giornalista ventottenne Charles Maurras (1868 +1952) ad Atene per i primi Giochi Olimpici moderni. Ne scaturirono “Le Lettere dai Giochi Olimpici”, composte tra il 15 e il 22 aprile nel numero di sei. Ho tradotto la prima epistola e la presento ai lettori nella parte della traversata delle Eolie che appare interessante e ricca di descrizioni sensoriali. In particolare, dalla lettura del pezzo già si nota lo spessore di un uomo che diverrà a breve scrittore, politico, poeta e critico.

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“Ieri...abbiamo finito di attraversare lo Stretto di Messina...Il vento è forte, ma favorevole. Non dobbiamo preoccuparci del cielo che è terribilmente grigio, né tanto meno della danza che la barca compie ad ogni sforzo della macchina...Non penso ad Atene, ma desidero assaporare a poco a poco tutta la delizia del mare; gentile o violento, lo è il Divino; buio o luce, dobbiamo quasi adorarlo, c'è così tanta forza e di fascino nei suoi spettacoli...Da questa solitudine tutto ciò che appare sul mare viene prima scoperto come cambiare il tempo, puntare alla cresta delle onde...vedere le vele di navi lontane.

Quello che mi aggrada particolarmente è vedere il cerchio perfetto d'acqua, quando il cielo è puro e il mare senza sponda. Niente di meno monotono, qualunque cosa si dica: questo azzurro non smette mai di manifestarsi...come l'azzurro profondo di una pietra preziosa di colore blu; ieri, in vista della Sicilia, tutto si era addolcito ed evaporato. L'acqua sembrava una nuvola; la nuvola di chiarezza; e la chiarezza stessa divenne puro spirito: le onde e le coste...tutto sembrava dipinto o disegnato, ma in linee di fuoco...di divina semplicità ed eleganza. Ciò che, infatti, mi colpisce ogni giorno negli aspetti di questo mare, è la perfezione delle sue linee. Dicono che un mare senza sponde sia un riflesso dell'infinito....

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La separazione di un cielo pallido da questo mare più scuro dà, al contrario, l'idea della più esatta figura geometrica, che è, senza dubbio, il cerchio. La circonferenza di questo cerchio mi incanta proprio con la sua perfetta purezza. Questo bellissimo disco azzurro è tutto completamente geometrico. È vero che i due artisti Supremi, il Vento e il Sole, non smettono mai di dipingere o modellare il suo volto scintillante; danno vita divina a questa umana bellezza....Ho visto così, come la nostra nave ha attraversato questo meraviglioso arcipelago delle Lipari. Prima, a destra, due isole, Alicudi e Filicudi, come coni che emergono uno dopo l'altro dal mare, l'ultima fiancheggiata da un ripido isolotto di roccia; poi una terza isola, più bella di quelle che appaiono da questa parte,

Salina, formata da due seni così delicatamente accoppiati che l'occhio non può staccarsi dalla curva flessibile e delicata che ne unisce le cime; una frazione, composta da poche decine piccole case sparse in un incantevole disordine, discendono dai fianchi di queste colline....a sinistra, lo Stromboli il fumoso è apparso molto tempo fa; la sua notorietà gli valse un grande successo tra i miei compagni di viaggio...il pennacchio di Stromboli sembra solo un'altra nuvola tra le nuvole che macchiano il cielo. Mentre dunque ammiriamo...lo Stromboli...faccio le mie devozioni alle segrete bellezze poco conosciute di Panarea... è un gioiello. Lambiamo da vicino i due lati...i fianchi occidentali e a nord di questa piccola isola appaiono molto selvaggi da lontano e credo che lo siano tale in realtà; ce ne convinciamo non appena andiamo avanti. Ma osserviamo dentro allo stesso tempo la forma dell'isola è estremamente aggraziata....è tutta verde sul lato nord...i pendii più ripidi sono ricoperti di soffice vegetazione, una sorta di prateria più folta e più perenne dell'erba e meno pallida dell'erica e lo è con una freschezza che deve piacere al tatto così come ammalia lo sguardo...

Con una deviazione improvvisa si scopre il lembo meridionale di Panaria. La primavera sembra passata. È estate o addirittura autunno...Ciuffi di alberi grigio pallido, ulivi senza dubbio; tra ulivi, qualche casa solitaria. La nave sembra allontanarsi dagli emblemi della felicità. Uno scroscio di pioggia calda cade all'improvviso sul ponte...appare Lipari, poi Vulcano, seguendo la affascinante Salina...La pioggia smette. Il vento rinfresca. Ma non è più il vento freddo e aspro di Marsiglia o la costa della Corsica...è lo Zefiro...l'intero bordo circolare dell'orizzonte sembra celeste...su questo bel cerchio si delineano, come forme senza materia, come sostanze angeliche, i variegati tagli di Stromboli, dell'isolotto di Basiluzzo che tocca Panarea, da Panarea stessa, da Salina, da Lipari e di Vulcano, tutto impastato e disegnato nella luce.

Il tramonto...con...le polveri d’oro sollevate dal mare verso il cielo, da sole danno l’idea di queste luci; sembrano spiritualizzare i confini del mondo. Non finirò di raccontare nei dettagli la giornata di ieri”.

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