Nel quadro delle iniziative per i festeggiamenti del Santo Patrono si è svolta stamattina mercoledì 12 novembre alla Cattedrale la visita guidata delle ultime classi dell’Istituto di Istruzione Superiore “Isa Conti Eller Vainicher” sul tema “La Basilica Cattedrale S. Bartolomeo luogo di incontro di un Passato da conoscere per costruire il Presente”. Gli studenti erano accompagnati dalla prof.ssa Elvira Casaceli e da altri insegnati. Ha aperto i lavori mons. Gaetano Sardella che ha illustrato il significato dell’iniziativa ed ha tratteggiato brevemente la figura del Santo Patrono “un israelita in cui non c’è falsità” come lo ha salutato Gesù nel Vangelo di Giovanni.
Mons. Gaetano Sardella apre in Cattedrale l'incontro con gli studenti
Ha fatto da guida alla conoscenza della Cattedrale il dott. Michele Giacomantonio che è partito chiedendosi che cosa ha rappresentato e rappresenti per i Liparesi la rocca del Castello. Un simbolo di sicurezza e di speranza è stata la risposta. Quando la rocca si popolava di edifici, monumenti e anche abitazioni era segno che le cose prosperavano e si era in un periodo di tranquillità e di pace. Quando invece la rocca si ricopriva dei ruderi delle distruzioni che vi permanevano per decine ed anche centinaia di anni era segno che le isole versavano in una grave crisi e i liparesi erano oggetto di attacchi, incursioni e saccheggi. Forse proprio per questo rappresentare un simbolo di sicurezza e di speranza la rocca è stato luogo di edifici sacri votati agli Dei.
Questo già in epoca preistorica come testimoniano le pietre dinnanzi all’Immacolata dove si riconosce un grande cerchio che probabilmente rappresentava un santuario, questo al tempo degli Eoli e degli Cnidi dove il posto che oggi è della Cattedrale era occupato da un tempio dedicato ad Efesto, questo fin dagli albori del Cristianesimo quando probabilmente già nel V secolo, ma forse anche prima, nacque un tempio dedicato a San Batolomeo e di cui nel chiostro permangono ancora lembi di mosaici della chiesa bizantina distrutta nel IX secolo dai saraceni durante la seconda grande “ruina” di Lipari.
La Cattedrale di oggi risale ai Normanni che nel 1083 decisero di ripopolare le Eolie ed affidarono il compito al benedettino Abate Ambrogio che sbarcò a Lipari con un pugno di frati e un gruppo di artigiani, manovali, contadini, soldati. La chiesa che venne eretta era ad una navata col tetto in legno, senza campanile. Fu la chiesa che con diversi maneggiamenti, abbellimenti, ampliamenti accompagnò i Liparesi fino alla distruzione di Ariadeno il Barbarossa nel 1544. Nel 1131 alla Cattedrale ed al cenobio si aggiunse il chiostro realizzato con le colonne ed i capitelli ricavati da precedenti costruzioni greche e bizantine.
Il dott. Michele Giacomantonio illustra nel Chiostro la ricostruzione della Cattedrale al tempo dei Normanni.
Nel 1325 Federico II d’Aragona re di Trinacria (come era stato chiamato allora il regno di Sicilia), capitato alle Eolie accidentalmente alla vigilia della festa di San Bartolomeo, volendo partecipare alle celebrazioni , fece costruire uno scranno di fronte al seggio vescovile. Scranno che, ampliato opportunamente, lasciò in eredità alla amministrazione municipale perché lo occupasse durante le celebrazioni solenni. Usanza che continua ai nostri giorni.
Nel XV secolo si mise mano all’ampliamento della Cattedrale che ormai era divenuta troppo angusta per gli abitanti. Ma la realizzazione dell’opera andò per le lunghe forse perché il progetto era troppo ambizioso così quando il Barbarossa le diede fuoco i lavori non erano conclusi e la volta che era ancora di legno andò tutta in cenere assieme all’archivio della città che era a fianco alla Cattedrale. Sarà negli anni successivi che vennero fatti lavori di ripristino e il Campis poté scrivere che la chiesa era divenuta più nobile di prima perché ora poteva contare su una bellissima volta.
Sarà solo nel 1772 che verrà ripreso il grande progetto di riqualificare la Cattedrale dandole la planimetria attuale ed al posto dell’unica navata angusta ed oblunga verranno realizzate tre navate, un nuovo prospetto e la torre campanaria. Intanto negli anni precedenti venivano realizzati gli altari in marmo policromo che occuperanno le navate e veniva affidato al pittore palermitano Antonio Mercuri il compito di dipingere le pale che li adornano. La maggior parte dei dipinti della Cattedrale risalgono quindi al XVIII secolo. Vi fanno eccezione la tela collocata nella cappella della Madonna del Rosario (da dove si entra in sacrestia), di autore ignoto dedicata alla Madonna del Rosario con San Domenico e Santa Caterina contornata dai quindici misteri del rosario e con alla base San Domenico che prega fra due stemmi del Comune di Lipari che è del XVI secolo, una Dormitio Virginis attribuita a Giovan Filippo Criscuolo anch’essa della seconda metà del XVI secolo, la Madonna benedicente con bambino, ora sull'altare centrale, che soprattutto per la sua cornice dorata ricorda il quadro della Madonna delle lettere della Cattedrale di Messina.
Una parte degli studenti durante l'incontro nel chiostro normanno.
Invece sempre del XVIII secolo sono i dipinti di argomento biblico della volta anch’essi di autore ignoto.
La statua in argento di San Bartolomeo ad altezza naturale ed il relativo altare in legno intagliato con fregi di oro zecchino era un voto dei Liparesi a seguito del terremoto del 1693 che seminò morti per tutta la Sicilia ma risparmiò le Eolie. Ma l’adempimento del voto andava per le lunghe e perché lo si rispettasse fu necessaria la forte scossa tellurica del 1 settembre 1726 e così nel giro di due anni tutto fu commissionato e posto in opera nel 1728.