di Aldo Natoli
ISOLE EOLIE Terme di San Calogero – Illusioni e delusioni!
“IL PAESE DEI VULCANI e LEGENDE LIPAROTE”
LO STABILIMENTO DI SAN CALOGERO
Lasciati i compagni sulla terrazza della chiesetta di Piano Conte a discutere sulla passata giornata di caccia, e sul bottino fatto, in verità alquanto scarso, ci addentrammo , io ed il mio compagno Esposito, nell’aperta campagna, non ancora stanchi. La giornata era bella, volevamo godere ora uno dei bei tramonti settembrini, che si ammirano al ponente di Lipari. E’ il ponente di Lipari uno dei posti più pittoreschi dell’isola incantevole: grotte meravigliose si
aprono sul mare glauco.
Una di esse nulla ha da invidiare alla magnifica grotta di Capri. Entrandovi con una barchetta vi si addentra come in magnifico lago azzurro, ove l’acqua presenta, riflettendo la volta irta di scogli verdi e rossastri, una fantasmagoria di colori. Un’altra, ove gocciola perennemente dell’acqua, mostra dei magnifici stallatiti. – Grossi massi dritti, stupendi nella loro rudezza naturale, staccati forse dalla costa, in un’epoca lontana, da una forza vulcanica, si protendono a picco sul mare, ospitali ai bianchi gabbiani e ai colombi selvatici.
Passando con la barchetta in questo versante, sembra quasi di trovarsi in un’isola misteriosa, disabitata, ove solo regna silenzio e bellezza. Portata in giro dall’eco, la nostra voce di ripete di grotta in grotta, di scoglio in scoglio, mentre si sente lo sbattere dei remi nel mare e le colombe scorazzano scappando, paurose del colpo di fucile del cacciatore profano. Gli occhi non si stancano di guardare, mentre nel cuore vorrebbe raccogliere per sé tutte le visioni, tutte le strane impressioni che assalgono il visitatore entusiasta.
A sera scende il sole. Scende la sublime bellezza del tramonto su le cose tutte, già coperte di silenzio. Non una voce turba quell’ora. Lenti, risalgono le vie, che si arrampicano su per le colline, i contadini ritardatari, che tornano con gli asinelli, e le mucche a casa, a Piano Conte, ultimo villaggio della contrada, e lenti risalgono fra le cime dei monti i pastorelli col gregge; e viene ultimo, smorzato dalla lontananza, il suono delle campane.
….Sembrano piccoli gnomi sorti da un racconto di fate, in un’isola misteriosa.
Unico grande palazzo nella vallata deserta, circondata da monti, fronteggiata dal mare, sorge lo Stabilimento di San Calogero.
Era un tramonto di oro liquido: laggiù all’orizzonte una grande fascia di colori smaglianti, degradanti su verso il cielo; viole e rose smaglianti, degradanti su verso il cielo; viole e rose si confondevano nella colata di oro vivo, raggi lucenti facevano ala al sole, Signore e padrone della distesa. Splendevano i vetri delle finestre dello Stabilimento malandato, mormorava l’acqua, scorrendo, forse una strana leggenda di bontà e di amore che fasciò il mio cuore giovane e desioso di bene.
Che cosa creò quel sole innanzi ai miei occhi estasiati? Quali visioni e quali sogni? Passò forse per le vie scoscese il bianco vegliardo appoggiato al suo bastoncello ad additarmi un cammino da seguire? In quell’ora sublime di pace e di bellezza?
“Amico, dissi al compagno Esposito, noi dobbiamo valorizzare queste acque e questo luogo”
Egli rispose: “ Lo dobbiamo”. Vidi nei suoi occhi un raggio di fede. Tornammo indietro in silenzio, immersi nei nostri pensieri. La compagnia ci attendeva ancora, e fece ai nostri visi stralunati un’accoglienza festosa. Oh! Donde venite? Avete visto il mostro della montagna, e la regina del deserto? Noi avevamo visto, penso oggi che la poesia è fasciata di delusione, nient’altro che un magico tramonto. Senza rose e senza viole infatti, il tramonto e sceso oggi in una colata di cenere.
TERZA PUNTATA (SEGUE)