dI Agostino Pellegrini
Nella famiglia di Anna Sangiolo e di Giovanni Vasquez, nel 1914, nasce Onofrio, primo ed amatissimo figlio.
L’8 aprile del 1916, nasce Concetta. Nel 1919, pare, per una banale infezione gastro-intestinale, al tempo non curabile, il piccolo Onofrio muore, lasciando la famiglia nella disperazione e nel dolore.
Una nuova gravidanza rimuove, in qualche modo, il dolore della perdita e dà alla madre Anna la speranza di avere di nuovo un figlio maschio: ma, il 4 maggio 1921, esattamente, un secolo fa, nasce Giuseppina, con il complesso irrisolto di non avere esaudito il desiderio della madre.
Giuseppina, però, nel tempo, ha regalato grandi soddisfazioni alla sua mamma e alla sua famiglia.
A Malfa trascorre la sua infanzia e frequenta la scuola elementare fino ai 13 anni. Negli anni successivi la svolta della sua vita: le viene offerta la possibilità di proseguire gli studi a Napoli, insieme ai suoi cugini, ospite della zia Caterina, sorella della madre, nella casa di via Duomo 202, dove, nello stesso palazzo, nella stessa scala, al piano di sotto, viveva Luigi Pellegrini. Inizia per lei, negli anni ’30, il percorso di istruzione presso l’istituto magistrale e poi l’Università.
Gli anni della sua gioventù a Napoli, in compagnia della zia e dei cugini (Concettina, Giuseppina e Franco) sono segnati, da una parte, dall’impegno per completare il suo percorso formativo, e, dall’altra, da un ritrovato interesse per le opportunità che la vita in città e i contatti sociali le offrono. La giovinezza di Giuseppina è segnata dagli anni difficili e duri della guerra che a Napoli fa avvertire a tutti le difficoltà del vivere quotidiano (frequenti nei suoi racconti il ricordo delle sirene e l’immediata fuga nei ricoveri antiaerei).
Giuseppina non demorde e nonostante la guerra, continua a studiare e, il 31 gennaio 1948, probabilmente, prima donna di Malfa, a 26 anni, si laurea in Pedagogia all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.
La dottoressa Vasquez Giuseppina continua a vivere a Napoli dove negli anni’50, grazie al suo cursus honorum, inizia ad insegnare ai bambini delle scuole elementari, e, pur avendo la possibilità di insegnare alle scuole superiori, per amore dei bambini, resterà fino alla pensione, a fare, con orgoglio, la Maestra.
Nello stesso tempo, entra nella vita di Giuseppina, un po' clandestinamente, il signore del piano di sotto, Luigi Pellegrini, con il quale, nonostante una forte opposizione iniziale della famiglia per la forte differenza di età (24 anni), convola a nozze nel maggio del 1956.
I contrasti in famiglia si ricompongono grazie alla nascita dei due amatissimi figli, Augusto e Lorenza, che, fino all’età scolare, restano a Malfa affidati alle amorevoli cure della zia Concetta e della nonna.
Poi Giuseppina ricompone la sua famiglia a Napoli, dove entrambi i figli si trasferiscono quando iniziano la scuola, ma mantiene con Malfa continui contatti sia recandovisi in tutte le occasioni possibili sia cercando di conservare le tradizioni mediante scambi continui di prodotti della sua terra.
A 56 anni perde l’amato Luigi, al quale resterà legata, in modo indissolubile, per il resto dei suoi giorni. La perdita del marito è compensata dall’attenzione dei figli, dall’impegno nell’insegnamento e dal forte legame con la sua famiglia di origine: la sorella maggiore Concetta e i cugini con cui ha condiviso parte della sua vita a Napoli.
Dopo la pensione, rimasta a Napoli, ha vissuto una seconda giovinezza insieme ad alcune amiche, vedove anche loro, con le quali, non passava giorno, senza organizzare un thè, una partita a carte, un teatro, un cinema o una pizza.
Ma il tempo è passato e anche le amiche. Giuseppina si è ricongiunta a Concetta, punto di riferimento costante di tutta la sua vita, e le due sorelle hanno vissuto, fino a quando Concetta ha retto, fra Napoli, Malfa e Roma, dove vivono i due figli.
Poi, Giuseppina si è trasferita, fisicamente, a Roma ma la sua casa è rimasta sempre quella al Vomero, quartiere collinare di Napoli.
Giuseppina, all’apparenza sempre amorevole e sorridente, è stata una donna forte e determinata, legata sia al suo paese nativo dove ha sempre amato fare lunghe passeggiate (il Cimitero una delle sue mete preferite), o, a mare, lunghe nuotate dalla sua spiaggia di bambina: lo Scario; sia a Napoli, città che la ha accolta e dove ha trovato l’amore della sua vita; sia al suo lavoro di Maestra, al quale si è dedicata con passione ed impegno; sia ai suoi figli, che continua ad amare, immensamente, e ai quali ha dedicato sempre una grande attenzione.
Nessun giorno sprecato!
A Nonna Giuseppina auguri anche dal Notiziario
SALINA - Le sorelle Vasquez sono entrate nella storia delle centenarie d’Italia: Concetta l’11 aprile scorso ha compiuto 105 anni e oggi Giuseppina festeggia il 'Secolo' di vita, con i suoi i 100 anni. Vivono a Salina, nella seconda isola delle Eolie, nella Casa di Riposo della Madonna del Terzito di Leni, gestita da don Peppino Brancato che ha preparato una festa di compleanno con le massime precauzioni. Entrambe hanno già fatto la seconda dose del vaccino Moderna.
“Giuseppina che ha vissuto tra Napoli e Malfa – ricorda il figlio Augusto Pellegrini, direttore all’Agenzia delle entrate di Catanzaro - nonostante la guerra, ha continuato a studiare e, il 31 gennaio 1948, probabilmente, prima donna del piccolo Comune di Salina, a 26 anni, si è laureata in Pedagogia all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli".
Negli anni ’50, ha iniziato ad insegnare ai bambini delle scuole elementari. Si è sposata con Luigi Pellegrini, con il quale, nonostante una forte opposizione iniziale della famiglia per la forte differenza di età, 24 anni, è convolata a nozze nel maggio del 1956. La coppia ha due figli Augusto e Lorenza che, fino all’età scolare, restano a Malfa affidati alle amorevoli cure della zia Concetta e della nonna. La sorella Concetta tra le sue grandi passioni ha la cucina e per Giuseppina preparerà le specialità: meravigliosi manicaretti, sartù di riso, timballo di melanzane e polpette all’agrodolce.(ANSA 2° LANCIO)
NOTIZIARIOEOLIE.IT
di Giuseppe Brancato
Gentile direttore,
desidero condividere con lei la notizia che la signora Concetta Vasquez, residente nella nostra casa di riposo, di Val Di Chiesa a Leni ha compiuto 105 anni.
Grato per l'attenzione.
A Nonna Concetta auguroni anche dal Notiziario
(ANSA 1° LANCIO) SALINA - Tra i piu’ anziani d’Italia c’è anche Nonna Concetta Vasquez. Ha compiuto 105 anni ed è stata festeggiata a Valdichiesa nella Casa di Riposo della Madonna del Terzito di Leni, nell'isola di Salina, con una torta. Presente anche la sorella che tra qualche settimana compirà 100 anni. Uno dei pochi casi in Italia di due centenarie parenti. Alla festa hanno anche partecipato il parroco Giuseppe Brancato che gestisce il centro che ospita una ventina di anziani e tutto il personale.(ANSA)
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Concetta una donna di Salina
di Agostino Pellegrini
Questa è una storia chiave per comprendere di quale tempra siano gli abitanti dell’isola di Salina, una delle Eolie.
Sono memorie e ricordi di una civiltà contadina, ormai in gran parte scomparsa, ma che è bene far rivivere, perché le nuove generazioni sappiano quali siano state le loro radici.
Concetta nasce a Malfa, l’8 aprile 1916, mentre si intravedevano i primi bagliori di quella orribile guerra europea che avrebbe scosso tutta l’Italia nella seconda decade del ‘900, lasciando in molte famiglie lutti, il cui ricordo non si è ancora del tutto cancellato.
Gli avi di Concetta, come il suo cognome denunciava, VASQUEZ, erano originari della Spagna e sembra che si fossero insediati nell’isola verso il 1.500.
In effetti la casa di famiglia, ove è nata e ha sempre abitato, risale a quell’epoca e la sua vetusta tipica struttura lo conferma.
Si tratta di una casa, simile a poche altre sparse nell’isola, di un solo piano ma con muri maestri poderosi, il tetto piatto, a terrazza, ornato all’estremità da tipici “Pizzi”, che ondulano l’aspetto della facciata.
Sul davanti una grande “Loggia”, con robuste corte colonne intonacate di bianco: “i pulieri”, su cui poggiava un intreccio di canne, che costituivano il pergolato a sostegno delle viti o di altre piante rampicanti.
Nel terreno circostante grandi cespugli sparsi di lussureggianti Hibiscus in una sinfonia di colori cangianti che ammaliavano la vista.
Nel terreno, dietro la casa, l’immancabile vigneto e ancora sparsi ulivi, mandorli, un fitto aranceto alternato a tozzi limoni, che in primavera spargevano l’inebriante profumo della zagare.
La casa era un tempo isolata, ma poi successivamente altre costruzioni, più rustiche e meno eleganti, l’avrebbero circondata assieme ad un imprevisto e detestato tracciato stradale.
Ma era il progresso.
Concetta da giovane, una figura snella ed elegante, aveva il dono dell’altruismo. Colma di una vitalità senza limiti era spesso portata ad azioni e gesti, che la comunità non del tutto approvava, ma che così precorrevano il futuro.
Certo non aveva più nulla a che vedere con la descrizione delle donne di Malfa fatta da William Henry Smyth, ufficiale di Sua Maestà Britannica, che aveva visitato l’isola nel 1814, nel corso di rilevazioni cartografiche nautiche della zona. In una sua lettera all’Ammiragliato aveva descritto le donne di Salina come sporche rozze e mascoline! Un abisso! A Messina, in quel periodo, vi erano circa 10.000 soldati inglesi, colà inviati per impedire un eventuale sbarco dell’Esercito napoleonico attestato in Calabria.
Altri tempi, della cui storia credo che ormai si siano appannate tutte le tracce assieme a quell’Italia rurale e primitiva.
Ma torniamo ora a Concetta.
Certo viveva in una famiglia che poteva definirsi agiata. Possedevano, oltre alla casa, molti terreni sparsi nell’isola e tutti coltivati intensamente. Avevano anche alle loro dipendenze numerosi braccianti ed altri se ne aggiungevano nei periodi di raccolta delle uve e delle olive.
Il rapporto con i dipendenti era ben diverso da quello di oggi. Non è facile spiegarlo. Vi era una specie di devozione (filiale) verso il padrone e questo, a sua volta, manifestava attenzioni, quasi paterne, per i problemi esistenziali della famiglia dei coloni.
Sembravano non esservi risentimenti o invidie, almeno manifestatamente, ma forse questa era solo un’illusione.
Nel vivere quotidiano concetta imponeva la sua fattiva e esuberante presenza.
La cucina: una sua grande passione.
Preparava lei stessa (e non più giovane li allestisce tutt’ora) meravigliosi manicaretti, pronta a offrirli, se era l’ora di pranzo, a amici e conoscenti che, spesso, passavano a salutarla.
Sono ormai inseriti nella leggenda i suoi Sartù di riso e il timballo di melanzane, per non parlare dei totani ripieni e delle polpette all’agrodolce.
Ma questi sono solo alcuni esempi.
E poi a Pasqua ecco le pastiere e a Carnevale ecco gli struffoli al vin cotto e le zeppole e a Natale le paste di mandorla, sagomati in eleganti configurazioni (uccelli, nidi, fiori) e i dolci infarciti con la marmellata di zucca, che poi largamente distribuiva a tutti gli amici.
Ma queste pietanze sono solo una minuscola parte di quelle elaborate, perché l’elenco potrebbe essere molto più vasto e sostanzioso.
Molte altre attività venivano svolte da Concetta e nei più svariati campi, tanto che la sua rinomanza andava diffondendosi in quasi tutta l’isola, una notorietà ben meritata come vedremo.
Per la Domenica delle Palme preparava per la comunità, su diretta richiesta del Parroco, arabeschi di palme intrecciate, e la sua capacità di decorare veniva richiesta anche per la preparazione di corone e ghirlande funerarie. Usanze che, purtroppo, oggi sono solo un ricordo di un lontano passato.
Ma anche in campo sanitario prestava volontariamente la sua opera di assistenza, anche con una diretta collaborazione con il medico-condotto, con cui però ebbe un vivace alterco perché inviata ad assistere degli ammalati di tifo (in quel tempo poco curabile) a sua insaputa.
Le iniezioni intramuscolari, ma (udite!) anche quelle endovenose (cui non era per legge abilitata) non erano per lei un problema e le praticava con professionale perizia.
Le richieste erano molte e lei non si sottraeva. Certo sarebbe stata una perfetta Caposala Ospedaliera se solo si fosse avventurata in questa professione.
Molto apprezzata erano pure le capacità sartoriali di Concetta: oltre ad accorciare, stringere o allargare vestiti, camicette, pantaloni e giacche ad amici e parenti, era capace anche di cucire vestiti importanti, come un abito da sposa. E poi, produceva, a tempo perso, eleganti golf di lana lavorati con i ferri, importanti coperte di lana lavorate ad uncinetto e raffinati centrini.
Concetta amava profondamente il suo mare e da brava isolana non poteva essere altrimenti.
Nel periodo estivo si esibiva in prolungate nuotate, le sue preferite erano tra lo Scario a Galera oppure, dopo l’arrivo con qualche natante sulla spiaggia di Pollara, raggiungeva a nuoto lo scoglio che si erge, a mo’ di sentinella, a non poca distanza.
Una volta raggiunse, dopo una lunga e faticosa traversata, il piroscafo Santa Marina, che era alla fonda a largo di Malfa.
Prodezza che però irritò notevolmente il comandante della nave per il pericolo che avrebbe corso se le eliche si fossero messe in moto. Dopo la doverosa lavata di capo, il Comandante la fece riaccompagnare a riva con un natante.
Questa impresa verrà poi spesso rimembrata da Concetta con una punta di albagia, perché in fondo Concetta aveva un alto concetto di sé!
Il piroscafo Santa Marina, dopo qualche tempo durante la II guerra mondiale venne silurato da un sommergibile inglese, l’Urnivalled, (un nome profetico, perché rimembrava in qualche modo le urne funerarie). Il siluramento avvenne mentre il Santa Marina si dirigeva, inerme, verso Milazzo a poca distanza da Lipari.
In quel disastro perirono 49 delle 91 persone imbarcate, tra cui il Comandante.Molte erano di Malfa e ben conosciute da Concetta, che ne ebbe grande dolore.
Concetta non si è mai sposata. Ma non è mai stata una donna sola. La sua casa era sempre piena di amici e parenti che passavano a salutarla per chiedere consigli, per risolvere problemi, per fare due chiacchiere e prendere un caffè. E poi Concetta ha cresciuto, da sola, i due adorati nipoti, figli della sorella minore, che hanno sempre mantenuto nei suoi confronti un affetto e un rispetto filiale.
Ed infine, il rapporto fra Concetta e Napoli, la sua città che conosceva benissimo e nella quale amava perdersi nei vicoli e nei mercati. Concetta ha vissuto, per lunghi periodi, prima, nella casa di famiglia a via Duomo e poi al Vomero. A Napoli comprava, per lei e per amici e parenti, tutto quello che poteva servire a Malfa: dalle stoffe alle spagnolette, le forbici, gli aghi, i bottoni, le fettucce, i gomitoli, i ferri, gli uncinetti e poi le teglie per i dolci fino alle posate e gli oggetti preziosi.
Ma il posto che Concetta amava di più, a Napoli, era il Regio Teatro San Carlo, dove si recava ad ascoltare le sue amate Opere Liriche.
Perché Concetta aveva pure una bellissima voce!