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QUARTA PROIEZIONE // STASERA ORE 21 // INGRESSO LIBERO! ⭐ Racconti d'estate - Cinema in piazza - IV Edizione 

Quanto siamo il risultato delle nostre radici e quanto possiamo ritenerci liberi e non condizionati nelle nostre scelte dalla storia dalla quale proveniamo? Il Canada e il Libano, due paesi e due culture all’apparenza lontanissimi. Una madre e una figlia, e una nonna, alle prese con il proprio passato, da rimuovere o da scoprire a seconda di ciò che ci porta in dote.

“Memory box” opera meravigliosamente poetica di Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, coppia di autori libanesi, prende spunto dalle esperienze vissute dalla cineasta nella propria adolescenza per poi filtrarle attraverso il linguaggio cinematografico. Ancora una volta come ne “Le otto montagne” un film di due compagni di vita, come a volere sottolineare che per entrare nella stanza dei ricordi è opportuno avere a fianco qualcuno che ti ama e ti protegge.

“Memory box” utilizza il cinema per ricomporre i frammenti dell’esistenza. In mezzo c’è la vita, nonostante tutto.

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Ci sono opere di fronte alle quali risulta difficile trovare parole adeguate. Come se si rischiasse di fare un giro a vuoto rispetto a ciò che si è visto e che tocca sentimenti così profondi. Come se si fosse sicuri di lasciare qualcosa di inespresso, come nel racconto di un primo bacio o di quando si scopre improvvisamente di essere innamorati. "Close", opera seconda di Lukas Dhont, regista belga di soli trentadue anni, è una di quelle opere.

"Close" ci parla della nascita si un sentimento, dei condizionamenti sociali che subiamo. Forse anche della paura di diventare adulti e di come, inevitabilmente lo si diventa. Un film che non si può non amare, con due interpreti adolescenti che riescono a penetrare a fondo dell’anima con i loro sguardi, i loro silenzi. Con tutto il non detto che diventa vita. "Close" è il cinema come dovrebbe essere ed è probabilmente uno dei titoli più belli e intensi degli ultimi anni.

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