di Ruben Piemonte
Ho sentito voci di paese che narrano di feste e di filippiche anti/contro Halloween.
Spero siano le solite voci false delle solite comari di quartiere.
Sarebbe oltremodo grave che le persone con posizioni di responsabilità in una comunità o i genitori dei bambini si concentrassero su queste stupidaggini quando il tessuto sociale, anche locale, soffre di ben più gravi malattie dagli esiti anche molto preoccupanti, come l’indifferenza, il razzismo latente, la chiusura all’accoglienza del diverso, le inimicizie ataviche tra vicini e familiari per futili motivi, il pettegolezzo continuo e violento, l’invidia degli altri.
Questi mali sono pericolosi perché cominciano con sintomi leggeri come il non salutarsi, il non scambiarsi il segno di pace durante la messa, il cambiare di posto, passando magari da vicino all’altare all’ultimo banco, e finiscono con lacerare i legami che esistono in una comunità, che alla fine smette di esserlo e diventa solo un insieme di persone indifferenti che vive nello stesso posto.
Tornando ad Halloween, mi permetto di dare qualche notizia a chi, forse per ignoranza o indolenza, non ha avuto la possibilità di cercarsele da solo e che possa aiutare a comprendere che, anche in questo caso, come in molti altri nella vita, è il buon senso a fare la differenza.
Halloween è un festa che viene da tempi remoti, molto prima del cristianesimo, e che è strettamente legata alla cultura celtica. Qualche studioso l’ha anche collegata ad alcuni culti romani alla dea dei frutti e dei semi. Originariamente nella cultura gaelica e celtica aveva un nome, “Samhain”, che significa “fine dell’estate”. Scartabellando la rete si legge per esempio che Secondo l'Oxford Dictionary of English folklore: Samhain era un tempo per raduni festivi e non c'è evidenza che fosse connesso con la morte in epoca precristiana, o che si tenessero cerimonie religiose pagane."[5]
Nel tempo quella festa è stata rinominata All-Hallows-Eve che in inglese arcaico significa vigilia della festa di tutti i santi, che veniva già celebrata spontaneamente in quel giorno da alcuni popoli prima che nell’anno 834 papa Gregorio IV la elevasse a solennità per la chiesa, in continuità alla tradizione popolare.
E’ anche interessante sapere che l’usanza del travestirsi risale al Medioevo e si rifà alla pratica dell'elemosina, quando la gente povera andava porta a porta a Ognissanti (il 1º novembre) e riceveva cibo in cambio di preghiere per i loro morti il giorno della Commemorazione dei defunti (il 2 novembre).
Ecco che il motto “Dolcetto o Scherzetto” ha una nobile e pia origine, così come si legge che l'uso di intagliare zucche con espressioni spaventose o grottesche risale alla tradizione di intagliare rape per farne lanterne con cui ricordare le anime bloccate nel Purgatorio. La rapa è stata usata tradizionalmente ad Halloween in Irlanda e Scozia, ma gli immigrati in Nord America usavano la zucca originaria del posto, che era disponibile in quantità molto elevate ed era molto più grande – facilitando il lavoro di intaglio. La tradizione americana di intagliare zucche risale al 1837[10] ed era originariamente associata con il tempo del raccolto in generale, venendo associata specificatamente ad Halloween verso la seconda metà del Novecento.
Leggendo con un minimo di apertura mentale questi cenni storici appare evidente che l’aspetto demoniaco della festa le sia stato appiccicato successivamente ed anche abbastanza a torto. I fanatici dello spiritismo e del satanismo hanno scelto questa data come ne hanno scelte altre, per esempio in concomitanza con le feste più importanti per la cristianità.
Credo che alle persone che osteggiano Halloween non salterebbe in mente di non festeggiare il Natale perché prima era una festa pagana dedicata al sole, perché qualche idiota ne approfitta per fare una seduta spiritica, o perché Babbo Natale ha sicuramente qualche aspetto “magico” dato che vola su una slitta trainata da renne e nonostante sia palesemente obeso riesca a passare dai camini.
A pensarci bene, Halloween non è l’unica occasione in cui la nostra cultura ammicca alla magia, ai fantasmi ed alle streghe.
Per coerenza gli stessi organizzatori delle feste contro Halloween con i bambini vestiti di bianco e le immaginette dei Santi dovrebbero organizzare anche cortei ed attività contro le fiabe, dove abbondano personaggi ed oggetti dalla indiscussa aura magica: le carrozze che prima erano zucche, le fate, i genii della lampada, i fagioli transgenici che crescono fino alle nuvole e gli orchi, i principi trasformati in rospi e viceversa, la casetta di marzapane ed il paiolo pieno di monete d’oro, gli elfi, i nani minatori, i pifferai magici e i gatti con accessori alla moda!
Non parliamo poi della saga di Harry Potter e compagni! Che dire di Esopo e dei suoi animali parlanti? A questo punto dovremmo mettere all’indice anche un capolavoro come il Canto di Natale di C. Dickens dato che vi si manifestano degli spiriti, anche se poche letture possono essere altrettanto illuminanti sul significato pratico del Natale. E del carnevale cosa ne facciamo?
Bisogna avere un minimo di intelligenza e di sapienza per capire che le favole e le storie sono solo racconti di fantasia per parlare ai bambini ed aiutarli a sviluppare la loro immaginazione.
La fede e il catechismo sono un’altra cosa.
In questi tempi di divisioni, di guerre, di fanatismi, di turbolenza spirituale e sociale, ancora una volta, non perdiamo occasione per dividerci su ciò che invece potrebbe unire. Se Halloween fosse una opportunità per passare insieme ai bambini, mascherati da zucche o da streghette, una sera di festa e magari contemporaneamente avere la possibilità di ricordare loro che il giorno dopo è una festa importante e che sono attesi insieme ai loro genitori in chiesa, sarebbe tanto male?
Il messaggio da parte degli educatori nella fede e dei pastori non arriverebbe forse più forte ed a più persone? Non sarebbe un modo, come dice papa Francesco, per il popolo di Dio di uscire delle chiese per avvicinarsi agli altri e per i pastori di sentire l’odore delle pecore?
I genitori, gli educatori e gli uomini di responsabilità dovrebbero ricordare che avere fede nella resurrezione non significa non poter sorridere di un castello infestato dai fantasmi e vampiri o di un cavaliere che combatte un drago volante sputa fuoco.
Avere fede nella resurrezione e quindi essere cattolici significa invece non rubare evadendo le tasse o accettando mazzette, non corrompere per avere trattamenti di favore né farsi corrompere per un iniquo guadagno; significa essere operosi nella carità e vicini a chi è nel bisogno. Sono le azioni degli adulti a guidare i bambini nella loro crescita umana e spirituale, non le feste in maschera o le liturgie del culto. Scriveva E. Fromm che ogni atto di amore è una resurrezione ed ogni atto di egoismo è una morte.
Chissà se quanti educano i piccoli a loro affidati, nella famiglia, nella parrocchia e nella scuola trasmettono questi principi o si limitano a combattere i mulini a vento facendoli passare per draghi che minacciano l’ortodossia