Lipari - No al risarcimento per danno ambientale. L'ha sancito il Tar di Palermo accogliendo il ricorso di un cittadino di Lipari, L.B., il quale aveva ricevuto lo scorso dicembre dalla Regione l'ingiunzione di pagamento per 8.618,93 euro per opere abusive sanate nel 2007, previo nulla osta della soprintendenza, reso favorevolmente per silenzio assenso. Il provvedimento di sanzione pecuniaria è stato adottato nell'ottobre 2014 e comunicato due mesi dopo.
Il Tar, uniformandosi a un recente orientamento del Consiglio di giustizia amministrativa, ha accolto la tesi secondo cui "l'indennità prevista per abusi edilizi in zone soggette a vincoli paesaggistici, costituisce vera e propria sanzione amministrativa (e non una forma di risarcimento del danno), con conseguente applicabilità anche a tale sanzione del principio secondo cui il diritto a riscuotere le somme dovute per le violazioni amministrative punite con pena pecuniaria si prescrive nel termine di cinque anni dal giorno in cui è stata commessa la violazione". Tale prescrizione si applica, quindi, anche agli illeciti amministrativi in materia urbanistica, edilizia e paesistica puniti con sanzione pecuniaria. Il provvedimento finale impugnato, essendo stato adottato oltre il quinquennio, è prescritto. (ANSA).
---sentenza Tar Palermo. Indennità pecuniaria ex art. 167 del D.Lgs. n. 42/2004 (c.d. danno ambientale).
Importante sentenza del Tar di Palermo del 2.04.2015 sulla tematica dell'indennità per "danno ambientale", il cui pagamento è stato richiesto a numerosi cittadini eoliani a seguito della presentazione dell'istanza di sanatoria edilizia.
Un cittadino di Lipari, L.B., nel mese di dicembre 2014, ha ricevuto la notifica del D.D.S. n. 2906/2014 del Dipartimento dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, Servizio Tutela, dell'Assessorato Beni Culturali e dell'Identità Siciliana della Regione Siciliana, con cui veniva ingiunto il pagamento della somma di € 8.618,93 per la realizzazione di opere abusive oggetto di istanza di sanatoria edilizia nel territorio del Comune di Lipari. La concessione edilizia in sanatoria per l'abuso edilizio realizzato, è stata rilasciata al ricorrente dal Comune di Lipari in data 19.03.2007, previo nulla osta della Soprintendenza, reso favorevolmente per silenzio assenso ex art. 17, co. 6, l.r. n. 4/2003; di contro, il provvedimento di applicazione della sanzione pecuniaria è stato adottato dalla P.A. solo in data 29.10.2014 e comunicato con nota datata 01.12.2014, ricevuta dal ricorrente in data 12.12.2014. Con nota n. 8395 del 2 ottobre 2007, la Soprintendenza BB.CC. di Messina ha dichiarato che "sul progetto in sanatoria delle opere di che trattasi si è formato il silenzio-assenso, ai sensi dell'art. 17 comma 6 della l.r. 4/2003", subordinandone il mantenimento "al pagamento dell'indennità pecuniaria ai sensi dell'art. 167 del D. Lgs. n. 42/2004".
Il TAR Palermo, con sentenza in forma semplificata, c.d. "breve", uniformandosi ad un recente orientamento del C.G.A., ha accolto la tesi sostenuta dai legali del ricorrente secondo cui l'indennità prevista per abusi edilizi in zone soggette a vincoli paesaggistici, costituisce vera e propria sanzione amministrativa (e non una forma di risarcimento del danno), che, come tale, prescinde dalla sussistenza effettiva di un danno ambientale, con conseguente applicabilità anche a tale sanzione del principio contenuto nell'art. 28 della l. n. 689/1981, secondo cui "il diritto a riscuotere le somme dovute per le violazioni amministrative punite con pena pecuniaria si prescrive nel termine di cinque anni dal giorno in cui è stata commessa la violazione". Tale prescrizione si applica, quindi, anche agli illeciti amministrativi in materia urbanistica, edilizia e paesistica puniti con sanzione pecuniaria.
Ne consegue che il provvedimento finale impugnato, essendo stato adottato oltre il quinquennio decorrente dalla cessazione – per fatto dell'amministrazione – dell'illiceità dell'opera, è viziato e, pertanto, il TAR ha dichiarato l'annullamento della richiesta di pagamento, per intervenuta prescrizione (quinquennale) del diritto a riscuotere le somme.
Il ricorrente è stato difeso dall' avv. Giuseppe Cincotta di Lipari e dall'avv. Ferdinando Croce di Messina.
di Peppe Cincotta
Caro direttore, Ti invio un articolo pubblicato nei giorni addietro sul Sole 24Ore, a firma di Fabrizio Galimberti, se ben ricordo già segnalato da un tuo collaboratore. Volevo aggiungere una chicca.
Al momento della pubblicazione dell'articolo Fabrizio Galimberti, economista e giornalista di fama mondiale, si trovava in vacanza a Lipari. Ho avuto il piacere di conoscerlo. E' ripartito oggi dopo aver visitato per alcuni giorni le nostre isole.
L'ARTICOLO PUBBLICATO DAL SOLE 24 ORE IL 30 MARZO.
Il turismo è un'industria se produce buona qualità Negli ultimi anni Italia in calo di appeal: vediamo perché.
di Fabrizio Galimberti
Forse non lo sapete, ma anche voi siete dei turisti. Anche quando andate a trovare la zia a Genova o la sorella minore della cognata a Bassano del Grappa, purché pernottiate in un albergo, siete dei turisti. In pratica, la maggioranza dei cittadini italiani, almeno una volta l'anno, si mettono il cappello del turista. Per non parlare degli stranieri: chiunque visiti il nostro Paese, per ragioni di piacere o di lavoro, è arruolato per forza nella categoria dei turisti. E questi stranieri sono tanti. Gli italiani sono circa 60 milioni, ma i turisti stranieri che vengono in Italia sono stati, nel 2012, quasi 48 milioni.
Si comprende, guardando a questi numeri, quanto sia importante il turismo. É una grossa industria, ed è anche un'industria "simpatica", perché è associata ad attività rilassanti: anche quando si viaggia per lavoro, si trova magari sempre il modo di incontrare qualcosa di nuovo. Abbiamo detto: è una grossa industria. Quanto grossa? Bisogna, per isolare l'industria turistica, costruire quello che si chiama un "conto satellite". Ed è quello che ha fatto l'Istat: è venuto fuori che l'industria turistica copre quasi un decimo dell'attività economica in Italia (due volte l'industria delle costruzioni).
Insomma, il turismo è in realtà una delle maggiori industrie italiane (e mondiali).
Ed è un settore in crescita, niente affatto "maturo", un settore che cavalca la sempre maggiore integrazione economica internazionale.
Anche per questo è un'attività che contribuisce alla conoscenza fra i popoli; più ci si conosce, meglio è.
Non si esportano solo scarpe e lavatrici.
Si possono esportare anche spiagge e sole, città d'arte e montagne: i turisti pagano per visitarle.
Ma il turismo è naturalmente anche un'attività interna: la maggior parte dei suoi clienti sono gli abitanti del Paese stesso. L'Italia, povera di materie prime, è ricca invece di "materie turistiche", sia per le bellezze naturali che per il lungo sedimento di monumenti e opere d'arte. E, come per i tessuti o le macchine utensili, la qualità conta; le spiagge devono essere tenute pulite, i monumenti restaurati, i sentieri montani ben marcati...
La settimana scorsa, parlando di "economia e cultura", abbiamo detto che l'Italia ha, nel mondo, un peculiare primato: è al primo posto come numero di siti culturali "Patrimonio dell'Umanità". É un tesoro culturale, artistico, storico, paesaggistico... e anche economico. Sotto due aspetti. Da una parte questo immenso patrimonio deve essere protetto e conservato. Una delle tante ragioni per cui l'Italia ha molto bisogno di (buona) spesa pubblica è che questo patrimonio è più grande rispetto agli altri Paesi. Ma il bilancio dello Stato non ha i conti in ordine e i fondi sono pochi. Per questo è importante proseguire in una collaborazione fra pubblico e privato per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei nostri monumenti e dei nostri centri storici.
In molte aree e in molti Paesi che sognano industrializzazioni per le quali ancora non esistono le condizioni di base, il turismo è l'unica industria che offre possibilità di sviluppo economico. Ci sono molti settori dell'economia che soffrono la concorrenza internazionale. Una concorrenza che ormai non riguarda solo le merci; anche molti lavori impiegatizi possono essere o delocalizzati in Paesi low cost o essere presidiati dall'informatica. Ma il turismo è al sicuro: il Colosseo lo abbiamo solo noi, e così per la Galleria degli Uffizi o le Isole Eolie. A patto, naturalmente, come detto prima, di curare e mantenere questi tesori. Ciò detto, c'è naturalmente una concorrenza internazionale anche nel turismo. Non abbiamo il monopolio delle spiagge o dei monti, e qui contano i prezzi e la qualità del servizio. Tutte variabili sulle quali c'è molto da lavorare e da migliorare.
La bilancia turistica in Italia è sempre stata in attivo. Tuttavia, negli ultimi anni questo saldo positivo non è stato così elevato come in passato.
L'Italia ha perso attrattiva, forse a causa degli alti costi, mentre gli italiani hanno continuato imperterriti a viaggiare all'estero.
Come si confronta il turismo in Italia con quello degli altri Paesi? L'Italia in questa classifica è al quinto posto nel mondo, dopo Francia, Stati Uniti, Cina e Spagna.
L'Italia si trova egualmente al quinto posto nel mondo, dopo Usa, Cina, Spagna e Francia, per quanto riguarda la classifica "dei soldi": quanto si incassa dalla spesa dei visitatori stranieri.
In Francia arrivano molti più turisti che in Spagna (circa 25 milioni in più), ma la Spagna incassa più soldi.
Quanto spendono quando vanno all'estero. Qui l'Italia è ancora fra i primi dieci, ma al decimo posto. Al primo posto svetta la Cina.
Di solito quando si pensa ai turisti che arrivano, uno pensa ai tedeschi e agli americani.
Ma i turisti cinesi - sempre di più e con il portafoglio ben fornito - hanno ormai superato tutti.