A FILICUDI, la penultima delle sette isole dell’arcipelago eoliano, vive dal 2004 una biologa marina originaria di Roma. Si chiama Monica Blasi e conosce l’isola e il mare circostante a menadito. Lo scruta da quand'era bambina, da quando suo nonno la portava qui d’estate. La crescente passione per questo paradiso, dal 2000 patrimonio dell’Unesco, l'ha spinta a dedicarsi totalmente alla ricerca scientifica, fino a scegliere di vivere tutto l'anno con i pochi isolani residenti. È stata lei a creare la Filicudi WildLife Conservation, un'associazione no profit volta allo studio e alla conservazione delle popolazioni di cetacei e tartarughe marine presenti nelle isole Eolie.
L'ecosistema marino. La varietà e la ricchezza dei fondali, in questa zona del Mediterraneo, favoriscono la presenza di numerose specie marine. Un tempo si racconta vi fossero anche le foche monache; l’ultimo esemplare viveva nella grotta del Bue Marino, la più bella delle Eolie. Lungo le coste è ancora possibile avvistare tutto l’anno due specie di delfini, il Tursiope e la Stenella striata. Il primo non è particolarmente gradito agli isolani, perché – prediligendo gli habitat costieri – ha appreso a depredare le reti dei pescatori per alimentarsi. Questo fenomeno ne favorisce l’allontanamento dalle coste. Le Stenelle striate, invece, preferiscono cibarsi in mare aperto. Sono numerose, ma è difficile fare stime.
Metodi scientifici. Tuttavia, Blasi conosce i Tursiopi uno ad uno. Sono 42. Solo 12 nuovi nati, in 12 anni di attività. Ha assegnato loro un nome e ricorda per ciascuno un particolare della pinna, che lo differenzia da tutti gli altri. Ha iniziato a studiarli nel 2004, attraverso la foto-identificazione che le ha consentito di contarli e catalogarli. Oggi si serve, assieme ai suoi collaboratori, anche di idrofoni con cui rileva i loro suoni e il comportamento acustico. In determinati periodi dell’anno, è anche possibile avvistare balenottere, capodogli e tartarughe marine comuni.
Perché preservare le tartarughe? Le Caretta caretta si riproducono principalmente in Grecia, Turchia, Cipro e nord Africa. Ma, durante le rotte migratorie, si recano nelle isole Eolie per alimentarsi e trascorrere l’inverno. Scelgono l’arcipelago siciliano per via delle secche e dei bassi fondali di origine vulcanica. Le tartarughe, spiega la biologa, ''sono al vertice della catena trofica e hanno un ruolo indispensabile per la salute degli ecosistemi marini''. Impediscono, ad esempio, che ci siano invasioni di meduse, giacché si cibano sia dalle colonne d'acqua sia dal fondale marino soprattutto di meduse, lepadi, molluschi, alghe e crostacei.
Tartarughe in pericolo. Il numero degli esemplari varia di anno in anno. Questa è stata un'annata particolare, con svariati avvistamenti e numerosi casi di Caretta caretta in difficoltà. Le tartarughe, molto spesso, rimangono intrappolate nei palangari, usati per la pesca del tonno e del pesce spada. Altre volte, ingeriscono accidentalmente oggetti di plastica che causano occlusioni gastrointestinali. Altre ancora, sono vittime di collisione con imbarcazioni ad alta velocità. Al momento, la Filicudi WildLife Conservation porta avanti numerosi progetti in collaborazione con diversi enti scientifici, ma non dispone dei fondi necessari alla creazione di un vero e proprio pronto soccorso.
La gestione delle emergenze. ''Cerchiamo di fare quello che si può nei momenti di emergenza, recuperando con enormi sforzi e a nostre spese gli animali in mezzo al mare o segnalati dalle barche'', racconta Blasi. A Filicudi, presso il Turtle Point le è possibile curare solo i casi di occlusione gastrointestinale, quelli più gravi invece vengono trasferiti a Palermo, non senza difficoltà logistiche ed economiche. Per non parlare dello stress a cui le tartarughe vengono sottoposte, sia per via del trasporto che le obbliga a sostare a lungo nelle capitanerie e sugli aliscafi sia perché poi rilasciate in acque diverse da quelle in cui si trovavano prima dell'incidente.
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L’appello. ''La necessità di istituire un Pronto Soccorso Tartarughe Marine nell’arcipelago è determinata dal fatto che le casistiche di recupero di animali in difficoltà è in aumento'', fa sapere Blasi che auspica una maggiore collaborazione da parte delle autorità locali e la creazione di un'aerea marina protetta, che tuteli questa specie, nella speranza che le Caretta caretta non migrino nelle Eolie solo per cibarsi ma tornino a nidificare qui, come facevano un tempo.(Repubblica.it)