Filicudi, Luca Barbareschi dedica il film “Paradiso in vendita”. Il 17 ottobre a Roma l’anteprima…
Giovedì 17 ottobre a Roma presso la sala “Petrassi” alle 21,30 sarà proiettato il film “Paradiso in vendita”, voluto dal regista Luca Barbareschi che a Filicudi ha casa, interamente girato nell’isola delle Eolie anche con diversi isolani come comparse.
Tra i protagonisti vi sono, Bruno Todeschini, Donatella Finocchiaro, Domenico Centamore, Matteo Gulino, Martina Ziami, Ludovico Caldarera, Antonio Ribisi La Spina...
La trama: iIl governo italiano, costretto da una terribile crisi economica, vende l’isola siciliana alla Francia. I francesi sono ben felici di acquistarla e mandano un commissario a “francesizzare” Fenicusa. Uomo rigido e preciso, l’uomo impone tutta una serie di cambiamenti e di nuove regole che non piaceranno affatto agli abitanti del posto.
Gli isolani infatti faranno in modo da ostacolare l’operazione. Anche lo splendore dell’isola avrà un ruolo fondamentale nella dissuasione dell’ufficiale francese che cambierà idea su molte cose…
Luca Barbareschi si è ispirato a un fatto realmente accaduto nel 2015, quando il governo greco, in profonda crisi economica, venne in mente di vendere alcune isole dell’Egeo.
Presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma 2024 nella sezione Concorso Progressive Cinema - Visioni per il mondo di domani.
Una storia che in un certo qual modo riporta alla mente la destinazione nell’isola delle Eolie dei presunti mafiosi.
26 maggio 1971, ore 11: i presunti mafiosi sbarcarono a Filicudi. Con alcuni provvedimenti dell’autorità giudiziaria di Trapani e di Agrigento (sezione prevenzione) si decise di inviare, a soggiorno obbligato, quindici boss della mafia siciliana alle Eolie. Fra questi vi era, anche Gaetano Badalamenti di Carini che, all’epoca aveva 47 anni. Inteso con il nomignolo “Battaglia” (dal cognome di sua madre) era considerato un mafioso appartenente alla cosca dei fratelli Greco di Ciaculli, avversari di Angelo La Barbera. Incluso nel rapporto dei “54”, venne assolto per insufficienza di prove dall’accusa di associazione a delinquere dalla Corte D’Assise di Catanzaro. Secondo i rapporti della polizia e della magistratura la sua principale attività era il traffico di stupefacenti.
Gli abitanti di tutte le sette isole Eolie rimasero sorpresi e perplessi per l’incredibile ed inverosimile decisione di portare i mafiosi a Filicudi e manifestarono il loro dissenso e disappunto in modo deciso e determinato. I “sorvegliati speciali” giunsero da Messina a bordo di un aliscafo della Società S.A.S. e sbarcarono sull’isola (a Filicudi Porto) alle ore 11 del 26 maggio 1971, accompagnati da una cinquantina di agenti di pubblica sicurezza. Dopo due giorni giunse una nave con a bordo i carabinieri ed una traghetto con altri militari (circa 500) e mezzi da sbarco (camion ed idranti) che non serviranno a niente anche perché sull’isola vi erano soltanto dei sentieri. Fra l’altro ogni azione di protesta e di sciopero generale non sortì l’effetto sperato, cioè quello di trasferire altrove il gruppo dei mafiosi, i quali , a loro volta,si lamentavano per la vita dura che trascorrevano sull’isola.
Lo stesso Badalamenti, intervistato da un giornalista, con un tono di voce ed espressioni articolate e sicure che lo contraddistinguevano, sosteneva che a torto veniva ritenuto un mafioso.
Intanto gli abitanti di Filicudi decisero, con strazio e dolore, di partire dall’isola, portando con loro anche gli ammalati ed alcuni animali domestici. Un vero e proprio esodo di massa che, però, fu determinante per convincere la corte d’appello a trasferire i mafiosi (che si trovavano da un mese a Filicudi) nell’isola dell’Asinara, in Sardegna a bordo della nave militare “Aldebaran”.
Gaetano Badalamenti (detenuto nel carcere di Fairton -Stati Uniti dove è deceduto) era stato condannato all’ergastolo dalla seconda corte d’Assise di Palermo per essere stato il mandante dell’omicidio di Giuseppe Impastato, il giovane militante di Democrazia Proletaria ucciso , a Cinisi, l’8 maggio del 1978 che, con la sua radio libera aveva denunciato le collusioni tra mafia e potere politico siciliano.