Bisogna salire a Pianoconte, nella parte alta di Lipari (a circa 5 km dal centro storico), passando davanti a uno dei punti panoramici più suggestivi, il Belvedere Quattrocchi. C'è anche un servizio navetta gratuito. Immersa nel verde, un’antica villa ristrutturata ospita il ristorante, arredato all’interno con un piccolo museo di arte contadina, con i rari attrezzi agricoli del passato. All’esterno domina una macina in pietra, risalente al ‘700, che accoglie gli avventori e dà il nome al locale. La famiglia Cipicchia è coinvolta a pieno ritmo nella gestione del locale: in cucina Emiliano, Duilio al forno a legna, i loro genitori Giovanni Cipicchia e Tina Villanti hanno da qualche anno coronato il sogno di una circolarità, che dai campi – di grano – arriva fino ai piatti serviti al ristorante.
Lipari: dal campo alla tavola
Una prima occhiata al menu dà qualche indizio: tra i primi spaghettoni, maccheroni, caserecce di perciasacchi, uno dei grani duri siciliani più noti – anche detto farro lungo – insieme al russello, che ha colore tendente al rosso, al tumminia, che invece è scuro (è quello che dà vita al pane nero di Castelvetrano), al maiorca, grano tenero dal colore bianco crema. Tutte varietà coltivate qui a Lipari nei terreni di proprietà della famiglia Cipicchia, insieme al padre di tutti i grani duri, il Senatore Cappelli, e agli ortaggi utilizzati in cucina. I cereali vengono moliti in proprio: una piccola macina da 10 chili/ora dà vita alle profumate farine poi utilizzate nella pasta e negli impasti. Ulteriore passo, dopo le coltivazioni e il mulino, l’avviamento di un piccolo laboratorio artigianale di pasta fresca, nel quale la pasta viene lavorata con trafile di bronzo. Un unicum il progetto della famiglia Cipicchia, punta di diamante di una tendenza che si apprezza anche in altre realtà, con un ritorno alle coltivazioni cerealicole che sta risvegliando l’agricoltura di Lipari.
Cosa si mangia a Le Macine
La proposta del ristorante tocca terra e mare ed è inaspettatamente raffinata: ci immaginavamo sapori più semplici e invece i tocchi creativi non mancano qua e là nei piatti. Si inizia con A Boccia, insalatina di arance e finocchi con alici marinate e affumicatura al melo, o caponatina di melanzane con miele millefiori oppure polpo e panelle. Tra i primi caserecce di grano perciasacchi con gamberetti di nassa, pesto agli agrumi e mandorle tostate, si continua con tagliata di totano ripieno in salsa eoliana con cipolla croccante o coniglio in agrodolce con salsa di vin cotto e mandorle tostate.
Il pane è fatto in casa e il versante pizza vede impasti realizzati con lievito madre (bianco, ai grani antichi, ai sette cereali) e cottura in forno a legna. Tra le classiche e le speciali, dai molti sapori barocchi – è una tendenza siciliana – noi preferiamo la semplicità, come nella pizza Eoliana (mozzarella, scarola riccia, acciughe, pomodori) che mette in risalto i grandi profumi delle basi piacevolmente rustiche.(gamberorosso.it)