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di Francesco Biancheri

Sono un Eoliano di Lipari, ma con il cuore a Stromboli sin dal lontano 1969 primo anno in cui ci arrivai. Avevo dieci anni e da allora Stromboli è entrata a fare parte del mio DNA. Raramente ho lasciato trascorrere del tempo tra una visita e l’altra, di un luogo che negli anni ha conservato quasi intatte le sue caratteristiche di isola Mediterranea. Voglio esprimere il mio punto di vista su quanto sta accadendo nella stagione estiva rispetto ad un fenomeno turistico legato alle escursioni giornaliere dalla terraferma. Il fenomeno dei “barconi” come viene definito dalla stampa. Le piccole isole, ed io ne ho visitate diverse nel mondo, hanno in comune la fragilità del loro ecosistema, sia naturalistico che umano. Sono addirittura luoghi dove prospera una fauna ed una flora irripetibile in altri luoghi del mondo, e dove gli stili di vita degli abitanti sono collegati a ritmi forzatamente estranei a quei fenomeni del consumismo propri delle grandi collettività. Inoltre, il viaggiatore è chiamato a scoprire quasi passo dopo passo, a sostare con il pensiero, prima che con il corpo in luoghi talvolta metatemporali, a fare propri il magnetismo e le energie che queste terre vulcaniche sprigionano.

Queste caratteristiche sono apprezzabili soltanto da visitatori attenti e non massificati. Nessuno nega il diritto a fare delle escursioni, che sono anche esse forme di turismo, ma certi luoghi non possono recepire né dare la possibilità di un apprezzamento al turismo di massa che ha ben altri luoghi da fruire. Poi ci sono da prendere in considerazione i cosiddetti “carichi di rottura” cioè i limiti oltre ai quali un territorio non è più in grado di fare accoglienza e la presenza diventa invasione. I pochi sentieri e piccole strade, la limitatezza delle spiagge e spesso il loro impervio collocamento e così via. Proprio in questi giorni si assiste alla protesta che gli abitanti di Barcellona (E) stanno portando avanti per chiedere di limitare l’afflusso disordinato del turismo di massa nella loro città. A Roma dove vivo, il centro storico è diventato ormai infrequentabile a motivo di vere e proprie orde di gente che si aggira tra vie e monumenti quasi sospinti da un vento o da un’onda immaginaria, senza apprezzare e comprendere nulla della bellezza e del fascino che questa città esercita. 

Qualcuno potrebbe obiettare che migliaia di presenze sull’isola producano valore aggiunto. Facciamoci qualche domanda: quanto è la propensione media alla spesa del visitatore che sbarca per poche ore? Come viene diffusa questa ricchezza? Le ricadute sul territorio sono in contropartita? Non ritengo che si possa rispondere positivamente a queste domande e credo che rispetto al turismo residenziale, ecosostenibile il saldo del margine di contribuzione propenda per quest’ultimo. Cultura e qualità dei viaggiatori a mio avviso sono la base per una giusta economa del turismo Strombolano, il resto è solo un reciproco assalto alla diligenza che lascia macerie ovunque. Ben venga una regolamentazione, ma la prima deve essere quella che gli abitanti sentono come propria, come legata alla importanza del loro territorio, e al rispetto dovuto alla loro comunità umana, altrimenti nessun regolamento sarà mai efficace.

L’intervista del Notiziario al dr. Francesco Biancheri, l’emigrante eoliano di alte vedute e sentimenti. La nota

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