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di Daniele Billitteri
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Vice’ ora naviga in altri mari
Te lo ricordi a Parigi quando tu, io e tuo fratello Roberto ci spacciavamo per musicisti latino americani a “La Candelaria” nel Quartiere Latino sfidando il repertorio degli Inti Illimani in cambio di una paella? Eravamo i Pomàr Hermanos”: ci vuole coraggio. E le “varchiate” sulla Loranna di Marcello? E le schitarrate a casa di Silvia Carbone a Canneto di Lipari con Ruccio, Maria Paola e tutti gli altri? Ce n’erano dì figuranti di un mito leggendario fatto di eruzioni e immersioni, di boccacceschi corteggiamenti guidati da “Benny Pira di Ferro”e di pantagrueliche mangiate.
Eri il fratello grande, figlio di Gianni Pomar, l’avvocato dal volto umano e di Anna, la giornalista che era cucchiaia di tutte le pentole e che non c’era alito di vento che passasse dalla Palermo bene che lei non sapesse cogliere.

Nella piccola grande comunità di Capo Zafferano con Marcello, Orietta, Eddy, Giuseppuzzo, Mariadele (Enrico e Marco non avevano ancora l’età) eri un motore turbolento e commensale immancabile dei “crastagnello party” d’agosto. E motore eri anche in acqua quando giocavi a pallanuoto, sport che avresti contagiato a tutti i tuoi fratelli.
Con la chitarra avevi questo tocco da narratore latino col ritmo sincopato e il palmo che zittiva le corde e anche quello diventava un suono. Cantavi, suonavi, componevi. Arrivasti perfino a fare la musica a un testo che avevo scritto e lo mettesti nel tuo repertorio.
Eri un uomo da comitiva. Imbattibile nell’alimentare falò reali e umorali. Dicevamo di te che eri “la reclame del Plasmon” per quel tuo corpo muscoloso cui gli invidiosi rimproveravamo solo il culo basso. Ti muovevi con la camminata “alla Tex Willer” come se dovessi sfoderare all’improvviso infallibili Colt 45.

L’ironia ti apparteneva ma prima passava dal posto dove la ripuliscono dalla cattiveria. Mai sarcastico, sempre disponibile e se mai una nuvola potesse passare dal tuo cielo, ci soffiavi sopra un sorriso per scacciarla e in questo eri davvero imbattibile. Si potrebbe parlare ore del tuo sorriso, di quella zazzera da ragazzaccio simpaticone, del tuo naso a punta.
Col tempo ci eravamo un po’ persi di vista ma avevo tue notizie e se non le avevo me le costruivo e pensavo che eri un po’ come Ulisse sempre in viaggio verso Itaca senza arrivarci mai. Vulcano delle Eolie, isolano mai isolato, navigatore ognitempo. “Odoravi” il tempo per capirne le intenzioni e al timone eri come il cliente di un bar texano dove hanno il toro meccanico per fare le prove di rodeo.

Ora, al di la della retorica penso te ne sia andato troppo presto e in un modo che non ti meritavi. Non ti sarebbe spettato neanche un giorno di sofferenza. Per l’idea che ho sempre avuto di te, dovevi andartene dalla sera alla mattina. E tra molti anni. Pensavo che sarei stato io ad aspettarti dall’altra parte. Arrivederci Vice’ che adesso navighi in altri mari. Spero che lassù tu trovi qualche beato che saprai convincere a cambiare un noioso sorriso in una splendida risata.

IL CORDOGLIO

di Silvia Carbone

Adesso cominciamo con "mi ricordo" "ti ricordi?" "vi ricordate?"... perché è vero...nessuno muore davvero finché vive nel cuore di chi resta
Grazie Daniele Billitteri 

Ai familiari le condoglianze del Notiziario delle Eolie

RASSEGNA STAMPA GDS.IT

È morto a Palermo Vincenzo Pomar, il cantautore che amava le barche: «Adesso navighi in altri mari»

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