Studio in Olanda: sarebbe la soluzione contro la resistenza batterica sempre più alta.
Quando nel 1928 lo scienziato Alexander Fleming scoprì grazie alla muffa gli antibiotici, non poteva immaginare che nel secolo successivo i batteri avrebbero avuto la loro rivincita grazie alle resistenze createsi nei confronti dei medicinali. Oggi proprio le resistenze batteriche e il loro divampare inarrestabile sono diventate il grande nemico della scienza medica che va, quindi, in cerca di possibili soluzioni in un momento in cui la ricerca di nuovi antibiotici appare in difficoltà.
E lo fa con un enzima che esiste in natura ed è impiegato dai virus per contrastare i batteri. Il suo nome è endolisina. In Olanda si sta studiando un farmaco che contiene appunto questa sostanza e riproduce un meccanismo naturale. In pratica grazie a un'endolisina modificata, si aggrediscono i batteri dall'esterno e si alterano le loro membrane, con un attacco che si limita esclusivamente alla distruzione della parete esterna che protegge i germi.
Rispetto ai classici antibiotici la differenza nel meccanismo d'azione è estremamente significativa e affascinante. L'antibiotico, infatti, per agire ha bisogno di andare al cuore dei batteri e distruggerli. L'obiettivo dei ricercatori è quello di creare una sorta di trattamento dermatologico che riesca a contrastare gli attacchi dello Stafilococco aureo resistente agli antibiotici, che sempre più viene chiamato in causa per la difficoltà di trattamento.
Proprio dall'endolisina, quindi, potrebbe venire una risposta a infezioni che oggi non si riescono a debellare, considerando anche che l'ultima classe di antibiotici del tutto nuova si è resa disponibile negli ormai lontani anni ‘80.
Scoperto il gene della longevità
Inutile trasferirsi in questo piccolo paese del Lazio se si vuole vivere a lungo. L’ambiente e il cibo buono non c’entrano… Da decenni, infatti, i mille abitanti di Campodimele, in provincia di Latina, sono oggetto di studio per capire a cosa è dovuta la loro elevata longevità.
Un articolo pubblicato sul Journal of clinical endocrinology and metabolism svela il mistero: la fortuna di Campodimele sta in un gene mutato che riduce il tasso di colesterolo nel sangue. Il gene mutato sintetizza la proteina Angptl3 che permette una più facile eliminazione dei grassi nel sangue.
Grazie a questa sofisticata forma di autoprotezione, il corpo non si ammala di disturbi circolatori e invecchia in condizioni più che accettabili. Lo scoperta è dell'équipe del dipartimento di Medicina interna dell'università La Sapienza di Roma, guidata da Marcello Arca.
«In chi abita in questo piccolo paese del basso Lazio - spiega il ricercatore - è presente una variante genetica che potrebbe racchiudere il segreto di una vita lunga e in buona salute. Oltre a presentare valori molto bassi di colesterolemia totale e LDL, i portatori della mutazione hanno una specie di protezione contro aterosclerosi e diabete».