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di Rocco Moliterni

“Per la notte delle stelle, abbiamo voluto quest’anno guardare al passato dell’isola, così proponiamo una Notte nel Neolitico, realizzata in tandem con il Museo archeologico di Lipari”. A parlare è Nino Allegrino, fotografo e animatore dell’associazione culturale Castellaro di Lipari che per l’occasione ha pensato di ricostruire nella Chiesa Vecchia della località Quattropani la capanna neolitica che fu ritrovata durante gli scavi archeologici sull’isola nel corso negli Anni 60. “Sarà l’occasione - spiega ancora Allegrino – non solo per ammirare uno straordinario reperto archeologico ma anche per ripercorrere la storia antica della nostra isola, dai tempi in cui l’ossidiana era la pietra più importante, con cui si forgiavano utensili e armi”.

La serata si è aperta con un’introduzione dell’archeologa Maria Clara Martinelli, fra i protagonisti degli scavi sull’isola, che ripercorrerà le abitudini di chi abitava nel neolitico i primi insediamenti umani a Quattropani. Poi l’artigiano Massimo Ziino che ha fatto alcune dimostrazioni sulla possibilità di scheggiare l’ossidiana, quella che un tempo era definita l’oro nero delle Eolie. Le piante e la flora di Lipari e delle Eolie sono state illustrate dal Pietro Lo Cascio, e si è chiuso con le musiche eseguite da Stefania Sturniolo. E gustate le specialità di quella che si presume fosse l’alimentazione nell’era neolitica.

“Alla notte delle stelle – aggiunge Allegrino – abbiamo voluto dare una sorta di corollario con la mostra “Mare, lava, rocce e pietre. Come l’arte celebra gli elementi naturali”. L’esposizione accanto alla Chiesa di Cosma e Damiano a Marina Corta mette in vetrina sculture e fotografie di artisti locali in cui protagoniste sono proprio le forze della natura. Le fotografie di Nino Allegrino e Gabriele Costanzo hanno per tema “Mare fermo, mare in tempesta e fulmini” e riprendono le acque che bagnano l’arcipelago in vari momenti, fra cui quello particolare dei fulmini che si abbattono sull’orizzonte marino. C’è tra le altre una selezione di sculture in ossidiana di Massimo Ziino e lavori in pietra lavica di Salvatore Russo.

“La pietra nelle sue mani – dice Allegrino – prende vita e si trasforma in volti scolpiti che acquistano un’anima e una storia e al tempo stesso rivelano il forte attaccamento dell’artista alla propria terra.” In mostra anche le opere di altri artisti come Santino Basile e del figlio Bartolo “Loro – illustra ancora Allegrino – celebrano il rapporto fra arte e natura modellando la pietra con passione ed esperienza creando non solo volti di personaggi mitologici ma anche sculture che rappresentano momenti della vita quotidiana.” Completano il quadro le opere di Agostino Furnari e quelle, a tema marino di Daniela Costanzo. “Ci interessava – conclude Allegrino – indagare come la natura possa trasformarsi in arte, attraverso il connubio tra scultura e fotografia a dimostrazione di come arti diverse possano interagire nell’interpretazione di elementi naturali”.(lastampa.it)

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