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di Pino La Greca

Battaglie di Pomice

DOMANDA: di cosa tratta l'articolo?

L'articolo parte dal lungo scontro avvenuto agli inizi del Novecento per il controllo del mercato della pietra pomice tra la tedesca Haan e l'americana James H, Rhodes, entrambe presenti nell'isola di Lipari e oggetto del mio terzo volume sulla storia della pomice edito dal Centro Studi nel 2009.

La battaglia per la pomice trovò ampio spazio in consiglio comunale a seguito delle denunce del consigliere Caserta e del suo volume pubblicato a Messina.

Domanda: passiamo a qualche episodio non ancora pubblicato.

La seconda battaglia (1909 – 1929) che investe il mercato pomicifero e si trascina per oltre un ventennio è quella avviata dall'americana Rhodes che, dopo aver affossato il tentativo tedesco, punta decisa a controllare il mercato della pomice, soprattutto della pomice macinata per uso “detersivi”. In questa sua operazione è fiancheggiata da alcune imprese locali, perennemente in guerra contro le altre imprese liparote. Le vicende prendono l'avvio nel corso del 1909 ma le prime tracce in consiglio comunale si trovano nel corso del 1912. La Rhodes proditoriamente chiede al proprio governo di elevare i tassi di importazione della pomice liparota sostenendo che la stessa è lavorata da coatti, da condannati ai lavori forzati, e non dagli indigeni. Nel corso del 1929 la questione si conclude con la perdita del mercato americano per la pomice macinata eoliana. Della vicenda si interessò anche il governo nazionale (vedi nota indirizzata al Podestà di Lipari).

Dalle cronache del periodo apprendiamo che a seguito degli aumenti tariffari ben quattro mulini nell'isola di Lipari furono addirittura demoliti, e altri due continuarono a lavorare saltuariamente per pochi periodi dell'anno. I riflessi negativi complessivi saranno più gravi, tali da portare a scelte decisione per il futuro del settore pomicifero.

Con lo scoppio della II guerra mondiale la Rhodes abbandona Lipari, riprenderà i rapporti negli anni successivi la conflitto attraverso i suoi associati nell’isola.

Domanda: Nel secondo dopoguerra cosa succede?

La terza battaglia si accende il 29 dicembre 1965; si tratta di un caso molto spiccato di spionaggio industriale. La vicenda prende l'avvio con una nota dell'industriale Angelo D'Ambra nella quale denuncia al Sindaco che Loenholdt, proprietario della Italpomice, aveva esportato del materiale che doveva essere destinato soltanto o per intonaco oppure per la fabbricazione di blocchi per edilizia e che invece era stato destinato ad altri usi, chiedendo quali provvedimenti intendesse prendere nei confronti del Loenholdt.

L'8 luglio 1966 il Sindaco Vitale scrive al Consolato d'Italia di Bremen per richiedere accertamenti e controlli circa l'impiego della pomice di Lipari. Nella nota il Sindaco comunica che la ditta Soc. in Acc. LIPARIT Pigmentverwertung GmbH & C., ha posto in circolazione un depliant, offrendo un prodotto denominato "Liparit V.301".

Il 27 agosto 1966 L'Ufficio Commerciale dell'Ambasciata d'Italia di Bonn diede riscontro alla richiesta di informazioni. Viene comunicato che l'impresa LIPARIT “si è costituita nel 1965 e che socio di maggioranza è il sig. Kaufmann Hans Leonholdt. Lo stesso era proprietario per il 99% della "Italpomice S.p.A. di Acquacalda di Lipari". Circa le azioni di controllo il Consolato suggerisce "di voler prospettare le sue intenzioni alle competenti istanze nazionali".

L'attività di spionaggio si concluse con l'acquisizione dell'Italpomice da parte della famiglia D'Ambra verso la fine degli anni Sessanta. Vicenda tenuta segreta per oltre un trentennio.

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