Panarea - È stato appena installato, al largo delle Isole Eolie, un nuovo strumento per il monitoraggio delle acque volto a migliorare la qualità dell’ambiente marino
Al largo dell’Isola di Panarea, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha recentemente posizionato una meda a palo, ovvero una struttura emergente dal mare che contiene strumenti in grado di comunicare i dati analitici prelevati dall’ambiente marino e sottomarino ad una stazione di terra. Queste sono le attività previste dal progetto IDMAR, il Laboratorio multidisciplinare distribuito per la ricerca scientifica e tecnologica sul mare, coordinato dai Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN con la Sezione di Palermo dell’INGV e con l’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino del CNR (IAS-CNR).
“Il progetto IDMAR, finanziato dalla Regione Siciliana, ha come obiettivo quello di realizzare infrastrutture di ricerca marine nell’ambito tematico ‘Economia del Mare’ della Strategia Regionale”, spiega Francesco Italiano, Direttore della Sezione di Palermo dell’INGV e coordinatore del progetto per l’Istituto. “IDMAR è, oggi, il più grande Laboratorio distribuito d’Europa per la ricerca scientifica e tecnologica marina e si inserisce in un territorio, quello siciliano, particolarmente vulnerabile ai rischi di origine naturale e antropica. I rischi geologici, quelli legati ai cambiamenti climatici o connessi all’attività antropica e ai rifiuti impattano inevitabilmente anche sull’ambiente marino, provocando gravi conseguenze per l’economia, il benessere dei cittadini e la salute umana”.
La meda è stata installata all’interno del sistema idrotermale sottomarino al largo dell’Isola di Panarea, area che negli ultimi anni è stata interessata da vistosi fenomeni di risalita in superficie di ‘bolle’ di gas che emergono dai fondali, agitando la superficie del mare. La meda è stata ancorata a una profondità di 23 metri e cablata a un osservatorio fisso sul fondo del mare per l’acquisizione in continuo di lunghe serie di dati chimici e fisici dell’ambiente marino e dei fluidi idrotermali.
“I dati acquisiti dalla nostra strumentazione vengono raccolti tramite le infrastrutture informatiche della Sala di Monitoraggio multidisciplinare della Sezione di Palermo dell’INGV e condivisi per permettere alla comunità scientifica nazionale e internazionale di accedere a una vasta gamma di informazioni sull’ambiente sottomarino. L’acquisizione di questi dati fornisce indicazioni importanti sullo stato dell’ecosistema marino locale, contribuendo allo studio delle misure necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di buono stato ambientale delle acque fissati nel 2008 dall’Unione Europea con la Direttiva sulla strategia per l’ambiente marino”, conclude Italiano.
PANAREA - Una boa tipo Meda elastica controllerà i camini vulcanici sui fondali di Panarea interessati da fenomeni del mare che "bolle". L’iniziativa è dell’Ingv di Palermo che ha collocato l'apparecchiatura al largo dell'isola eoliana per fornire servizi all'osservatorio sottomarino dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ed a tutta la comunità scientifica. Si tratta di un modulo sottomarino, equipaggiato con sensori geofisici ed oceanografici, collegato tramite cavo ad una boa e connesso in tempo reale tramite ponte radio al centro di acquisizione dati. La boa è equipaggiata con sistema di alimentazione ed è strutturata in modo da rendere agevole la connessione a sensori ubicati in mare.
Nei fondali di Panarea è stato scoperto un sito idrotermale, con oltre 200 camini vulcanici al largo di Basiluzzo, da un gruppo di ricercatori dell'Istituto di scienze marine del Cnr, dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e dall'Ingv, in collaborazione con la Marina Militare, le Università di Messina e di Genova e l'Istituto per l'ambiente marino costiero. "Si tratta di decine di strutture a forma di cono, composte soprattutto da ossidi di ferro, che presentano un'altezza variabile da 1 a 4 metri e una base con diametro medio di circa 3.8 metri – spiega Federico Spagnoli, dell'Ismar-Cnr - alcune di queste bocche emettono fluidi acidi, ricchi di gas, in prevalenza anidride carbonica. Una struttura così estesa e complessa non trova eguali in Mediterraneo ma solo in alcune aree oceaniche”.
La scoperta è nata a seguito di una serie di indagini dell'Ingv volte a capire la natura di una improvvisa e forte attività esalativa che negli anni passati si manifestò tra gli isolotti. Le campagne oceanografiche a bordo delle navi Astrea dell'Ispra ed Urania del Cnr e di unità della Marina Militare, per studiare l'area interessata e individuare altre zone di degassamento sono state numerose. "Fino a quando durante una di queste campagne, a bordo della nave Astrea - dice Teresa Romeo, primo ricercatore dell'Ispra - un robot filoguidato dotato di una videocamera, una fotocamera e un braccetto meccanico non ha individuato, in una zona del fondale a sud dell'isolotto di Basiluzzo, numerosi camini fortemente colonizzati da alghe e organismi bentonici, alcuni dei quali con evidenti fuoriuscite di fluidi idrotermali e bolle di gas".(ANSA)
Lipari, è nata Aurora Caterina Stramandino