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di Marina Romeo 

Messina sembra una costante alquanto bizzarra per chi come Enzo Basso, nato in provincia di Catania, ha iniziato ad appena 17 anni, la sua carriera giornalistica a Milano, proseguendo a, Roma, Napoli, Siracusa e Palermo.

Le è apparso in sogno Giacomo D’Arrigo chiedendole di concentrarsi sullo Stretto?

“No, non ho mai letto Giacomo D’Arrigo, se si riferisce al corrispondente di Nizza di Sicilia che scriveva su La Sicilia e oggi fa il rappresentante dell’agenzia nazionale giovani in quota Pd. Se invece si riferisce a Stefano D’Arrigo, l’autore di Orcynus Orca, le confermo di non avere letto neanche questo famoso tomo per scrivere il quale l’autore impiegò trent’anni, un libro-mattone del quale tanti parlano, ma pochi, credo, abbiano mai letto. Io più semplicemente anzichè scrivere un articolo, visto che non ho più un giornale, scrivo un libro. Si chiamano instant book perché si leggono a botta calda, rusti e mangia come le crispelle. Scrivo dello Stretto perché è la realtà nella quale ho lavorato per trent’anni e di solito si scrive solo delle cose che uno pensa di conoscere…”

La sua formula instant book insieme alla distribuzione nelle edicole funziona. Immagino dipenda dalla volontà dei suoi lettori di approfondire un argomento di attualità che per diverse ragioni, spazio e capacità, manca sui giornali on line, che tuttavia sono più dei cani di Brasi per dirla alla messinese?

“Vado nel canale edicole, per due ragioni: è il circuito, seppure in crisi, che meglio conosco. Resistono in provincia di Messina duecento edicole, duemila in tutta l’Isola, e per la tipologia di libri, spesso legati a fatti di attualità. Scrivo libri che viaggiano da soli, senza essere abbinati a nessuna testata. Chi li compra lo fa solo perché ha bisogno di un supplemento di informazione che sui giornali non trova più e che i siti non hanno spazio o voglia di fare. Riempio, a modo mio, un vuoto di informazione che si riflette ormai su tutta l’editoria, in crisi di vendite, ma soprattutto di contenuti”.

La sua voglia di informare grazie alla sua esperienza nel leggere la realtà e spiegare le concatenazioni, sembra immutata. Un giornalista è per sempre, come nella pubblicità dei diamanti De Beers?

“Il mestiere di giornalista è quello che ho scelto di fare nella vita. ma oggi è un mestiere in crisi. Io quando leggo i giornali, per deformazione professionale, cerco solo quello che non pubblicano. Un tempo, dentro i giornali c’era anche tensione professionale, si confrontavano i buchi: oggi sembrano tutti dei formaggi gruviera, non si distingue più la notizia d’agenzia da un contenuto sponsorizzato…E’ triste”.

Ho trovato su Amazon il suo libro “I Franza” tradotto in inglese con il prezzo in yen perché indirizzato al mercato giapponese. Secondo la sua visione il futuro per gli scrittori è la rete?

“La rete, come dice lo stesso nome, permette di catturare nuovi lettori: Amazon permette di fare arrivare un libro stampato in singola copia o nella versione e-reader in tutto il mondo, ma la carta resisterà sempre. Io sono un giornalista di carta, cresciuto con il piombo, negli anni di piombo…”

Lei che a dispetto della sua immagine seria da country gentleman è un innovatore, perché non stupisce i suoi lettori scrivendo la storia di un personaggio del mondo dello spettacolo? Paillettes e lamè sono frivolezze da giornali scandalistici? La sua posa ieratica non le consente di approfondire lo show business?

“Mi ha dato una idea: scriverò un libro su Cristiano Malgioglio, il più grande paroliere dopo Mogol. Siamo nati entrambi a Ramacca. Lui è un grande paroliere, io un piccolo giornalista di nome Basso. Mio padre e suo padre Sebastiano erano amici”.

Riuscirà Enzo Basso a scrivere la storia di Cristiano Malgioglio, l’eclettico personaggio dalla bianca frezza?

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