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di Claudia Voltattorni

Concessioni spiagge, procedura Ue contro l'Italia: irregolare la proroga al 2033
«Autorizzazioni rilasciate per un periodo limitato e mediante una procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri non discriminatori, trasparenti e oggettivi», perché così chiunque possa «competere per l’accesso a tali risorse limitate, promuovere l’innovazione e la concorrenza leale e offrire vantaggi ai consumatori e alle imprese, proteggendo nel contempo i cittadini dal rischio di monopolizzazione di tali risorse». Con questa indicazione l’Unione europea apre una nuova infrazione contro l’Italia sulla questione delle concessioni balneari inviando una lettera cui il governo italiano dovrà replicare entro 60 giorni.

Il caso torna ancora una volta alla ribalta dopo la proroga al 2033 delle concessioni stabilita dall’Italia nella legge di Bilancio del 2018 e confermata nel decreto Rilancio dello scorso maggio. Una misura caldeggiata dagli imprenditori balneari che a fine 2020 rischiavano di vedersi tolta la concessione non rinnovata dai Comuni, ma che di fatto blocca ancora una volta la messa all’asta delle spiagge come previsto invece dall’Europa, con canoni, in molti casi, davvero molto bassi e introiti per le casse dello Stato di appena 105 milioni di euro all’anno. 

La proroga, spiega la Commissione europea, viola il diritto comunitario ma contraddice anche «nella sostanza» la sentenza della Corte di giustizia del 14 luglio 2016 che sanciva come la legislazione e la prassi italiana di prorogare automaticamente le autorizzazioni esistenti per le concessioni di spiaggia fossero incompatibili con il diritto dell’Ue. L’ennesima proroga della concessioni al 2033 disattende quindi le indicazioni della Corte di giustizia, ma crea anche «incertezza giuridica per i servizi di turismo balneare, scoraggia gli investimenti in un settore fondamentale per l’economia italiana e già duramente colpito dalla pandemia, causando nel contempo una perdita di reddito potenzialmente significativa per le autorità locali italiane».

Ma il settore balneare non ci sta. Dura la replica di Federbalneari, Assobalneari e del sindacato Sib che parlano di «intervento inopportuno dell’Ue» e di «siluro di Bruxelles all’Italia». La Cna chiede al governo di difendere la legge che estende le concessioni, «misura fondamentale per garantire stabilità al comparto e rilanciare gli investimenti». La sottosegretaria al Turismo Lorenza Bonaccorsi promette: «Il governo chiarirà le sue ragioni all’Ue e lavoreremo con tutte le forze politiche ad un intervento definitivo e importante per tutto il comparto».(corriere.it)

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