panareamarechebollesubIl livello del mare e le linee di costa del Mediterraneo stanno subendo lente, ma costanti, variazioni. Le principali cause sono da ricercarsi nei cambiamenti climatici e nel conseguente scioglimento dei ghiacci polari, nei movimenti delle placche tettoniche, nei terremoti e nell'attività vulcanica. A dirlo è uno studio dell'Ingv pubblicato su Special Publication della Geological Society of London.

Il Mediterraneo sta salendo di circa 1,8 mm all'anno (3.2 mm su scala globale), "confermando le previsioni dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) sull'aumento del livello del mare di circa 1 metro entro la fine del secolo e di oltre 2 entro il 2200, con conseguente arretramento delle coste e danni alle strutture, in particolare nelle zone subsidenti" spiega Marco Anzidei, primo ricercatore dell'Ingv e coordinatore dello studio. Questo fenomeno "porterebbe tali aree a un maggiore e progressivo rischio di allagamento, con conseguente esposizione di valore economico, in particolare delle zone a elevato valore industriale, commerciale, turistico e culturale, come Venezia".

L'obiettivo della ricerca dell'Ingv (Coastal structure, sea-level changes and vertical motion of the land in the Mediterranean) è stato quello di "individuare le zone costiere soggette a particolare subsidenza, dove l'aumento del livello marino è maggiore per il lento e progressivo abbassamento verticale del fondale - spiega Anzidei -. Fenomeno che produce, non solo un aumento locale del livello del mare, ma anche l'arretramento e l'erosione della linea di costa, con conseguente restringimento delle spiagge".

Oltre alla laguna veneta, le zone più a rischio in Italia sono i Campi Flegrei, le coste presso la foce del Volturno e del Po, le piane costiere del Tirreno, alcune aree della Sardegna, della Calabria e le isole Eolie. Meno esposte risultano invece le coste pugliesi. Per quanto riguarda gli altri Paesi che affacciano sul Mediterraneo i rischi maggiori li vivono le coste della Turchia e della Grecia che, non a caso, sono anche quelle più sismiche del Mediterraneo. Escluse invece parte delle coste dell'isola di Creta, la costa Israeliana e parte del Nord Africa.

La ricerca dell'Ingv è stata finanziata dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca (Miur), dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (Unesco), con l'egida dell'International Union for Quaternary Research (Inqua).

Per individuare i tassi di deformazione della fascia costiera sono stati utilizzati dati storici e strumentali di geologia, archeologia e geofisica, utilizzando in particolare 6000 terremoti di magnitudo superiore a 4.5 e dati geodetici di circa 850 stazioni GPS di alta precisione e di 57 stazioni mareografiche distribuite lungo le coste.

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