di Piera Cristiani

Il film di Roberto Rossellini ha fatto sbocciare, tra mille chiacchiere, l’amore tra il regista e la grande attrice Ingrid Bergman

 

Stromboli è uno dei prodotti che consacrano il tratto internazionale della corrente neorealistica e nasce da una lettera in cui Ingrid Bergman si complimenta con Roberto Rossellini per i suoi lavori, esprimendo il desiderio di lavorare con lui. Questa la premessa per una relazione che penalizzerà il film presso la critica e il pubblico, perché i due sono entrambi sposati e Ingrid Bergman viene soprannominata da Hollywood “la concubina”. Il regista, oltretutto, interrompe il suo rapporto con Anna Magnani che accetta il ruolo di protagonista nel film Vulcano di William Dieterle, girato sempre nell’arcipelago siciliano nello stesso periodo, ma distribuito con un leggero anticipo che ne decreta un maggior successo di botteghino.

Tutto questo ha distolto da un film in cui la Bergman spicca nella sua interpretazione a fianco di attori non professionisti, in gran parte selezionati sul luogo e con un copione che si è definito nel corso delle riprese ed è stato fortemente condizionato da una reale eruzione del vulcano che ha costretto tutti all’evacuazione dell’intera isola.

Una storia di chiari e scuri

Karin si trova in un campo di raccolta stranieri in Italia subito dopo la seconda guerra mondiale. È lituana e vorrebbe andare in Argentina, ma in quella situazione si lascia convincere da un ex militare italiano che sta tornando a casa a sposarsi e seguirlo. La donna non sa bene dove si trova la casa di quest’uomo, a Stromboli, impervia isola dell’arcipelago delle Eolie, molto piccola e con al centro un vulcano attivo. La comunità è molto scettica nell’accogliere questa straniera che dimostra di avere abitudini molto diverse dal marito e dalla sua comunità di appartenenza.

Ingrid Bergman in Stromboli

L’arrivo di Karin a Stromboli segna subito uno sconvolgimento collettivo. La donna è alta e bionda, il suo incarnato è chiaro, mentre le donne dell’isola hanno i capelli scuri e sono di corporatura più bassa. È straniera e viene da lontano, mentre la maggior parte delle donne dell’isola non si è mai mossa da lì, qualche uomo se ne è andato per sempre a cercare fortuna, pochissimi sono tornati.

L’abbigliamento delle donne del film, che si coprono anche i capelli con dei foulard, è il nero, colore dominante anche nel paesaggio di Stromboli, perché la terra arida e dura è in prevalenza in pietra ossidiana che deriva dalle numerose eruzioni vulcaniche. La figura chiara e slanciata della Bergman è un forte richiamo, con i suoi capelli biondi sciolti nell’aria, alla libertà e alla modernità anche nell’abbigliamento, perché non solo spesso indossa colori chiari, ma addirittura veste con i calzoni, tipico capo che al tempo appartiene quasi esclusivamente al guardaroba maschile.

 

Infine, la spontaneità di Karen è sospetta da parte di tutta la comunità: anche il prete la invita ad adeguarsi a una vita semplice, a un uomo come Antonio che fa il pescatore per mantenersi, intuendo in lei delle ambizioni che a Stromboli non si possono realizzare.

Conversione o fuga?

In una discussione accesa con il marito, dove Karin viene persino picchiata, lei continua a dire «Sono diversa io. Molto diversa. Appartengo a un’altra razza. Questa non è vita per gente civile. Ci vuol altro per una donna come me. Sono abituata in un altro modo. Qui tutto deve cambiare».

Nel momento della fuga finale, in cui la donna si arrampica sul vulcano per poter arrivare a Ginostra e scappare, sopraffatta dalla paura per le eruzioni, per la gravidanza in corso, per il futuro, la donna ha un improvviso cambiamento nel suo sentire e si rimette alla misericordia di Dio con un’improvvisa conversione.(exibart.com)

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