di Vincenzo Brantisano
Ottocentoquaranta miliardi. Quante cose si possono fare con 840 miliardi di euro? Quante se ne sarebbero potute fare in dieci anni nelle regioni martoriate del Meridione?
Quante infrastrutture, quanti investimenti. Quante scuole, con annessi servizi essenziali come palestre, mense, servizi di trasporto, cablaggi, potenziamento delle reti, ristrutturazioni, sostegno economico e personale di alunni con disabilità attraverso tutor ed educatori che se sono una realtà in tante regioni del Nord rappresentano invece tante volte un miraggio per molte realtà del Sud? Ottocentoquaranta miliardi di euro, stando a quanto appena rivelato dall’Eurispes, sarebbe la somma sottratta al Sud a partire dal 2000 e fino al 2017. E secondo il suo presidente, Gian Maria Fara, “sulla questione meridionale, dall’Unità d’Italia ad oggi, si sono consumate le più spudorate menzogne”.
Il Rapporto annuale di Eurispes, l’Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali degli italiani, presentato nei giorni scorsi, scardina una convinzione diffusa ma errata. Confermerebbe infatti, e per la prima volta in maniera ufficiale – se non trovassero smentita le gravi dichiarazioni del suo Presidente, Gian Maria Fara – l’esistenza, da decenni, di politiche predatorie dello Stato, a svantaggio del Sud. Si tratta, stando al Rapporto, di 840 miliardi di euro sottratti al Sud a partire dal 2000 e fino al 2017. Quarantasette miliardi (miliardi) ogni anno. Cifre mostruose, contenute in un Rapporto che non ha trovato un’adeguata eco sui mass media, in un momento in cui, per sovrappiù, alcune Regioni tra le più ricche oggi chiedono pure l’autonomia differenziata.
“Il Sud, di volta in volta descritto come la sanguisuga del resto d’Italia, come luogo di concentrazione del malaffare, come ricovero di nullafacenti, come gancio che frena la crescita economica e civile del Paese, come elemento di dissipazione della ricchezza nazionale, – dichiara il presidente Fara in un caustico intervento intitolato Il Sud al di là delle fake news,redatto all’interno di un comunicato di più ampio respiro, in cui affronta varie tematiche del vivere sociale e del contesto economico e culturale del nostro Paese –attende ancora giustizia e una autocritica collettiva da parte di chi – pezzi interi di classe dirigente anche meridionale e sistema dell’informazione – ha alimentato questa deriva”. All’interno di questo Rapporto, insiste, “si trova una descrizione della vicenda meridionale ricca di dati e di informazioni prodotti dalle più autorevoli agenzie nazionali ed internazionali che certificano come siamo di fronte ad una situazione letteralmente capovolta rispetto a quanto comunemente creduto”.(orizzontescuola.it)