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Il ristorante Cusiritati a Panarea

di Guido Barendson

Quant’è raro mangiare bene nei posti baciati dalla prima – e ultima? – fortuna patria: il turismo! Lentamente, grazie al traino svolto dai buoni alberghi e da un numero crescente di cuochi d’ogni età curiosi e viaggiatori del gusto, il numero delle tavole di qualità – che si tratti di ristoranti, trattorie e pizzerie – va aumentando di stagione in stagione. Ma se cercate una tavola che soddisfi il vostro palato in maniera accettabile e a un costo ragionevole tra Piazza Navona e Santa Maria Novella, quasi certamente resterete delusi.

E’ con questo spirito, senza forti aspettative, che arrivo a Panarea dopo un lungo giro in Sicilia, esaltato da grandi e piccoli chef, e dalla incommensurabile bellezza di siti archeologici come la Valle dei Templi, Segesta, Selinunte, Mozia...
Stavolta mi fa bene non nutrire troppe speranze, perché lo scetticismo frutto del pregiudizio deve capitolare. Il flusso dei visitatori estivi è intenso, tanto da mettere a dura prova le esili strutture dell’isola, abituate a confrontarsi normalmente con poche centinaia di ospiti che però tra fine luglio e agosto schizzano moltiplicandosi senza controllo.

Mangiare a Panarea, la soddisfazione del buono circondati dal bello

Da Pina

La sorpresa dell’anno la trovo qualche scalino più sotto, sulla terrazza del Cusiritati (la Curiosità) affacciata sopra al molo.
Anche qui, efficace guida femminile e un gruppo di cameriere e camerieri giovani e rapidi. Ai fornelli Marilena Merlino e Salvatore Denaro, impegnati nel tentativo di svecchiare un po’ la tradizione eoliana, ma senza esagerare: gustiamo un cous cous di verdure con alici, e un gambero – tanto dolce quanto vivo – assieme alla burrata. Sicura la navigazione con i bottoni di calamari, mandorle, zucchine, e con la triglia.

Mangiare a Panarea, la soddisfazione del buono circondati dal bello

Una delle specialità del Cusiritati

Venti metri a scendere, ed eccoci ad una sosta che non si può saltare: il Bar del Porto e la sua Regina, Giusi, da quest’anno affiancata ai tavoli dalla splendente figlia. Uno scotch prima di andare a dormire, un gin ‘n tonic per aperitivo, un latte di mandorla per recuperare gli zuccheri bruciati dal sole, caffè e cornetto al mattino, il locale è sempre pronto ad accoglierti con un sorriso.

Mangiare a Panarea, la soddisfazione del buono circondati dal bello

Bar del Porto

E i sorrisi non mancano al boutique hotel Quartara (accogliente la tavola del piccolo Broccia) dove ti aspettano una originale raccolta di formaggi siculi con marmellata di arance e gagliardi paccheri con ragù di alalunga. Mi dicono che il Raya – posto storico dell’isola dove la mia de-generazione tirava fino all’alba per dimostrare di essere immortale – ha un nuovo chef. Ma la folla mi respinge, e raggiungo i figli in un posto dove occupo la figura di decano: il Bridge, allegro e coloratissimo Sushi Bar.

Mangiare a Panarea, la soddisfazione del buono circondati dal bello

Un piatto al Raya

Un tocco global perfettamente inserito nel contesto grazie alla mitica signora Angela, camerieri di ogni colore, figli della buona (e meno buona) borghesia napoletana, veneta e siciliana. Azzeccati i cocktail, sulla piccola terrazza, musica a palla e un paio d’ore a mangiucchiare sashimi. Finisce così, in allegria alcolica, l’estate eoliana. La prossima sarà migliore!(repubblica.it)

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