di Felice Cavallaro
– L'intervista comincia col padre e prosegue col figlio. Dal padre, Francantonio Genovese, big pd transitato in Forza Italia, 11 anni di carcere in primo grado, al figlio, Luigi, 21 anni, secondo anno di Giurisprudenza alla Luiss, catapultato in campagna elettorale per un seggio da ereditare all'Assemblea siciliana. Ras della formazione a Messina, co-proprietario dei traghetti Caronte sullo Stretto, 18 mila voti come bacino familiare, nipote di Nino Gullotti, ministro negli anni Sessanta, ecco Genovese senior in guardia.
L'accusa di «impresentabile» rischia di rovesciarsi su suo figlio? Si è pentito di averlo fatto candidare?
«Io sono poco incline da qualche tempo a parlare con i giornalisti. Negativo per qualsiasi esternazione. Parli con Luigi, è lui il candidato».
Ma l'ha spinto lei a candidarsi.
«È adulto. Decide e parla lui. Io non sto in prima fila».
Ci stava mercoledì a Palermo, davanti a Berlusconi.
«Ero stato invitato. Accanto a mio figlio».
È stato scritto che, prima del comizio, aveva tentato di incontrare il Cavaliere facendo anticamera a Villa Igiea senza successo, senza essere ricevuto.
«Ci siamo visti. Un incontro cordiale. Direi familiare. Ma perché tanto interesse?».
Beh, lei come primo dei cosiddetti «impresentabili»...
«Fra qualche anno vedremo».
Che succederà?
«Ma non le avevo detto che evito qualsiasi esternazione? Parli con Luigi».
Ed eccoci al figlio, intercettato sui Nebrodi «per presentare il programma». Quale?
«Il mio programma è "fare"»
In Sicilia, stando al Gattopardo, può essere un peccato
«La politica è fare».
Che cosa?
«Le cose di cui ho parlato con Berlusconi. Cose concrete e passione».
Come l'ha trovato?
«Che persona interessante, simpatica, coinvolgente. L'avevo già visto a una cena nel 2016. Ma stavolta da soli, noi tre. E lui che si complimentava con me».
Per che cosa?
«Per il coraggio».
Come glielo ha detto?
«Facendomi i complimenti e un grande in bocca al lupo».
E sul marchio di impresentabile?
«Nemmeno un cenno. E poi io sono il figlio. Marchio che non merito, da scrollarmi lavorando».
Musumeci resta così l'unico a bacchettare gli impresentabili?
«Ho visto Musumeci la settimana scorsa a Barcellona Pozzo di Gotto. Non una parola su questo. Siamo rimasti che ci rivedremo dopo, vada bene o male. Insomma, ottimi rapporti».
È di suo padre l'idea di farle ereditare la candidatura?
«Non si eredita una poltrona, ma una passione».
La stessa di cui avrebbe parlato con Berlusconi?
«Si, con il presidente ne abbiamo discusso immaginando già un grande successo di Forza Italia».
Intanto è Fabrizio Micari a chiudere la campagna sullo Stretto, su un traghetto.
«Su quello delle Ferrovie, immagino».
Non su uno dei suoi, su quello della Caronte?
«Se paga il biglietto».(corriere della sera)
foto di Enrico Di Giacomo
E' cominciato fuori dal cancello l'anno scolastico per 21 studenti di Vulcano costretti a studiare tutti insieme, pur facendo parte di tre diverse classi. Col risultato che i bimbi di prima dovrebbero ascoltare storditi la lezione sul romanticismo e quelli di terza annoiarsi sentendo parlare ancora di punteggiatura. O, per la storia, i piccoli disorientati davanti alle guerre mondiali e i più grandi costretti a ripetere i bizantini. Un pasticcio chiamato "pluriclasse" che non piace ai genitori, rimasti a turno per protesta da metà settembre fuori dai cancelli con i figli, a due passi dai traghetti che sbarcano preside e professori bloccati da tagli e mancanza di fondi. E' cominciato con scioperi ed agitazioni anche a Lipari, l'anno scolastico.
Panarea, Alicudi e Filicudi
Per non parlare dei problemi di Panarea, Alicudi e Filicudi. Col sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, pronto a tuonare contro la violazione del diritto allo studio, come dice invocando "una deroga per le isole minori" e vergando l'appello al premier Gentiloni e al ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli. Il caso più clamoroso resta quello di Vulcano dove una mamma come Veronica Capitti, pure lei docente precaria in attesa di supplenze, tre figli, si chiede chi abbia potuto inventare questo modello didattico: "L'insegnante di lettere ha 10 ore a settimana. Divise per tre classi in un'unica aula. Con i programmi quindi ridotti a un terzo per tutti. Matematica e scienze spezzettate. Senza nemmeno potere usare un tablet perché la scuola non ha Internet e manco un telefono fisso. Un disastro". Il quadro è chiaro al preside Renato Candia, arrivato dalla centrale di Lipari per placare le eruzioni della vicina isola con la sua cadenza vicentina rimasta integra nonostante sia da 15 anni trapiantato alle Eolie: "Situazioni del genere non dovrebbero esistere, perché davvero si finisce per negare il diritto allo studio. Ma stiamo risolvendo tutto grazie all'intervento della direttrice dell'ufficio scolastico regionale, Maria Luisa Altamonte. Tutti convinti che il problema vada affrontato. Non è solo una questione di programmi. So che i bimbi di prima sono una fascia delicata, che in terza abbiamo già adolescenti proiettati verso altro, verso il motorino... Ma i tagli ci portano ad accorpare i ragazzi quando sono pochi". Lo conferma la direttrice Altamonte che da Palermo decide di assegnare un altro docente di italiano in modo da sganciare gli allievi della terza classe: "Obiettivo è separarli per italiano, geografia, storia, matematica. Lasciandoli tutti insieme per religione, arte e ginnastica".
La possibile soluzione
Soluzione alla quale lavora anche il segretario della scuola Saverio Merlino, scavando nei fondi cassa per racimolare qualche ora di lezione in più e poter pagare altri due insegnanti di supporto. Ma continuano a definirla "una soluzione tampone" i rappresentanti della Rete degli studenti medi irritati contro "le classi pollaio": "Si arriva anche a stipare 43 alunni in una stessa piccola classe come a Lipari, contro un massimo consentito di 30". Conteggi amari per i genitori, come spiega la mamma di Vulcano rimasta davanti al cancello, la signora-professoressa Veronica: "Bisogna capire che per noi vivere qui non è effetto di un anno sabatico perché noi siamo nati qui e io i miei figli voglio farli vivere qui. Mentre così cercano di sradicarci".
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