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di Pippo Pracanica*

Ottenutolo, convinse Mussolini a finanziargli anche la ricostruzione dell’Episcopio dell’Archimandrita, della Cattedrale dell’Archimandritato e del seminario per i futuri sacerdoti di rito greco e fu accontentato con l’emissione di un decreto, che finanziava tali opere, con 14 milioni.

Il fedele segretario dell’arcivescovo Paino, mons. Giuseppe Foti, a proposito della ricostruzione dell’Archimandritato ha scritto “Quanto di discussioni, di opposizioni, di trattative costasse tale pratica non è facile esporre. Sembrò pressocché un miracolo il vedere, in fine, dal Ministero dell'Interno accolta l'istanza dell'Arcivescovo Paino e, con decreto legge 5 Aprile 1925, accordato per i tre edifici un sussidio di 14 milioni. In realtà i tre edifici esistevano prima del terremoto nella spianata di S. Salvatore, ma da tempo erano stati incamerati dallo Stato unitamente all'area circostante, e destinati al Museo. […] Il nuovo sussidio statale consentiva il ripristino della Cattedrale archimandritale, che venne a sorgere sull'area della ex Chiesa S. Teresa, integrata da altri acquisti operati da Mons. Paino; dell'Episcopio archimandritale, sulla area del Monastero di Montevergine, ottenuta dallo Stato con la convenzione citata dei 5 febbraio 1925; e il Seminario Archimandritale, al quartiere Lombardo, oggi sede dell'Istituto Don Bosco, su area acquistata dall'Arcivescovo”.

 Anche il monastero di Montevergine aveva subito gravi conseguenze in seguito all’applicazione delle cosiddette leggi eversive: Impallomeni le chiamò le leggi che uccidono. Infatti il Ministero delle Finanze aveva autorizzato la Deputazione degli asili d’infanzia di Messina, controllata dai massoni, ad occupare una porzione notevole di Montevergine, per far posto all’asilo Garibaldi. Addirittura l’area corrispondeva ad 11 finestre, ridotte a 6 dopo la decisa opposizione, della badessa del Monastero, di fronte alla Corte di  Cassazione.  

 Di quello che avvenne a Montevergine in occasione del terremoto e negli anni successivi esiste una puntuale cronistoria, sotto forma di diario, dovuta a suor Angelica Maria Rigolizzo. Suor Angelica era dotata di viva intelligenza, di grande sensibilità e della capacità di trascrivere fedelmente i fatti così come erano accaduti ma, purtroppo, il suo italiano era molto improbabile. Oggi riusciamo a capire cosa ha scritto grazie all’attenta “traduzione” della prof.ssa Rosa Gazzara Siciliano.

 Comunque il testo, intriso di un’aura intensamente mistica, consente di partecipare, con dolce commozione, ai momenti più significativi che le buone clarisse vissero in quel periodo: il dramma del terremoto, la speranza della ricostruzione, lo sconforto che le colpì quando videro notevolmente ridimensionato il Monastero, la gioia per il ritorno della Santa nella Sua chiesa.

*Medico

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