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di Pippo Pracanica*

Ma tanto sua eccellenza quanto il piccolo e pallido segretario se ne stavano zitti e immoti nelle loro poltrone, quasi che la faccenda non li riguardasse e, anzi, quel discorso li infastidisse un poco. Finalmente si trovò il modo di accordarsi, e i volti sacerdotali, lasciata la maschera dura dell'indifferenza e della noia, si rianimarono, si colorirono di sorrisi. La conversazione col grosso e rozzo appaltatore giunto in treno, e ancora male odorante di fumo, venne chiusa con ogni cordialità. Sua eccellenza, in piedi nel mezzo dell'ampio salotto, squadrò alle spalle il signore che usciva preceduto dal segretario, e la sua bocca ebbe una mossa evidente di nausea. Certo non era un piacere per lui doversi abbassare al livello di tali individui”.

 Intanto continuavano gli incontri tra Paino e Carnazza per concordare le iniziative al fine di estromettere i liberal-massoni dal potere. I due si trovarono subito d’accordo con Mussolini: erano, infatti, portatori di interessi coincidenti o, comunque, non conflittuali. Ha scritto Marcello Saija, che dopo la Marcia su Roma, Pietro Frigerio fu l'unico, tra i sette prefetti dell’Isola, a non essere rimosso, nonostante avesse chiesto insistentemente di essere trasferito ad altra sede, nel Nord del Paese. Il suo amico Finzi, (che finirà ammazzato alle Fosse Ardeatine) sottosegretario al Ministero degli Interni lo aveva infatti invitato a pazientare, giacché la sua presenza a Messina era necessaria per inventare il fascismo.

 “Rassegnato e lusingato nel contempo, il prefetto si era messo all'opera, ma non aveva ricevuto direttive precise sulla strada da percorrere e, naturalmente, gli interrogativi erano tanti. Che cosa fare di quelle quattro marionette che da un anno circa si autodefinivano fascisti, agitandosi in modo da sembrare folla? Ci doveva essere una linea di demarcazione e quale nei confronti del vecchio establishment di potere cittadino? Ed infine, se bisognava operare una apertura verso i notabili, era necessario cooptare tutti o bisognava escludere qualcuno? Erano quesiti ai quali era necessario rispondere con urgenza, tentando anche di capire se la presenza nella compagine di governo del deputato locale Giovanni Antonio Colonna di Cesarò, come Ministro delle Poste, fosse già una risposta a gran parte di queste domande. Non sappiamo se verbalmente una qualche direttiva a Frigerio venga impartita, rileviamo, però, che egli avvia la sua azione come se la circostanza della presenza in provincia di un ministro fosse del tutto ininfluente. Anzi, prima ancora che nei confronti degli altri, il prefetto prende le distanze dallo stesso duca Colonna di Cesarò, lamentandosi apertamente con Finzi che il Ministro delle Poste pretendeva di instaurare con l'autorità prefettizia rapporti di subordinazione "millantando di essere in loco l'unico rappresentante degli interessi politici del governo e di S.E. Mussolini".

 Al momento in cui scrive queste cose, Frigerio ha già adottato i primi provvedimenti di epurazione del personale "esuberante, incapace o comunque improficuo", previsti dalla legge delega al governo per il riordino del pubblico impiego. E se tra i licenziati parecchi appartenevano alla massoneria giustinianea, controllata politicamente dal sen. Ludovico Fulci, come Natale Scaffa, vice segretario generale del comune di Messina, altri erano, invece, dell'Ordine ferano, strettamente legato agli interessi politici del di Cesarò. Si comprende perfettamente, allora, come, pur nell'assenza di un beneficiario dell'azione prefettizia, Frigerio avesse deciso, intanto, di togliere agli esponenti della classe dirigente messinese tutti gli strumenti per organizzare il consenso, ed in primo luogo, le leve del potere comunale, strettamente connesse con gli interessi che ruotavano intorno alla ricostruzione della città”.

 Ma Frigerio andò ben oltre e, pur in assenza di precise direttive, ritenne che fosse necessario individuare, nella vecchia dirigenza politica, qualcuno che avesse la capacità e l’animo di organizzare il partito fascista in provincia di Messina, anche se questo avesse comportato la sconfessione dei fascisti della prima ora.

 Il prefetto individuò tale personaggio, e quindi la responsabilità della scelta fu esclusivamente sua, nell’on. Michele Crisafulli Mondio, che era, peraltro, in quel momento, il perno dell’organizzazione partitica dell’on. Giovanni Colonna di Cesarò, in provincia di Messina.

 Lo scioglimento delle Camere del Lavoro e dei partiti socialista e comunista consigliò, anche a Messina, i dirigenti della sinistra del tempo a cercare di organizzare una rete che partendo dai posti di lavoro si raccordasse a livello provinciale e regionale, e da qui anche con Roma. Ma i maggiori rappresentanti della sinistra e dei sindacati, dopo l’emanazione delle leggi repressive e l’istituzione del Tribunale Speciale, furono condannati al carcere, come Francesco Lo Sardo, morto in carcere nel 1931, ed Umberto Fiore, mentre altri venivano mandati al confino o diffidati. Anche i vecchi massoni, sia di tradizione giustinianea che ferana (massoneria di Piazza del Gesù), vennero tenuti sotto controllo, anche se non vennero mai assunti provvedimenti particolari nei loro confronti. 

 Secondo Cicala, per comprendere il rapporto tra cattolici e fascisti, a Messina, è necessario descrivere, ruolo e consistenza, del laicato cattolico, prima della marcia su Roma.  

La riforma universitaria, fatta approvare da Giovanni Gentile con il R.D. 30 settembre 1923, n. 2102, classificò l’Università di Messina, in base al numero degli studenti, tra le  università di tipo B, per le quali lo Stato concedeva un milione e venti mila lire annue di contributo. Poiché il bilancio era di duemilioni duecentottantamila lire annue, alla differenza doveva provvedere la stessa Università con i propri mezzi. Era necessario, quindi, per non chiudere l’Università, reperire oltre il cinquanta per cento per far fronte alla spesa annua prevista. Venne costituito, proposto dalla stampa, un Comitato siculo-calabro, oltre che per reperire le somme necessarie alla continuazione della gestione, anche per predisporre una Relazione a corredo dello schema di convenzione per il mantenimento della R. Università di Messina, secondo quanto previsto dall’art. 141 della citata legge.

*Medico

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