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di Pippo Pracanica*

Il 5 febbraio 1923 il sindaco Oliva si dimetteva per cedere il posto al commissario fascista.            L’arcivescovo Paino il 13 marzo dello stesso anno prendendo possesso della Diocesi, aveva mandato dalla Cattedrale, ancora in baracca, il suo messaggio di saluto a Mussolini, inneggiando a "Colui che indirizza l'Italia sulla retta via, a Colui che dà nuovo vigore alla nazione".

 Mons. Giuseppe Foti, il segretario dell’Arcivescovo, ha sempre sostenuto che nonostante la vicinanza a Mussolini mons. Paino non fu mai fascista militante. A riprova ricordava che durante la crisi, agli inizi degli anni trenta, tra la Chiesa ed il Fascismo, a motivo dell’Azione Cattolica, quando Mussolini gli fece discretamente sapere di volerlo mettere a capo di una chiesa nazionale, lui con molta fermezza rispose che sarebbe rimasto, assieme a tutti gli altri vescovi italiani, sempre vicino al papa. Dopo l’enciclica di Pio XI, del 5 luglio 1931, “Non abbiamo bisogno”, la vertenza sull’Azione Cattolica diventò più violenta per ricomporsi il 2 settembre dello stesso anno.

 L’Azione Cattolica si salvò ma, per sopravvivere, dovette sottostare ad una serie di condizioni. Una di esse riguardava il divieto, per i vescovi, di nominare dirigenti dell’Azione Cattolica i vecchi esponenti dei partiti antifascisti, ma mons. Paino non tenne in alcun conto tale ingiunzione e affidò l’A.C. di Messina all’avv. Giuseppe Fortino che era stato, anche se per breve periodo, segretario provinciale del Partito Popolare e candidato alle elezioni nazionali.

Tra il 28 marzo e la prima quindicina di aprile del 1923 era avvenuto il primo incontro a tre, Mussolini, Carnazza e Paino, ed il 22 giugno successivo, in occasione della visita a Messina di Mussolini, un lungo colloquio del duce con Paino nello studio del prefetto (molto più lungo di quello concesso alla deputazione messinese, pur essa presente, ricevuta collegialmente e per pochi minuti), aveva sancito l'intesa definitiva. 

*Medico

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