Eventi e Comunicazioni

agevolazioni_bonus_pubblicità_2024.jpg

"Con il Notiziario delle Eolie Bonus pubblicità con credito d'imposta al 75%"  email bartolino.leone@alice.it

Dettagli...

lo.jpg

di Leonardo Orlando

La Procura di Barcellona, con il pm Veronica De Toni, ha chiesto ai giudici del Tribunale, la condanna a 10 anni di reclusione per l'architetto Pasquale “Lino” Siclari, 62 anni, ex patron della fallita “Aicon Spa” di Giammoro, la holding da cui dipendevano l'azienda che produceva imbarcazioni da diporto ed una galassia di società con sedi soprattutto all'estero. 

La richiesta di condanna riguarda il processo per il troncone principale del dissesto finanziario della società madre “Aicon Spa”, quotata in Borsa, il cui titolo era stato poi sospeso, dichiarata fallita il 21 gennaio del 2013 e della controllata “Aicon Yachts Spa”, il cui fallimento era stato dichiarato in precedenza il 5 ottobre del 2012.

Oltre alle accuse di bancarotta relative al fallimento delle due società, nello stesso procedimento, anche il reato di auto riciclaggio di fondi sottratti ai capitali di Aicon che ha generato l'operazione “Follow The Money”, che tradotto significa “segui i soldi”, eseguita all'alba dello 21 febbraio 2017 con l'arresto di Siclari effettuato dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Messina.

Per quest'ultima vicenda, infatti, a Siclari si contesta di aver impiegato, tramite alcune società a lui riconducibili, proventi della bancarotta fraudolenta che sarebbero rientrati in Italia attraverso una operazione bancaria dalle isole Azzorre, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza illecita.

Il processo è stato rinviato al 21 dicembre per l'arringa dell'avvocato di Siclari, Alberto Gullino (l'altro difensore è Gaetano Barresi che è intervenuto ieri), prima della sentenza che sarà emessa dai Tribunale, presidente Antonino Orifici, giudici Anna Elisa Murabito e Silvia Spina.

L'intervento

downloadfgn.jpg

di Enrico Di Giacomo

Nelle 57 pagine dell’ordinanza Follow the money, che ha portato il 21 febbraio del 2017 all’arresto del patron di Aicon Lino Siclari e dei suoi due più stretti collaboratori - il consulente fiscale Pietro Pappalardo e la segretaria personale Salvatrice Gitto, conosciuta come Dora - viene ricostruita la rete di società attraverso le quali, secondo la guardia di finanza, sarebbe avvenuto l'autoriciclaggio di fondi di provenienza illecita.

Siclari, scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Barcellona Fabio Gugliotta, a cinque anni dal fallimento di Aicon, avrebbe reinvestito somme accumulate poco prima della presunta bancarotta, per cui è in corso il processo che vede Siclari imputato. L'imprenditore viene definito «vero e proprio dominus» del gruppo. A quest'ultimo sono riconducibili varie società.

La particolarità che emerge, secondo i magistrati, è che hanno tutte «un’assonanza nominalistica non certo casuale». Durante le indagini delle Fiamme gialle è stato possibile ricostruire l'apparato societario composto da ben 37 società, di cui sei con sede all'estero: si va dal Lussemburgo agli Stati Uniti fino alla Cina. Secondo gli investigatori, Siclari avrebbe utilizzato la società Airon Italia per facilitare il rientro dei capitali.

Il sistema era semplice. Venivano effettuati una serie di versamenti in giroconto su conti correnti della stessa Aicon. Operazioni che, come accertato dagli investigatori, sarebbero state effettuate tra febbraio e agosto 2016. A compierle sarebbe stata Salvatrice Gitto. A incastrare il patron dell’Aicon, oltre ai controlli sui movimenti dei flussi finanziari, anche una serie di intercettazioni telefoniche che avrebbero dimostrato come la stessa segretaria avesse «il pieno controllo dello smistamento dei capitali».

Questi flussi di denaro di importo variabile avrebbero avuto la funzione di «mascherare l'effettiva provenienza dei fondi tramite successivi passaggi privi di uno scopo economico reale diverso da quello di frapporre un ostacolo alla facile tracciabilità dei passaggi di denaro». Le somme depositate su un distinto conto intestato alla Airon Italia e su un altro riferibile alla società Borgo Musolino srl sarebbero state impiegate per il pagamento dei fornitori e degli esecutori dei lavori presso la stessa struttura turistica.(stampalibera.it)