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Il gup di Palermo ha rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione l’ex governatore siciliano Rosario Crocetta. Il procedimento nasce dall’inchiesta sull'armatore trapanese Ettore Morace. Il giudice si è dichiarato incompetente per territorio per tutti gli altri imputati tra cui l'ex sottosegretario Simona Vicari, anche lei indagata per corruzione.

Il presidente della Regione sarebbe indagato in un filone d’indagine che riguarda un finanziamento di circa 5 mila euro fatto da Morace al movimento Ripartesicilia di Crocetta. Inoltre, il nome di Crocetta, viene fatto pure quando, secondo Morace che parla con un altra persona al telefono, avrebbe avuto pagati dagli armatori un viaggio e un soggiorno in una isole delle Eolie. Circostanza sempre smentita da Crocetta.

Crocetta ha nahce sempre smentito di aver procurato vantaggi a Morace. L'ex presidente della Regione in passato si è sempre chiesto quale potesse essere l’atto amministrativo che avrebbe garantito un vantaggio a Morace, se dai 91 milioni e 500 mila euro del 2013 si è passati ai 66 milioni e 500 mila euro del 2017, facendo risparmiare alle casse regionali circa 78 milioni in cinque anni.

Nel giugno del 2014, fu lo stesso Crocetta, insieme con l’assessore alle Infrastrutture dell’epoca, Nico Torrisi, a presentare un esposto alla procura della Repubblica di Palermo a proposito del sovradimensionamento delle gare sui collegamenti marittimi.

Il gip di Palermo ha rimandato gli atti alla Procura perché li trasmetta a Trapani, sede, secondo il magistrato, competente sulla vicenda. Il processo si sposta per: l’ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio, Marianna Caronia, Giuseppe Montalto, Salvatrice Severino, Simona Vicari, Massimo Finocchiaro, Sergio Bagarella, Lucio Cipolla, Elisabetta Miceli, Ettore Morace, Giacomo Monteleone e la Liberty Lines. Crocetta comparirà a febbraio davanti al tribunale di Palermo insieme a Ettore Morace, che è stato rinviato a giudizio per questa vicenda mentre per le altre accuse si troverà davanti al gip di Trapani, e all’ex segretario Massimo Finocchiaro. E' stata stralciata invece per motivi di salute la posizione di Vittorio Morace.

Il procedimento a suo carico è stato sospeso: l’11 dicembre si deciderà se l’imputato è in grado di partecipare al giudizio. L'inchiesta che ha portato all’udienza preliminare di oggi portò all’arresto dell’armatore Ettore Morace, dell’allora candidato a sindaco di Trapani Girolamo Fazio e del consulente della Regione Giuseppe Montalto. I magistrati ipotizzarono un vero e proprio sistema corruttivo che ruotava attorno agli armatori Morace proprietari della più grande compagnia marittima di aliscafi d’Europa, la trapanese Ustica Lines, poi ribattezzata Liberty Lines. Per gli investigatori Morace, grazie ai suoi rapporti con politici come Vicari e Fazio e alla connivenza di consulenti e funzionari della Regione, avrebbe consolidato il suo impero. Intascando, attraverso le stime gonfiate delle compensazioni regionali, fondi che non avrebbe dovuto avere. O risparmiando milioni di euro grazie a un emendamento alla Legge di Stabilità voluto dalla Vicari, che abbassava l’Iva sui trasporti marittimi dal 10 al 4%: operazione che avrebbe portato un ammanco di 7 milioni nelle casse dello Stato. La politica, che si dimise dopo l'avviso di garanzia, in cambio avrebbe ricevuto un Rolex. Crocetta, invece, secondo l’accusa, avrebbe ottenuto 10mila euro in due tranche per il suo movimento politico «Riparte Sicilia». In cambio Crocetta avrebbe fatto pressioni sulla Regione per favorire la Ustica Lines aumentato le corse per le isole.(lasicilia.it)

LA SICILIA.IT 3 GIUGNO 2017

Crocetta e le inchieste: «Nulla da temere». E poi la vita privata: «Io sono un gay credente non praticante»

di Mario Barresi

Sessanta metri quadrati. Che l’inquilino - dimagrito dentro la polo a strisce orizzontali e i jeans - dice di vivere «come un bohémien». Qui è un suk. Suggestioni d’Oriente. Souvenir di vita, pezzi d’anima. Tessuti sgargianti. Ovunque quadri, fiori, colori. Fuori lo sciabordio delle onde. Più intenso, nel silenzio della solitudine pensosa. E lì in mezzo un tavolo sommerso di carte. Giudiziarie.

Castel di Tusa, ieri mattina. A casa di Rosario Crocetta.

Presidente, come sta?

«Bene, ho la coscienza a posto. E la verità dalla mia parte».

Martedì sarà sentito dai pm come indagato per concorso in corruzione nell’inchiesta di Trapani. Una macchia sul presidente della legalità. Come si difenderà?

«Nessuna macchia, sono sereno. Ho letto e studiato le carte. Contro di me non c’è niente. Sul finanziamento al mio movimento solo un bonifico, trasparente e tracciabile».

E i suoi rapporti con l’armatore Morace?

«Ho visto Morace tre volte, anzi quattro, in quattro anni. Sempre in veste ufficiale».

E mai durante viaggi o vacanze?

«Tranne una volta, quando mi accolse, un normale gesto di cortesia istituzionale, come armatore della nave che mi portava alle Eolie».

Lei, raccontano le carte, convocò la dirigente Piazza e le fece trovare Morace per aumentargli i fondi.

«Io ho tagliato i fondi alle sue navi, sin dal 2012. Allora il contratto di servizio aveva un costo di 92 milioni per la Regione, oggi è di 66 milioni. Ho tagliato quasi 30 milioni. E sarei uno che ha favorito Morace?»

Resta il fatto che c’è un’indagine delicata a suo carico.

«È evidente che la pista su di me è stata ovviamente abbandonata. Mi resta l’amarezza che l’abbiano perseguita. Comunque non è giusto entrare nel merito delle indagini. Martedì chiarirò tutto, ora non è giusto parlarne».

Allora possiamo parlare della sua vita privata?

«Non mi va proprio. Io ho deciso che la mia vita non dovesse essere oggetto di scandalo. E non perché io sia scandaloso, ma perché qui fuori c’è un mondo bigotto».

Ma lei è un personaggio pubblico che ha dichiarato la propria omosessualità. E la sua vita privata è finita nelle indagini. Nelle intercettazioni dicono che allungare la stagione dei collegamenti con le Eolie sia un suo «capriccio». Con allusioni alla sua vita sentimentale e sessuale...

«Se dobbiamo parlarne, facciamo un po’ d’ordine».

Appunto: cominciamo dalle intercettazioni sul caso Filicudi. Ha sofferto per come parlano di lei?

«Sì, ma con la serenità di chi sa che dicevano un mucchio di bugie. Non mi feriscono, perché non è vero ciò che dicono. La rabbia, semmai, è che in quelle intercettazioni parlano un mio assessore, un sindaco e un dirigente regionale. Tutte persone che avevano la mia fiducia. E che invece si sono lasciate andare a volgarissimi pettegolezzi. A pensarci bene, non parlano di me. Ma dello squallore di loro stessi. È la spocchia maschilista di uomini che debbono esorcizzare la paura della loro omosessualità latente. Se invece ci si atteggia da macho, tutto è concesso. Debolezze maschili...».

Cosa intende dire? Sia più esplicito...

«Se l’assessore Pistorio si fa dare il motoscafo per andare a prendere una donna, allora è macho, è femminaro. Se io vado ad Filicudi per trascorrere una vacanza morigerata in mezzo alla natura, in un’isola dove l’ultimo presidente che c’è andato è Rino Nicolosi che gli portò la corrente elettrica, allora io sono una checca ossessionata dal sesso. Questa è omofobia, è sessismo. Lo stesso succede alle donne: se hanno successo non è perché magari sono davvero brave, ma perché sono zoccole e saltano da un letto all’altro».

Pistorio l’ha chiamata per chiederle scusa?

«No. È troppo forte il suo imbarazzo. Ma non me ne frega niente. Le loro parole si commentano da sole».

Eppure c’è chi chiede le sue dimissioni per il Filicudi-gate. Il leghista Attaguile dice che lei ha utilizzato risorse regionali «con l’intento di coltivare il suo amore», Cancelleri parla di «affari di cuore» a spese dei siciliani.

«Questo mi addolora, ma tutelerò la mia immagine contro chi mi infanga, crocifiggendomi sul nulla. Come un esponente di Salvini, il movimento più razzista, elementi che evidentemente lo accomunano ai nostri cari grillini».

Il tutto nel silenzio del Pd, degli alleati, degli assessori. Ma anche dei movimenti gay. Si sente abbandonato?

«No. Il segretario del Pd, Raciti, mi aveva annunciato una nota di solidarietà, ma gli ho chiesto di non farla perché i pettegolezzi omofobi erano fondati sul nulla. I movimenti gay? Non lo so, forse non hanno avuto percezione della gravità. Io non sono un’icona, non ho mai speculato, né ho fatto carriera politica in nome della mia omosessualità. Per molto meno, il sindaco di Parigi avrebbe avuto migliaia di persone in piazza a manifestare in difesa dei diritti omosessuali violati. Il problema vero, voglio dire, è che siamo davanti a una caccia alle streghe. Altro che Olanda o Belgio, in questa terra omofoba sembra di essere a Kabul. O meglio: a Raqqa. Dove io, senza aver fatto nulla, vengo tacciato di stregoneria e per questo vogliono tagliarmi la testa».

In campagna elettorale annunciò la sua castità. L’ha rispettata o era la trovata di un guru della comunicazione?

«Io lo dissi parafrasando la frase “niente sesso, siamo inglesi”, trasformata in “niente sesso, sarò presidente”. Dal 2003 sono blindato: telecamere, scorta, controllo su chi entra e chi esce da casa mia. Ho sempre vissuto una vita morigerata: niente ville, barche, ristoranti di lusso, orge, discoteche o salotti. Non sono un radical chic, ma un uomo del popolo, perciò la gente mi vuole bene. Posseggo solo una casa in cooperativa, pagata in 22 anni anziché in 20 perché saltai qualche rata del mutuo. Vado in hotel da 60 euro a notte e in trattorie da 20 euro, solo con i collaboratori più stretti».

Non ci ha risposto. Da presidente ha vissuto la sua sessualità come aveva annunciato nel 2012?

«Come un monaco. Non l’ho vissuta! Ho scelto la rinuncia e il sacrificio, per non dare vergogna né a me né ai siciliani. Anche per questa scelta di castità mi addolorano le frasi meschine e vergognose uscite in questi giorni».

Eppure le hanno attribuito diversi flirt, anche da governatore in carica.

«Sì, lo so. Con i miei collaboratori, con il consulente Sami perché vado con lui al G7, con chissà quale amante in Tunisia. Persino con Tutino, il mio ex medico personale. Sua moglie era gelosissima, non di me. Ma delle donne che ammiravano Matteo, un bell’uomo...».

A proposito: che differenza c’è fra la finta telefonata sull’assessore Borsellino e le intercettazioni della storia di Filicudi? Un incubo che ritorna?

«Per quella bufala ero impazzito. Annichilito per tre mesi. Stavolta è diverso, anche perché sono stato fortificato da quella vicenda. Certo, a pensarci bene ci sono personaggi, di certi ambienti, che ricorrono in entrambe le vicende. Sarà solo un caso?».

In un’intervista a “Un giorno da pecora”, lei disse: «Io sono gay, poi perché non mi dovrebbero piacere le donne me lo dovete spiegare, qualcuna che ti arrapa c’è sempre».

«Parlavo del passato. Ed è vero. Anche perché secondo me non esiste l’omosessuale in quanto tale. Ci sono tante sfumature... Ma oggi a me queste cose non interessano più. Sono casto, la mia unica amante è la Sicilia. Diciamo che sono diventato un gay... credente ma non praticante».(lasicilia.it)

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