di Domenico Rossi*
Gentile dott. Tito Boeri,
nell’ambito della trasmissione "Che tempo che fa" del 29 gennaio scorso, il presentatore Fabio Fazio le ha chiesto dove si sarebbero potute reperire le risorse necessarie a raggiungere l’obiettivo, deliberato da tutti i Paesi Nato, di attestare la spesa per la Difesa al 2% del Pil.
In risposta a tale domanda Lei evidenziato come circa il 60% del bilancio dell’Esercito (è chiaro che si riferiva a tutte le Forze armate o meglio alla Difesa nel suo complesso, ma in verità una maggiore precisione quando si fa informazione sarebbe auspicabile) è oggi destinato a soddisfare le esigenze del personale; ha poi aggiunto che si tratta di una percentuale tra le maggiori al mondo e che a Suo parere sarebbe determinata da due fattori.
Il primo è costituito da un’entità di ufficiali e marescialli superiore rispetto al totale dei “soldati”, con connessi costi più rilevanti. Il secondo deriva dalle risorse necessarie per pagare salari e pensioni. Proprio a tal proposito ha affermato che il trattamento di quiescenza dei militari, ancorché le ultime generazioni per fortuna non abbiano combattuto una guerra, determinano pensioni più alte rispetto a quelle degli altri comparti e pari a circa il doppio rispetto ai contributi versati.
A Suo avviso, in sostanza, i militari godrebbero di privilegi che i comuni mortali non hanno, come quella che ha chiamato “la pensione ausiliaria” e la pensione privilegiata. Secondo la Sua chiosa finale, quindi, si potrebbero recuperare risorse proprio mettendo mano ai richiamati presunti privilegi.
Ovviamente tutte le opinioni sono rispettabili, ma quando vengono da chi ha ricoperto come Lei la carica di presidente dell'Inps non possono che suscitare grandi perplessità e generare forti rimostranze. Ciò sia perché se le situazioni non vengono spiegate è impossibile per un osservatore esterno capire la verità sia perché risultano fuorvianti in quanto basate su presupposti errati.
Lei, dott. Boeri, sa infatti benissimo che nel 2005 è stato sospeso il servizio di leva e che con vari provvedimenti che hanno riguardato le Forze armate professionali è stata fissata una dotazione organica complessiva – con esclusione dell’Arma dei Carabinieri e del Corpo delle capitanerie di porto - progressivamente decrescente da 190.000 a 150.000 unità di personale interamente volontario, da raggiungere entro il 2034. Da ciò discende che ci troviamo ancora in un periodo di transizione in cui l’entità del personale e delle singole categorie che lo compongono, e di conseguenza i relativi costi, sono in fase di riequilibrio e variano di anno in anno. Prendere un esercizio finanziario, seppure a titolo esemplificativo, senza curarsi di indicare tale dinamica in evoluzione e farne il riferimento di una tesi come la Sua è pertanto oggettivamente sbagliato se non ingiustificatamente denigratorio.
Mi sarei aspettato, stanti le Sue competenze, un’informazione che mettesse in rilievo come premessa che è normale che le Forze Armate professionali abbiano, per la componente umana, dei costi maggiori di quelle composte in gran parte da militari di leva e che se contestualmente i bilanci complessivi rimangono immutati o addirittura vengono decurtati la Difesa non può che “tagliare” le spese di investimento e di esercizio, cioè i programmi di ammodernamento e le forniture di beni e servizi.
Ovviamente non si può pensare né di lasciare senza stipendio i dipendenti che lo Stato ha arruolato né per assurdo di diminuire gli emolumenti, tenuto anche conto che vige un principio costituzionale di equiordinazione dei trattamenti delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare e civile, che concorrono tutte alla sicurezza del Paese. In sostanza se le spese per il personale oggi sono pari al 60% del bilancio totale questo non significa che sono troppo elevate ma che verosimilmente vanno aumentate quelle destinate agli altri settori di spesa, tenuto anche conto che l’elemento umano nelle Forze armate resta l’ingrediente fondamentale.
In sintesi, Lei ha preso inopportunamente (o volutamente?) a riferimento un dato finanziario non comparabile con quelli di altri Paesi che hanno processi di ristrutturazione ormai completati e consolidati anche in termini finanziari.
*Gen.c.a (ris) Gia' Presidente del Cocer Interforze Gia' Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito Gia' SSS alla Difesa
NOTIZIARIOEOLIE.IT
11 DICEMBRE 2022
18 GENNAIO 2023
L'ex presidente dell'INPS Tito Boeri ha nuovamente ripetuto che i militari percepiscono "pensioni d'oro" e godono di pensioni tra le piu alte al mondo, in sintesi evidenziando presunti privilegi rispetto agli altri cittadini.
Tutte le opinioni sono rispettabili ma quando vengono da chi ha ricoperto la carica di ex presidente dell'INPS divengono invece offensive, volutamenre denigratorie e mortificanti.
Molte voci hanno stigmatizzato queste parole inesatte, fuorvianti rispetto alla realta' e prive di qualsiasi considerazione per le funzioni svolte dagli uomini e donne in divisa. Potrei ribadire queste voci ma preferisco invece lanciare un guanto di sfida al dott. Boeri. Confrontiamoci in un pubblico dibattito sulla materia in una delle maggiori reti televisive come ha fatto lei, tra l'altro senza nessuna opposizione, in modo che gli italiani possano conoscere la verita' e giudicare il suo comportamento.
Capisco che si dovra' preparare soprattutto per conoscere in fretta di quale mondo sta parlando anzi sparlando ma disponibilissimo ad aspettare.