di Salvatore Leone
Le prime teorizzazioni moderne del principio risalgono al 1764 e sono contenute nelle opere di Pietro Verri e Cesare Beccaria. Per esse, nel processo penale, la regola di giudizio impone di assolvere, se non sia stata dimostrata dall'accusa la responsabilità dell'imputato, in ordine al reato ascrittogli, al di là di ogni ragionevole dubbio. La conseguente regola " trattamentale" segue la condizione dell'imputato fino alla sentenza di condanna, che in alcuni ordinamenti occorre sia passata in giudicato per spiegare pienamente i suoi effetti. Questo principio non è, sotto il profilo probatorio, una mera trasposizione del principio civilistico dell’affirmanti "incubit probatio" (la prova spetta a chi afferma): nell'impulso del procedimento, la pretesa punitiva è fatta valere dalla pubblica accusa, per cui il principio comporta che sia sempre il pubblico ministero ad addurre le prove del reato; all'imputato basta dimostrare l'inconsistenza di queste prove per andare esente da pena. Per converso, le teorizzazioni autoritarie hanno giudicato la presunzione di innocenza come il prodotto di una “generica tendenza favorevole ai delinquenti, frutto di un sentimentalismo aberrante e morboso, che ha tanto indebolito la repressione e favorito il dilagare della criminalità”. Mi sà che detto principio, puro, non viene recepito da "avvocati" che allorquando non vengono investiti per le difese e si trasformano viceversa in "giudicanti" in apposite commissioni disciplinari, non tengono in debita considerazione le statuizioni delle sentenze penali, vioando i principi sacrosanti, dando una interpretazione diversa dalle istruttorie processuali, senza alcuna valida motivazione.
Diritto & interpretazione. Così si contrappongono, le istruttorie dibattimentali alle istruttorie cartacee che portano talvolta a decisioni totalmente difformi a quelle del giudice penale. Insomma, gli avvocati giudicanti che difendono a spada tratta i propri assistiti, tavolta dal lato opposto, diventano più severi dei magistrati, scavalcando senza motivazione le sentenze penali, anche se non passate in giudicato. Due pesi e due misure. Chissà perché? Forse un giorno si arriverà a sovvertire gli schemi della giustizia. Gli avvocati saranno giudici ed i giudici avvocati. Ormai, con la riforma della giustizia che non sarà più una giustizia garantistica ma una partita a poker, mirata a ridurre le difese, per accellerare i tempi delle sentenze nel bene e nel male, dove tutto sarà possibile per non mostrare uguaglianza e giustizia.
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