di Ennio Fiocco
I colori del mare visti da Antonello da Messina.
Su Antonello da Messina (1430 + 1479) abbiamo poche notizie. Esordisce nel 1460, influenzato dal fiammingo Jan Van Eyck, fino a proporre una particolare tecnica pittorica ad olio con soggetti e paesaggi sublimi unici nel suo genere. Nelle sue opere traspare il mistero che non gioca a nascondersi, ma si rende visibile anche nei piccoli particolari.
Presento ai lettori la Crocifissione di Sibiu (1463-1465 circa), tempera e olio realizzato su tavola, 39 x 22,5 cm., conservata a Bucarest presso il Muzeul Naţional de Artă al României. Il museo di Sibiu, è stato fondato nel 1790 dal barone Samuel von Brukenthal e la piccola tavola vi restò fino al 1948 quando, nel progetto sovietico della centralizzazione del potere, il museo venne privato di gran parte delle opere d’arte trasferite nell’erigenda struttura nazionale di Bucarest. Dopo la caduta del regime totalitario comunista di Nicolae Ceaușescu, avvenuta con la rivoluzione del 1989, il dipinto antonelliano, non è tornato nella sede originaria.
La croce sulla quale Cristo è crocifisso è al centro del dipinto e ai suoi lati si notano i tronchi dove sono posti i due ladroni, i cui corpi assumono pose scomposte e drammatiche.
Ai piedi della croce si trovano le sofferenti Maria Maddalena dai capelli rossi e la Madonna, mentre a destra San Giovanni che si rivolge verso Cristo con disperazione. Si notano, alla base della croce alcuni teschi, mentre tra le rocce poi si intravedono dei cespugli e qualche piantina.
Quel che si nota dalla visione della piccola tavola è la scena, ambientata all’interno di un paesaggio marino dove in basso sono rappresentate alcune abitazioni.
Inoltre, verso il fondo si intravedono dei promotori.
Gli studiosi hanno esaminato attentamente il paesaggio marino che riproduce il porto a forma di falce della città dello Stretto. E ciò, indubbiamente, come un riconoscimento alla città di Messina.
Sono poi rappresentate le isole Eolie. Il tutto contribuisce a creare una scatola spaziale prospettica. In alto a destra, tra il Cristo e il cattivo ladrone, vi è un’isola dalla forma di triangolo, sospesa tra cielo e mare: l’isola dello Stromboli che non doveva essere lì rappresentata in quanto, pur essendo vicina, non è possibile scorgerla dal punto di vista del “Golgota” creato da Antonello.
Come mai il grande Maestro ha rappresentato lo Stromboli? Probabilmente la presenza del vulcano nella Crocifissione di Sibiu, si inserisce in un gravissimo terremoto (di magnitudo 7.19 della scala Richter) avvenuto la notte tra il 4 e il 5 dicembre 1456 nell’Italia centro-meridionale fino a raggiungere Messina, al quale seguì un maremoto le cui cause rimandano a Stromboli in quanto il costone nord occidentale dell’isola si staccò franando in mare e provocando un forte effetto tsunami che si propagò nel Tirreno infrangendosi anche sul porto di Napoli. Tutto ciò all'epoca suscitò panico e venne visto come un presagio negativo con il “finis mundi”.
Antonello era rientrato da Napoli a Messina vivendo l’esperienza negativa del terremoto e l'isola di Stromboli con molta probabilità, può essere stata rappresentata come stigma del sisma nell’invenzione scenica della Crocifissione di Sibiu.
Vi racconto di una esperienza personale. Frequentavo il quarto anno del liceo scientifico a Sant'Agata Militello e venne organizzata una mostra proprio su Antonello da Messina presso il Museo Regionale dal 22 ottobre 1981 al 31 gennaio 1982 dove erano presenti anche opere custodite nei musei stranieri. (Non rammento che fosse esposta la Crocifissione di Sibiu oggetto della presente ricerca per il regime ostativo tenuto all'epoca dalla Romania). Venni estasiato dai capolavori antonelliani esposti e dai colori che dovremmo tutti solamente “guardare a distanza”, ma chi scrive si avvicinò ad un dipinto dell'artista e lo toccò con le mani, immediatamente ammonito dalla custode presente in sala.
E ciò non sicuramente legato al gusto del proibito, ma soltanto per comprenderlo meglio! Non rifarei mai ciò che ho fatto in quanto tale comportamento è vietato, anche se il desiderio di sfiorare le opere d'arte è presente in ciascuno di noi.