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Il condono edilizio di Salvini non Salverà i trecentomila abusi edilizi siciliani. Alla Regione Sicilia dopo la dichiarazione d'incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale, non sanno come provvedere a fare fronte alla demolizione delle costruzioni abusive prima approvate ed ora in corso di annullamento condiviso sia dal Tar che dal CGA. Se non interverà anche un nuovo condono edilizio siciliano, ci sarà la necessità di reperire i fondi per procedere alla demolizione di un gran numero di costruzioni abisive prima sanate e poi dichiarate abusive. Ci sarà pure il problema di restituire il pagamento già effettuato per il costo di costruzione mentre la tassa sul danno ambientale rimane in attesa di qualche decisione da parte dell'organo giudiziario.

Ed infatti dopo le Europee sarà affrontato in Siciliail problema della sanatoria delle 300.000 costruzioni di cui gran parte dichiarate dai comuni a seguito della dichiarazione d'incostituzionalità dell'ultimo condono varato in fretta e furia dalla Regione Sicilia.

Tra la crisi e lo stallo dovuto dalla pandemia, la piaga dell’abusivismo non manca di fare sentire i propri effetti. Sulla graticola sono rimasti, infatti, migliaia di ville abusive costruite sulle spiagge siciliane nel breve arco temporale di nove anni, tra gli anni ’70 e ’80. Un fenomeno che negli ultimi anni però, si mantiene su livelli molto preoccupanti e addirittura si trova in continua crescita.
La Commissione Ambiente dell’Assemblea regionale ha approvato a maggioranza il disegno di legge che contiene la sanatoria delle case abusive sul mare costruite prima dell’ottobre 1983.

“Adesso è pronta per approdare in aula, dovrebbe essere calendarizzata per iniziare il percorso legislativo. Credo se ne parlerà dopo le Europee“. Il ddl in materia di urbanistica ed edilizia consentirà di semplificare l’iter burocratico del settore, a vantaggio di enti locali ma soprattutto dei cittadini e delle imprese. Inoltre la norma, per la quale da anni il deputato Giorgio Assenza si è battuto per tre legislature, relativa alle abitazioni costruite entro i 150 metri dalla battigia, sana un’ingiustizia che ha visto finora penalizzata la nostra Isola.

“Non si tratta di una nuova sanatoria, nulla di ulteriore cementificazione. Parliamo di immobili di oltre 40 anni fa certificati dal fatto che per le stesse pendono le pratiche di sanatoria, quindi è impossibile che ci siano degli equivoci o che qualcuno che ha costruito l’altro ieri possa fare il furbo. C’è un limite invalicabile, quello della pendenza delle domande di sanatoria presentate 40 anni fa“. Così dichiara il capogruppo di Fratelli d’Italia a Sala d’Ercole.

“Si tratta di mal interpretazione. E’ pura demagogia, non stiamo sanando nulla di ulteriore, stiamo cercando di permettere in Sicilia che si applichi la sanatoria dell’85 così com’è stato fatto in tutto il resto dell’Italia“. Il condono nazionale del 1985, è stato recepita in tutto il resto d’Italia, in Sicilia no. “Un’ errata interpretazione, stiamo cercando di tappare questo buco con la normativa. E’ una battaglia personale, sulla quale non intendo coinvolgere né il partito né il governo“.

Battaglia che per fortuna ha trovato un consenso da parte della maggioranza, “sono contento di questo, spero che sia la volta buona per fare uscire dal limbo centinaia di migliaia di edifici per i quali c’è ancora un contenzioso enorme in atto“.

Inoltre, a fine gennaio sono intervenute diverse sentenze del consiglio giustizia amministrativa che hanno sollevato l’eccezione di legittimità costituzionale proprio per quelle norme su cui Assenza intende intervenire con l’emendamento. “Forse anche il Consiglio ha individuato qual è il vulnus dell’attuale situazione normativa“.

Purtroppo la Sicilia, con oltre il 60% delle costa urbanizzata, è la regione in cui è sempre più difficile abbattere gli abusi edilizi. Negli ultimi 35 anni, infatti, annunci di improbabili sanatorie hanno di fatto cancellato un ulteriore 10% del tratto di costa con costruzioni legali e non.

L’alternativa quale sarebbe? Demolire trecentomila immobili? “Con quali fondi e con quali prospettive? E soprattutto senza ottenere alcun tipo di risultato, in quanto molti degli immobili sanati prima del cambio delle interpretazioni differenziali, creerebbero un’edificazione a macchia di leopardo che comunque ha compromesso ormai le nostre coste. Tanto vale ridare dignità a quei conglomerati urbani che rimangono e rimarranno per anni nel degrado e senza servizi“.

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