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di Francesco Biancheri

Ieri mattina mi trovavo a Viterbo. Nello stabile nel quale mi stavo recando c’è anche la sede del SERT, (Servizi per le Tossicodipendenze). Di solito davanti all’ingresso non c’era nessuno. Oggi invece c’era un gruppo di giovani, in attesa del loro antidoto. La scena mi ha colpito e ho provato una empatica pena per quei giovani. Nella mia mente si è accesa una riflessione rispetto agli esempi e gli indirizzi ideali di cui li abbiamo deprivati e che sono spesso alla base di scelte drammatiche, in un momento della vita in cui i modelli costruttivi sono importanti.
Mi riferisco alle infelici esternazioni di alcuni nostri leader, che per ruolo non avrebbero dovuto, per nessuna ragione al mondo, scendere a cosi bassi livelli di interazione. Nulla di personale ne ideologico, ma riflettevo sul danno morale di certi comportamenti rispetto soprattutto alle figure più fragili della nostra società, come appunto i giovani, che hanno bisogno di autorevoli punti di riferimenti.

Il giorno prima il Papa, con la sua esternazione di dubbio gusto sulla omosessualità nei seminari, ha stupito il mondo. Mi sono chiesto se i suoi Predecessori avessero dato un simile esempio, e non riesco ad immaginare Paolo VI, Giovanni Paolo II, o Benedetto XVI profferire una espressione del
genere. Il Papa rappresenta oltre un miliardo e mezzo di persone al mondo, più della somma delle due potenze quali Russia e Stati Uniti insieme ed è il capo di uno Stato che seppur minuscolo ha pari dignità con il più grande della terra. Ogni sua parola pesa quanto un macigno, e ci sono mille modi di esprimere un concetto. Certamente come può essere additato ad esempio un tale comportamento, che relazione di fiducia si può creare con una persona cosi? Che riflesso di credibilità rispetto a ciò che è chiamato da millenni
a rappresentare e garantire la verità di un credo religioso? Che messaggio di disprezzo viene percepito?

È noto che in tutte le comunità chiuse ci sono forme di omosessualità : carceri, caserme, collage ecc, e si sa che spetta a chi deve vigilare ed educare, prevenire questi fenomeni. Ciò non autorizza il Capo di una delle più grandi Chiese del mondo a queste esternazioni, perché questo è uno dei macigni che si può abbattere su spiriti fragili facendogli perdere punti di riferimento e magari aprire
le porte del SERT. Poi la nostra Presidente del Consiglio, che saluta un Governatore Regionale, restituendogli l’epiteto che questi le aveva indirizzato.
Pensate che De Gasperi, Andreotti, Craxi, Berlinguer, Almirante, giusto per citare tutto l’arco Costituzionale avrebbero attuto un simile comportamento?
Davanti a queste cose penso alla decadenza dei grandi imperi della storia, il cui declino è stato iniziato da quello dello smarrimento del senso morale e dalla perdita di percezione del ruolo di guida dei loro leader. Chi esercita il potere, rappresentando un credo religioso o un ruolo di governo, nel momento in cui viene investito da questa responsabilità deve avere la consapevolezza che “muore” a sé stesso ed incarna l’ideale che rappresenta.

Deve considerare ed accettare la possibilità che venga attaccato e difendere da quell’attacco non sé stesso ma la l’istituzione che rappresenta, e deve sapere correggere gli errori che internamente il sistema genera. Diceva San Benedetto. “vedere tutto, sopportare tutto e correggere un errore per volta“. Se il Papa si fosse ricordato di questa frase avrebbe agito in conseguenza, e se il Presidente del Consiglio non ne avesse fatto una questione personale, sebbene attaccata in prima persona, avrebbe avuto più credibilità. Personalmente non mi interessa la ricaduta sui personaggi di queste infelici scelte: tra meno di un secolo di Papa Franceso, uno dei 265 Papi della Chiesa, neppure gli storici si ricorderanno, meno che mai della Presidente del Consiglio governante, con tutto il rispetto per le persone ovviamente.

Quello che mi dà pena sono i giovani davanti al SERT. Cosa possiamo opporre come riferimento morale e civile? Cosa aspettiamo che ci rispondano se non abbiamo esempi di grande levatura morale a cui riferire la loro vita? Con questo non voglio giustificare il loro comportamento, ma spingerci a riflettere sulla povertà ed il disagio che il comportamento dei nostri Leader ci dà, in una società “liquida” dentro una civiltà al declino. Ora più che mai i punti di riferimento sono necessari. Aveva ragione Battiato, quando in una canzone diceva “questo malessere morale ci spinge ad essere migliori, con più volontà”...Alla fine, le grandi e vere rivoluzioni son quelle che partono dal basso, soprattutto quando lo squallore ci piove inaspettatamente d’alto.

L’intervista del Notiziario al dr. Francesco Biancheri, l’emigrante eoliano di alte vedute e sentimenti. La nota

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