E’ morto Gianni Minà. Il giornalista, scrittore e conduttore si è spento a Roma, ad 84 anni.
La notizia è stata diramata dai familiari.
“Gianni Minà ci ha lasciato dopo una breve malattia cardiaca. Non è stato mai lasciato solo, ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari“ è il messaggio apparso sui profili social dell’uomo. Nato a Torino il 17 maggio 1938, sua madre e la sua famiglia erano siciliani.
Lei e sua nonna Nella, nata a Lipari (e in passato Gianni ha frequenttao piu’ volte l’isola e abbiamo avuto il piacere sempre di intervistarlo ndd), si salvarono dal terribile terremoto del 1908 soltanto perché si erano trasferite a Siracusa per le vacanze di Natale. Suo nonno Giovanni, invece, fu sorpreso nel sonno e ci morì. Fu l’onda d’urto del terremoto di Messina a portare una parte della sua famiglia fuori dall’Isola, prima a Trieste e poi a Torino.
Minà nel corso della sua carriera, incominciata al quotidiano Tuttosport (di cui poi è stato direttore), ha curato negli anni diversi reportage per la Rai ed ha girato diversi documentari incentrati sulle figure più in vista del secolo scorso: da Che Guevara a Fidel Castro, con un’intervista grazie alla quale è diventato famoso in tutto il mondo, passando anche per Diego Armando Maradona.
Diversi anche i programmi televisivi che lo hanno visto protagonista: da Blitz, su Rai2 nel 1981, a La Domenica Sportiva, che ha presentato nella stagione televisiva 1991-1992. Ha curato i documentari e le inchieste di Tv7, AZ, un fatto come e perché, Dribbling, Odeon. Tutto quanto fa spettacolo e Gulliver. Ha collaborato con il TG2, ma anche con Repubblica, l’Unità, il Corriere della Sera e il Manifesto, ed ha scritto diversi libri. Ha seguito, inoltre, otto mondiali di calcio, sette olimpiadi e decine di campionati mondiali di pugilato.
Nel 2004 ha ricevuto il suo primo Nastro D’Argento per il documentario In viaggio con Che Guevara, a cui poi ne sono seguiti altri due. L’8 giugno 2019 il sindaco di Napoli Luigi De Magistris gli ha conferito la cittadinanza onoraria, mentre nel luglio dello stesso anno è stato insignito della laurea honoris causa dal Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Ai familiari le condoglianze del Notiziario
IL RICORDO
Il Centro Studi e Ricerca di Storie e Problemi Eoliani con grande tristezza piange la scomparsa del giornalista Gianni Mina’ per anni conduttore di importanti trasmissioni Rai.
Ha partecipato a tante iniziative del nostro Centro, in particolare ricordiamo la rassegna cinematografica del 2004 con la proiezione del documentario “In viaggio con Che Guevara”
Abbiamo avuto anche il piacere di averlo a Lipari con la moglie Loredana, in visita privata nel mese di settembre del 2014, occasione per parlare come vecchi amici dei grandi personaggi che aveva intervistato.
Nonostante fosse nato a Torino amava dire:
"Il mio lessico familiare è stato il siciliano stretto". Lo aveva appreso dalla mamma e dalla nonna nativa di Lipari.
La Quarantesima rassegna Cinematografica “Un mare di cinema”, che si svolgerà a Lipari il prossimo mese di luglio, ricorderà Gianni Mina’ con la proiezione del documentario "Una vita da giornalista"
Alla famiglia l’affetto, la vicinanza e il più profondo cordoglio di tutti i soci del Centro Studi
di Renato Candia*
C’è una fotografia che un caro amico mi ha recapitato sul telefono di prima mattina. È il 2004, il giardino del Centro Studi di Lipari sullo sfondo. Al tavolo dei relatori sta parlando Vittorio Taviani, accanto a lui Sebastiano Gesù, lo storico dl cinema di Santa Venerina di Catania. Si presenta il libro Kaos, dei fratelli Taviani.
Ai due estremi del tavolo (e della foto) ci sono, da un lato, un fortunato spettatore ancora incredulo di essersi ritrovato di colpo in mezzo a tanta compagnia (sono io), dall’altro lato un sorridente e rilassato Gianni Minà. Forse non è molto noto il fatto che Gianni Minà avesse origini siciliane, e da parte di madre se non ricordo male, in parte anche eoliane. Forse sono proprio le contaminazioni culturali che, unite a un’intelligenza brillante e curiosa, fanno le idee che aiutano a vedere il presente e a guardare il futuro.
Forse è una vena di sottile ironia che sa scambiare continuamente in una vivace reciprocità i contesti culturali più diversi che incontrandosi tra loro danno vita al carattere e all’umanesimo del tempo di ciascuno. Forse Gianni Minà incarnava tutto questo: scherzava facendosi bonariamente strattonare da Cassius Clay-Mohammed Alì, ma si fece espellere dall’Argentina durante i Mondiali di calcio del 1978 per aver azzardato domande sui desaparecidos nel contesto di una feroce dittatura militare in atto. Gianni Minà era proprio questo, saper essere se stesso nelle occasioni e nei contesti semplici e meno semplici, alti e popolari, senza farsi mai scalfire da presenze più o meno ingombranti.
Di quell’incontro ricordo la sua divertita leggerezza: il suo stile sapeva dare sempre autorevolezza, capacità di divulgare e di ricordare, e soprattutto coinvolgimento, quasi che presentazioni, conferenze, lezioni, servizi giornalistici, libri e altro fossero sistematicamente occasioni per condividere con amici le questioni della vita. Mancherà molto sapere di non poterlo incontrare più.
*Soci del Centro Studi
RASSEGNA STAMPA DEI PRINCIPALI QUOTIDIANI ITALIANI