di Aurora Bonanno Conti Natoli
Oggi il rumore, a volte assordante, a volte appena percettibile, come nebbia avvolge ogni dove. Sono le parole. Parole colme di vuoto a provocare questo rumore.
Leopold Ranke, nel 1840, scriveva: "Non c’è parola che scuota, ma soltanto suoni".
Improvvisa, inaspettata giunge la parola che scuote. La parola è talmente imbevuta del male, nella sua forma più strisciante e conturbante, da penetrare nel nostro “di dentro”. E ferirlo. E lacerarlo.
Chi l’ha concepita è un burocrate che ha smarrito la sua umanità, non avendo mai conosciuto alcuna forma di amore. La sua natura è simile a una zolla di terra che il sole d’agosto in Sicilia prosciuga, provocandone mille e mille ferite, cosparse del male nelle sue manifestazioni più radicali e diverse.
Si vorrebbe cancellare la parola NATALE, il corpo della storia millenaria della nostra vecchia terra chiamata Europa.
Accanto al cancello della mia abitazione ogni anno,nel periodo natalizio, pongo una cometa; quest’anno ho aggiunto un Bambinello di legno e la scritta Buon Natale.
Il mio sguardo ogni mattina si tuffa nell’azzurro a cercare, Alicudi, Filicudi, Salina, Lipari, Vulcano che addolciscono la mia solitudine.
Una preghiera porgo agli abitanti delle isole Eolie a quelli sparsi in tutto il mondo: porre un pannello su cui campeggi Buon Natale sui portoni, sulle finestre, sui balconi, sui cancelli, sugli alberi.
Molte grazie e Buon Natale a tutti!