di Emilio Pintaldi
Il Comune di Messina avrebbe fatto quadrare i bilanci tenendo conto di crediti ormai inesigibili o sopravvalutando alcuni beni considerati alienabili. Dal 2009 al 2012 palazzo Zanca avrebbe portato in pareggio i conti pur non potendo farlo. Già dal 2009, in pratica l'amministrazione, avrebbe dovuto dichiarare il default. E' questa l'ipotesi a cui sta lavorando la procura di Messina che ha iscritto sul registro degli indagati 73 persone: sindaco, assessori, consiglieri comunali e revisori dei conti che in quel periodo hanno avallato i documenti finanziari. Le ipotesi di reato vanno dal falso in atto pubblico all'abuso d'ufficio. Tra gli indagati anche dirigenti del comune. I primi ad avallare i conti sarebbero stati infatti i burocrati di palazzo. Partite una serie di convocazioni. Gli indagati dovranno presentarsi con i propri difensori.
Il Comune di Messina rispetto al dissesto finanzairio tra l'altro non è ancora fuori dal tunnel. Si attende infatti entro alcune settimane l'approvazione del piano di riequilibrio che dovrebbe spalmare i debiti sui prossimi vent'anni evitando il fallimento. Ma la Corte dei conti nei giorni scorsi ha inviato una nota con numerose contestazioni intimando tra l'altro all'attuale amministrazione di avviare la procedura di responsabilità per il presunto danno erariale nei confronti di amministratori e funzionari che avrebbero provocato potenziali debiti per oltre 350 milioni di euro.