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Tanti ma tanti anni fa, sbarcò a Lipari un giovane vespista di belle speranze e col sorriso in bocca.

Un figlio dei fiori che cercò subito il borgo di “Cugna” per mettere su casa. Il suo lavoro era: creatore di collanine braccialetti che i turisti apprezzavano come arte locale.

Poi arrivò il cinema prima con una piccola parte in “ Un amore così fragile e così violento” girato a Lipari negli anni 70 e poi il salto a Roma per vestire i panni dell’amico di Federico Fellini. 1973 “Amarcord” vincitore di 1 premio Oscar, 3 Nastri d’Argento, 2 David di Donatello incassando 98, 9mila euro.

 A 29 anni dalla morte di Fellini e a 49 dall’uscita del film “Amarcord”, Bruno Zanin vive sulle Alpi piemontesi confezionando legna da spaccare e fiori da raccogliere .

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Un vispo settantenne, che ricorda tutto anche se dice di avere una memoria colabrodo. Si occupa di tante cose e di niente. Non ama parlare di Fellini perché ne parlano tutti. Anche quelli che raccoglievano le lettere di Federico nei cestini dei rifiuti per viziare i retroscena del privato.

Bruno ha lavorato anche per il Teatro Stabile di Genova, per il Piccolo Teatro di Milano e al Theatre de La Ville di Parigi. Un ricordo per i suoi libri: “Nessuno dovrà saperlo” e “La casa del vento” scritto sulla sua permanenza alle Eolie. 

Il Titta può sempre dire: è tutto e per oggi. “ Mi ricordano biondo, sorridente, un po' canaglia e un po' lazzarone, innamorato della Gradisca, affondato tra le tette della tabaccaia…“

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