Prefazione di Giovanni Giardina
L'Arciduca Luigi Salvatore D'Austria giunge per la prima volta alle Isole Eolie nel 1868. Affascinato da tante bellezze e dall'accoglienza degli isolani,negli anni successivi vi tornerà diverse volte per portare a compimento la sua opera, Die Liparischen Inseln, che verrà pubblicata tra il 1893 e il 1896. Gli otto volumi sono corredati da 286 xilografie e si rivelano un prezioso documento sulla situazione socio-economica dell'arcipelago eoliano di fine ottocento.
In particolare l'Arciduca si sofferma sulle condizioni e sullo stile di vita dei residenti, dagli usi ai costumi, dalle tradizioni linguistiche alle tipologie architettoniche, senza tralasciare metodi e tecniche agricole, artigianali e industriali.
Finita la lunga permanenza alle eolie , l'Arciduca portò con se un gran bagaglio culturale ricco di appunti e tra questi poesie e sonetti dialettali che per farli tradurre ha dato incarico allo scrittore siciliano Giuseppe Pitrè , che durante quegli anni è stato considerato tra i migliori.
Pitrè , nella traduzione, seppe mantenere l'originalità e l'integrità dei versi eoliani, perché ne era conoscitore del dialetto, si è solo limitato ad adattare qualche parola per convenienza.
Nel 1997 , il prof. Pino Paino ha pubblicato l'ottavo volume tradotto in italiano.
L'indimenticabile Nino Sulfaro , oltre che mio grande amico ,per molti anni anche mio componente musicista, dopo aver letto quel libro, si soffermò sui sonetti e ne rimase talmente affascinato che decise di sceglierne alcuni per poterli musicare e farne oggetto di due belle canzoni . La prima " Littra all'amata " La seconda " Sirinata d'amuri "
P.S. Con i pochi mezzi che ho a disposizione e con quel poco di voce che mi è rimasta, ho provato a registrarle solo per farle ascoltare e lasciare le loro tracce.
Littra all'amata ! Versi dialettali del 1800 musicati da Nino Sulfaro.
Canta Giovanni Giardina
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Partiti littra mia va di prisenza
va nni dda bedda mia 'nta la so stanza
va vidi so chi fà o so chi penza
cumu si stasci cu la luntananza
Si la trovi a tavula chi mancia
settiti e mancia pi l'amuri mia
ma si la trovi a lettu ca riposa
nun la scunzàri no ca penza a mia
Dicci a la bedda mia c'avi pascienza
ca longa nun sarà la luntananza
la sula morti si chiama spartenza
ca mentri simu vivi c'è spiranza.
Spartiennumi di la me cara amanti
cumu ristaiu misiru e dulenti
ristaiu 'ntra suspiri, tra l'armi e chianti
livàri nun ma puozzu di la menti .