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di Pippo Pracanica*

La mattina del 17 agosto del 1943 gli americani, comandati dal gen. George Patton, occupavano Messina, seguiti, nel pomeriggio dello stesso giorno, dagli inglesi di Montgomery. Gli alleati, appena arrivati a Messina, in seguito alle informative del servizio segreto inglese, misero agli arresti domiciliari l’arcivescovo Angelo Paino, accusato di essere fascista ed amico personale di Mussolini. In quella stessa occasione corse anche voce che il bombardamento della cattedrale fosse stato intenzionale, al fine di punire il vescovo fascista. Il prefetto di Messina, nominato dagli Alleati, l’avv. Antonino Stancanelli, ricordava che dopo aver fatto visita al vescovo di Patti, mons. Ficarra, avrebbe dovuto compiere quella all'Arcivescovo mons. Paino, ma poiché sapeva che questi, per avere avuto rapporti con Mussolini, era stato relegato dagli Alleati nel seminario di Giostra, si recò invece a far visita al notissimo Padre Nalbone, già Vicario Generale della Compagnia di Gesù, a cui spiegò il motivo della visita.  

Successivamente, poiché furono messe in giro, da parte dell'entourage arcivescovile, voci in merito all'appartenenza alla Massoneria del Prefetto, cosa peraltro vera, quest’ultimo, a mezzo del suo segretario, l'ing. Nino Abbadessa, dell'Azione cattolica diocesana, chiese di incontrare mons. Paino per una spiegazione. L'Arcivescovo, come prima richiesta, invitò il Prefetto ad includere nell'elenco dei lavori di ricostruzione il Duomo, e solo successivamente un suo intervento presso gli Alleati per toglierlo dalla attuale segregazione e permettergli di rientrare in città, nel palazzo Arcivescovile.

Ma chi era mons. Paino, che, ancor prima di essere liberato dagli arresti domiciliari aveva chiesto alle autorità alleate la ricostruzione del duomo di Messina? Era nato a S. Marina Salina il 21 giugno 1870 e, prima di entrare in seminario a Lipari e poi a Catania ed Acireale, aveva fatto il mozzo a bordo di velieri di amici di suo padre, piccolo armatore marittimo. Nell’archivio della Curia, con mons. De Domenico, ha rintracciato il libretto di navigazione di mons. Paino, dal quale risulta che fece, per due volte, il mozzo sulla tratta S. Marina Salina-Napoli, per cui potremmo così, icasticamente, sintetizzare la sua vita: da mozzo sui velieri eoliani a nocchiero della Chiesa peloritana.

 Dopo il servizio militare, aveva conseguito la licenza liceale ed aveva frequentato teologia a Napoli, per poi diventare sacerdote il 16 settembre 1894. Nel 1898 venne chiamato dal vescovo di Anglona e Turi, mons. Carmelo Puija, per insegnare teologia presso quel seminario, e diventarne, poi, rettore. Fu anche nominato canonico teologo della cattedrale e promotore di Giustizia di quella diocesi. Dopo un breve permanenza a Trapani ed a Bari, ed essere stato preconizzato prima come successore del cardinale Lualdi nella cattedra che quest’ultimo aveva tenuto nell’Istituto Leonino di Roma e poi come vescovo di Patti, sede che il segretario di Stato, cardinal Mariano Rampolla del Tindaro, non gli volle assegnare perché lo considerava molto giovane, mons. Paino aveva allora solo 32 anni.

Finalmente il 20 aprile 1909 venne nominato vescovo di Lipari dopo essere stato consacrato vescovo, ad Acireale, Quindi il 22 agosto 1909 prendeva possesso della diocesi, sede che, in seguito alle vicende legate alle rivendicazioni da lui sostenute contro il comune di Lipari, circa il possesso e lo sfruttamento delle risorse pomicifere da parte dell’autorità ecclesiastica, era costretto ad abbandonare il 2 novembre 1913. Ed anche se mantenne la titolarità di tale sede vescovile fino al 1921, non volle tornarvi mai più.

Il PPI, fondato da Luigi Sturzo e da Alcide De Gasperi nel 1919, ottenne, nello stesso anno, al primo impatto elettorale, un grosso successo in tutta Italia, con oltre il 20% dei voti e l’elezione di 100 deputati. Messina diede un contributo molto modesto, circa il 6%, mentre nel resto della Sicilia si superò, quasi dappertutto, il 12%.

*Medico

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