di Pietro Lo Cascio*
Mentre il 2 febbraio in tutto il pianeta si celebra la Giornata mondiale dedicata alla salvaguardia delle aree umide – laghi, fiumi, lagune, paludi, torbiere – a Vulcano le ruspe stanno cancellando l'ultima zona umida che ancora sopravvive
nella Zona a Protezione Speciale ITA030044 e nel Sito Unesco delle Isole Eolie. Il paradosso, però, non si ferma qui: quello che sta accadendo è frutto di un progetto realizzato da una società – la Sogesid – direttamente controllata dai ministeri del Tesoro e dell'Ambiente, e gestito con i poteri emergenziali di un commissario – l'avvocato Pelaggi – che allo stesso tempo è funzionario di quest'ultimo dicastero. Come è possibile che questo scempio stia avvenendo con un finanziamento pubblico, ossia con soldi stanziati dallo stesso Stato che dovrebbe garantire – nel rispetto delle direttive comunitarie – la tutela dell'ultimo ambiente umido esistente nell'isola e nell'intero comprensorio eoliano?
È possibile perché chi ha redatto lo Studio di Impatto e di Incidenza Ambientale – firmato dall'ingegnere Carmelo Sottile – ha accuratamente evitato di segnalare la presenza del pantano che esiste nell'Istmo tra Vulcano e Vulcanello, classificato come "habitat prioritario" con il codice 1150 nella Direttiva 43/92 dell'Unione Europea, ed anche perché chi doveva verificare la veridicità dello Studio – l'Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana – non ha mosso alcuna obiezione in merito agli interventi previsti dal progetto che avrebbero coinvolto il luogo, come se ne ignorasse l'esistenza. È ovvio che la Regione disponesse di tutti gli strumenti necessari per confutare le affermazioni false contenute nello Studio, per esempio quel Piano di Gestione dei Siti Natura 2000 dove l'importanza del pantano viene sancita a chiare lettere. Ma non lo ha fatto, concedendo le autorizzazioni ambientali senza proferire parola sul pantano, e ciò appare francamente incomprensibile.
A pochi metri da un habitat prioritario, dunque, una vasca di sollevamento liquami del realizzando depuratore – stando a quanto affermato nello Studio – non produrrà alterazioni ambientali, né disturbo alla fauna, né infine alcuna riduzione al valore conservazionistico del sito: tutto ciò, semplicemente, perché in questo Paese basta scrivere una falsità per trasformarla in uno stato di fatto.
Ma la realtà è ben diversa. La vasca rischia di pregiudicare le caratteristiche naturali del luogo, sottraendo spazio alle dune di sabbia, ai canneti che offrono riparo agli uccelli durante le migrazioni o nel periodo invernale, ma soprattutto di interferire con il corpo idrico del pantano, cancellandone irrimediabilmente ogni traccia in pochi anni. Dove non era riuscita l'espansione urbanistica e turistica di Vulcano, che – pur sviluppandosi in maniera caotica – aveva comunque risparmiato questo piccolo gioiello della natura, arrivano le ruspe del depuratore.
Di fronte a questo scempio, sorgono due quesiti. Il primo è: poteva essere scelta una diversa collocazione per la vasca di sollevamento? La risposta è si: lo si sarebbe potuto fare se, piuttosto che un progetto confezionato e approvato in regime di emergenza, avessimo percorso le vie ordinarie, avviando una fase di reale concertazione dove tutti i soggetti interessati avrebbero potuto esprimere le proprie valutazioni.
Rispondere alla seconda domanda è invece più difficile: qualcuno pagherà per avere omesso la realtà dei fatti, per non avere operato come dovrebbe fare un organo di controllo, per avere rilasciato con troppa fretta e troppa facilità l'autorizzazione a compiere uno scempio ambientale? Qualcuno pagherà per avere cancellato l'ultima zona umida di un arcipelago dichiarato Patrimonio dell'Umanità?
*Consigliere comunale de La Sinistra eoliana
LE REAZIONI.
di Pino La Greca*
Al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando, all'Assessore Regionale al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana Maria Lo Bello, al Direttore Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna, Al signor Sindaco del Comune di Lipari
Oggetto: area umida "pantano di Vulcano".
Nei giorni scorsi il consigliere comunale di Lipari Pietro Lo Cascio ha lanciato l'allarme per il rischio di cancellazione a Vulcano dell'ultima zona umida che ancora sopravvive nella Zona a Protezione Speciale ITA030044 e nel Sito Unesco delle Isole Eolie.
Tale rischio è legato ai lavori in corso di realizzazione per l'impianto di deputazione dell'isola di Vulcano già oggetto di una nostra precedente segnalazione.
La presente per sollecita una indagine di verifica urgente sui lavori in corso di esecuzione e sullo Studio di Impatto e di Incidenza Ambientale che, sembra" abbia evitato di segnalare la presenza del pantano che esiste nell'Istmo tra Vulcano e Vulcanello, classificato come "habitat prioritario" con il codice 1150 nella Direttiva 43/92 dell'Unione Europea.
L'area oggetto della segnalazione è inserita nel Piano di Gestione dei Siti Natura 2000 dove l'importanza del pantano viene sancita chiaramente.
A pochi metri da un habitat prioritario, è stata prevista la realizzazione di una vasca di sollevamento liquami del realizzando depuratore – stando a quanto affermato nello Studio – non produrrà alterazioni ambientali, né disturbo alla fauna, né infine alcuna riduzione al valore conservazionistico del sito.
Tuttavia, a parere degli esperti, tra i quali lo stesso consigliere Pietro Lo Cascio, la vasca rischia di pregiudicare le caratteristiche naturali del luogo, sottraendo spazio alle dune di sabbia, ai canneti che offrono riparo agli uccelli durante le migrazioni o nel periodo invernale, ma soprattutto di interferire con il corpo idrico del pantano, cancellandone irrimediabilmente ogni traccia in pochi anni.
Alla luce di quanto sopra detto si invitano le SS.VV. a voler verificare quanto sta avvenendo sul territorio dell'isola di Vulcano per evitare l'ennesimo danno, irrimediabile, nei confronti del territorio eoliano.
*Presidente del Circolo di Legambiente Eolie
di Aldo Natoli
Condivido quanto evidenziato dal Consigliere Lo Cascio su "pantano" di Vulcano. Mi sorprendo come gli abitanti di Vulcano siano "silenziosi" su un danno ambientale così rilevante. Ritengo che le segnalazioni fatte dal Consigliere Lo Cascio, anche sul depuratore, dovrebbero essere accertate, e perseguite le eventuali responsabilità. Non possiamo fregiarci del Marchio "Unesco" e nel contempo bendarci gli occhi su dei disastri ambientali irreversibili.
- Gentile Direttore, leggo con apprensione quello che scrive il Consigliere Lo Cascio insieme ad altre persone, per quello che sta succedendo su l'isola di Vulcano dove il "pantano" e la base del cratere stanno per essere devastate e distrutte per la realizzazione di opere pubbliche. Qualche mese fa la circoscrizione di Vulcano fece un elogio pubblico all'amministrazione comunale che nominò un legale esterno per la difesa dei cacciatori, affiancandolo al ricorso degli stessi per il calendario venatorio.
Alla luce di quanto sta succedendo attualmente su l'isola mi domando ma l'amministrazione, la circoscrizione e il suo presidente dove sono? Cosa ne pensano?
Non vorrei che l'isola di Vulcano sia stata "venduta" ormai come territorio di caccia!
Lettera firmata